Salvatore Settis per “la Stampa” - Estratti
(...) Scrive dunque Ferrara: «Il centro internazionale delle nostre culture se la vedrà per una volta con uno del "cattiverio", ironica autodefinizione del nuovo veneziano »; e La Biennale di uno del Cattiverio è il titolo dell'articolo di Sgarbi. Ma a inventare la parola "cattiverio" non è stato Buttafuoco.
Lo ha dichiarato lui stesso alla rivista Tempi in un dialogo con Cristiana Della Rocca del 18 aprile 2004. Alla domanda «Lei ha usato il termine "cattiverio". Cosa significa?», Buttafuoco risponde: «Non è mio purtroppo, magari fosse mio. L'ha coniato un mio amico, Franco Freda, in risposta a Gianni Vattimo, in un capitoletto "Il cattiverio e le beatitudini" all'interno di un suo libro, "La disintegrazione del sistema", in cui poneva se stesso nel "cattiverio" rispetto alle beatitudini altrui».
Buttafuoco precisa che "cattiverio" vuol dire "Stare fuori dal sistema borghese" del tutto pulito, del tutto per bene per farlo implodere attraverso una scrittura che scava e coglie l'essenziale, scoprendo nuovi punti di vista mai contemplati prima". Insomma, per Cattiverio dobbiamo intendere la stanza dei giochi di ragazzacci un po' scapestrati e inclini alla monelleria.
PIETRANGELO BUTTAFUOCO ALLA BIENNALE DI VENEZIA - MEME BY EDOARDO BARALDI
Ma quali monellerie? Per capirlo percorriamo all'indietro la pista del Cattiverio: Sgarbi cita Ferrara che cita Buttafuoco che cita Franco Freda. Il quale ultimo, secondo la sentenza definitiva della Cassazione (nr. 470 del 3 maggio 2005), organizzò con Giovanni Ventura la strage di piazza Fontana, 17 morti e 88 feriti. A Freda fanno capo le Edizioni di Ar (che pare voglia dire "Aristocrazia Ariana"), lanciate nel 1964 con il "Saggio sull'ineguaglianza delle razze umane" di Gobineau e poi nel 1971 con la raccolta degli ultimi discorsi di Hitler.
Fogli consanguinei di Pietrangelo Buttafuoco - pubblicato da Aristocrazia Ariana
Un recente studio di Caterina Prever (in Italia contemporanea, nr. 302, 2023) ricostruisce le tappe del gruppo Ar ai suoi esordi: per esempio il Manifesto antisemita del 1966, accompagnato dalla diffusione per posta fra gli ebrei di Padova di un volantino con la scritta "Hitler aveva ragione"; libri del teorico nazista Hans Gunther e del rumeno Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di Ferro filo-nazista e antisemita. Eccetera.
Per le Edizioni di Ar gestite da Freda Buttafuoco pubblicò nel 2002 un libro, "Fogli consanguinei" (non citato da Sgarbi). Esso si apre con una pagina firmata dallo stesso Freda e continua con una Prefazione di Giuliano Ferrara, dove si legge che «il fascismo di questo straordinario scrittore civile (cioè Buttafuoco) funziona da anni come un antidoto allo sperpero retorico della nostra democrazia repubblicana, e delle idee universali ad essa collegate». Il fascismo di Buttafuoco, aggiunge Ferrara, è un contravveleno che «la fa funzionare, la democrazia, ma solo perché sa come incepparla, come intorpidirla di fronte alla vitalità di un pensiero nemico».
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Qualche domanda è ora d'obbligo. È possibile che chi milita a destra sia competente a dirigere un'istituzione culturale? L'ovvia risposta è "sì". Buttafuoco ha il curriculum ideale per la Biennale? La mia risposta è "non lo so", giacché di lui non so abbastanza. Ma il Ministro avrà certo valutato questo aspetto essenziale, e certo conosce le peculiarità della Biennale (e i suoi recenti successi) e di Venezia (e le sue recenti crisi).
pietrangelo buttafuoco foto di bacco (4)
Anzi, continuo a credere che «l'impronta negativa» di una designazione fatta all'insegna delle appartenenze di parte (come indicato da Speranzon) «danneggia lo stesso Buttafuoco, che potrebbe avviarsi a guidare la Biennale con più serenità se non vi fosse nemmen l'ombra del sospetto che a un tal ruolo è stato chiamato solo o soprattutto perché "di destra"».
C'è però un'ultima e più importante domanda da fare. E va molto al di là della Biennale. Chi abbia praticato e vanti frequentazioni con terroristi e/o suprematisti ariani (come Freda); chi rivendica i meriti del fascismo e non dice sillaba sulle sue documentate infamie; chi diffonde teorie razziste o negazioniste, è in linea con la Costituzione? Non dovrebbe, se assume cariche pubbliche (anche un seggio alle Camere, la guida di un dicastero...), spiegarci se coltiva ancora quei pensieri, e perché? O, se ha cambiato idea, fare ammenda dicendo in pubblico da quando, e perché, non nega più l'Olocausto, non predica più la superiorità degli "ariani"? Non dovrebbe dissipare il timore che sia ancora e sempre nazista e razzista (o perfino stragista) nel cuore, e ostenti di stare alle regole della democrazia per mera convenienza?
Franco Freda Franco Freda meloni buttafuoco Franco Freda Freda salvatore settis (3)