L’ARTIGLIO DELLA PALOMBA - L’ORCHESTRA DI ROMA È INDIFENDIBILE: FECE INFURIARE SINOPOLI, HA FATTO SCAPPARE MUTI, HA VISSUTO DI MINACCE E DI RICATTI - ORA, COME IN TUTTO IL MONDO, POTRÀ AUTO-GESTIRSI

L’orchestra di Roma negli ultimi 20 anni ha vissuto di minacce e ricatti. L’ultimo a Muti, invitato al Festival di Salisburgo, ma che ha dovuto declinare perché i suoi musicisti volevano una diaria troppo alta - Londra, Berlino, Vienna: le orchestre lavorano per chi vogliono, vanno all’estero, nominano e licenziano direttori...

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Barbara Palombelli per “Il Foglio

 

riccardo muti corna riccardo muti corna

L’invito era arrivato al direttore, Riccardo Muti. Mittente: il Festival di Salisburgo 2015. L’opera, l’Ernani. Il prezzo offerto – come per tutte le altre orchestre del mondo – era fissato in 450 mila euro di rimborso spese. Racconta il commissario dell’Opera di Roma, Carlo Fuortes: “I nostri costi? 730 mila euro, quasi il doppio. Una follia: a parte l’albergo con prima colazione e il viaggio naturalmente pagati, orchestrali e coro chiedevano una diaria di 190 euro al giorno, per pranzo e cena. Lì ho capito che non avevo scelta, o chiudere il teatro o provare a rifondarlo”.

 

Non sappiamo se la richiesta di quella diaria, che comportava un imbarazzante no alla manifestazione più prestigiosa, sia stata decisiva per le dimissioni di Muti, ma Fuortes fa capire che forse… Oggi tutti si scandalizzano per i licenziamenti, si grida alla morte della cultura, si parla di una ferita insanabile per la capitale e la sua storia. Tutte sciocchezze. Seguo da vent’anni le vicissitudini dell’istituzione – per motivi familiari e anche per passione – e posso garantire che in questa storia non c’entrano niente la sinistra, lo Statuto dei lavoratori, l’articolo 18. Tutti i sacrosanti diritti sono altro.

 

1 giuseppe sinopoli 1 giuseppe sinopoli

Qui siamo su un altro pianeta. Un mondo fatto di minacce, per esempio: ogni prima veniva messa in discussione, fino a prevedere lanci di preservativi dal loggione o bare esposte davanti all’ingresso del mitico Costanzi. Non ricordo, in otto anni di inaugurazioni della giunta Rutelli, un’apertura normale o degna di questo nome. Ieri come oggi. Che dire degli scioperi a capriccio – come gli ultimi di Caracalla – con ripercussioni e danni incalcolabili a carico dell’immagine dell’Italia nel mondo? Indifendibili.

 

Carlo Fuortes Carlo Fuortes

Giuseppe Sinopoli, un uomo straordinario che ho avuto il privilegio di avere come amico di famiglia, raccontava che l’Orchestra di Roma – da lui diretta dal 1999 al 2001, quando morì improvvisamente – vantava privilegi che nessun’altra al mondo poteva rivendicare. Lo facevano impazzire anche le piccole rivendicazioni: nessuno poteva subire un’audizione singola, per esempio. E il repertorio, anche quello di base, andava provato all’infinito… Qualcuno disse che in parte la responsabilità del suo stress fu dovuta proprio alle arrabbiature romane.

 

Guardando fuori casa, le grandi orchestre sono tutte autonome, si autogestiscono: non esistono orchestre composte da dipendenti pubblici come qui. La Lso, London Symphony orchestra, si può affittare. Lavora per contratto con chi vuole. I Berliner Philharmoniker eleggono da soli il proprio direttore fin dal 1882, scelgono dove e con chi lavorare in modo democratico, con votazioni interne. Idem i Wiener, che dispongono di direttori designati e direttori ospiti.

orchestra del teatro dell opera di roma orchestra del teatro dell opera di roma

 

I più grandi orchestrali del mondo non sanno cosa sia un sindacato, non ne hanno bisogno, sono delle fondazioni prestigiose in grado di assumere o licenziare – perfino direttori come Furtwängler o Von Karajan, licenziato in tronco per aver assunto una persona ignorando il voto contrario dei Berliner – senza chiedere permesso. Dunque, da ora in poi inizia una nuova storia. L’orchestra dell’Opera di Roma potrà associarsi, diventare fondazione, cooperativa o quel che sarà. Per l’indennità umidità e le diarie folli, pazienza.

 

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