BUTTAFUOCO STA ALLAH - L’ULTIMO LIBRO DELLO SCRITTORE, “IL FEROCE SARACINO”, E’ IL SUGGESTIVO RACCONTO DELLA SUA CONVERSIONE ALL’ISLAM, DEL MONDO MUSULMANO E DELL’OCCIDENTE, DELLA SICILIA SARACENA E DEL SUO NOME ARABO “GIAFAR AL SIQILLI”

Nei capitoli finali di questo nuovo volume parla, per la prima volta, del suo viaggio in direzione di Mecca, delle ironie e dei sospetti che gli hanno riservato amici e detrattori, della preghiera e del Corano che gli fa compagnia durante i suoi viaggi - È il racconto intimo, delicato e a tratti ironico, di un cammino spirituale…

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Francesco Maria Del Vigo per “il Giornale”

 

PIETRANGELO BUTTAFUOCO - IL FEROCE SARACINO PIETRANGELO BUTTAFUOCO - IL FEROCE SARACINO

Chi lo ha detto che il proprio nome lo scelgono gli altri? Qualcuno se lo dà. Da solo. Voi lo conoscete come Pietrangelo Buttafuoco. Ma lui si chiama anche Giafar al-Siqilli, in onore all'emiro di Sicilia. E alla sua religione. Sì, perché Buttafuoco è musulmano. È una notizia, ma non è una totale sorpresa. Lui che per primo - se ne vanta - ha scritto un romanzo islamico in lingua italiana. E poi, non pago, ne ha scritto pure un altro.

 

Lui, pensatore (guai a chiamarlo intellettuale, si inalbera) assolutamente disorganico, libero esploratore di tutte le zone traffico limitato del pensiero scrive così nel suo ultimo libro, Il feroce saracino: «Io di mio ho un nome saraceno. Sono Pietrangelo Buttafuoco e mi chiamo Giafar al-Siqilli».

 

Buttafuoco-Giafar ha dato alle stampe un pamphlet - bellissimo - che affronta fuori da ogni etichetta la questione islamica. Dall'immigrazione al terrorismo, dalla Sagra di Giarabub intonata dalle camicie nere in Libia al Turco Napoletano di Totò. È un affresco inedito

e tridimensionale di un mondo dipinto attraverso una prospettiva differente.

PIETRANGELO BUTTAFUOCO PIETRANGELO BUTTAFUOCO

 

Nei capitoli finali di questo nuovo volume parla, per la prima volta, del suo viaggio in direzione di Mecca, delle ironie e dei sospetti che gli hanno riservato amici e detrattori, della preghiera e del Corano che gli fa compagnia durante i suoi viaggi. È il racconto intimo, delicato e a tratti ironico, di un cammino spirituale controvento. È, per dirla nella lingua degli inglesi che Buttafuoco non ama, un coming out.

 

Una conversione che diventa un «ritorno» alle origini della sua terra, la Sicilia, e di quella fenditura di acqua tiepida sulla crosta terrestre che è il Mediterraneo. Il viaggio da una sponda all'altra del Mare Nostrum, per Buttafuoco, è naturale. Senza traumi. E la barbarie dei tagliagole del Califfo?

 

GIAFAR AL SIQILLI GIAFAR AL SIQILLI

C'è anche quella nel libro di Buttafuoco, anzi ne è la sostanza. Non svicola, ma ne fornisce una spiegazione dall'interno. Senza risparmiare critiche acuminate all'Occidente che con i suoi interventi diplomatici e militari - dall'Afghanistan alla Libia, passando per la Siria di Assad - ha contribuito a destabilizzare il Medio Oriente. Ma per lui - e questo è il punto più sottoposto a critiche - è principalmente una questione musulmana, interna all'islam e alla sue molte sfaccettature.

 

pietrangelo buttafuoco pietrangelo buttafuoco

La vicenda biografica viene fuori sommessamente e da ultimo, come se fosse una nota a piè di pagina. Prima c'è il tentativo di spiegare - tramite un numero sterminato e coltissimo di citazioni - che cosa è realmente l'islam. Oltre i cappucci dei boia, i video in alta definizione delle decapitazioni e oltre la paura. Prima di tutto questo, per l'autore, c'è l'islam dei libri sacri e del sufismo, della tolleranza e della cultura.

 

Buttafuoco tratteggia un'Arabia felix raffinata e profumata di gelsomini che sembra rapita dalla strofa di una canzone di Franco Battiato, non a caso citatissimo conterraneo dell'autore. Perché la conversione per Giafar-Buttafuoco è anche una questione di Tradizione e di origine: «L'identità di Sicilia, come già Leonardo Sciascia aveva sottolineato attraverso la maschera di Giufà è sfacciatamente islamica. Ogni mercato è una casbah, ogni circolo è una trasfigurazione del codice sociale arcaico e se vale il principio di lunga durata, è il saraceno che perdura ancora». Senza perdere l'ironia: «Grazie a Dio ho conosciuto l'islam prima di conoscere i musulmani».

 

pietranglo buttafuoco giuliano ferrara diana de feo pietranglo buttafuoco giuliano ferrara diana de feo

È una versione diversa, buttafuochesca, italiana, sicilianissima e pure musulmana, di quell'ombra mostruosa che si allunga su di noi. E che ci terrorizza. Il racconto di un islam buono che combatte la sua battaglia più complessa: quella contro i suoi nemici interni, contro la fitna - la faida, la discordia insanabile - che lo sta lacerando. Chiusa la quarta di copertina cala sul lettore una sorta di tranquillità, ma basta riaprire un giornale per crollare nella cronaca plumbea di violenze e torture bestiali. E il libro di Buttafuoco è sembrato un miraggio. Speriamo che abbia ragione Giafar.

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