IL CINEMA DEI GIUSTI - “UN BOSS IN SALOTTO” SI PREPARA A SPARECCHIARE GLI AVANZI DEI CINEPANETTONI CON LA STREPITOSA COPPIA PAPALEO-CORTELLESI (E UNA SCENEGGIATURA TRABALLANTE)

Finalmente vediamo un Nord Italia senza gli elogi pagati dalle Film Commission, con i protagonisti Papaleo e Cortellesi che non sono mai stati così divertenti - Il film di Miniero funziona benissimo nella parte centrale, ma ha un inizio faticoso e un finale sfilacciato…

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Marco Giusti per Dagospia

UN BOSS IN SALOTTOUN BOSS IN SALOTTO

Un boss in salotto di Luca Miniero.

Finalmente! "Certo la montagna fa veramente schifo... pure la pizza è fredda". "Che cazzo so sti canederli?" Musica per le nostre orecchie. Con l'entrata in scena di Rocco Papaleo come boss camorristico Don Ciro, saltano per aria tutte le inutili messe in scena di elogio della bellezza del Sud Tirolo e della Provincia Autonoma di Bolzano come da dilaganti Film Commission. E' veramente un piacere che non ci sia un Giuseppe Battiston ubriaco di vini locali, ma uno scatenato Rocco Papaleo, vero meridionale, pronto a distruggere canederli e montagne innevate.

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Diciamolo subito. Ci aspettavamo molto da questo "Un boss in salotto", commedia nord/sud prodotta da Cattleya e diretta dal Luca Miniero di "Benvenuti al Sud"/"Benvenuti al Nord", che lo ha scritto assieme alla Federica Pontremoli di stretta osservanza nannimorettiana (ha scritto "Il caimano", "Habemus papam", poi con Soldini "Giorni e nuvole"). Perché Luca Miniero è uno dei più attenti e preparati registi di commedie che abbiamo nel nostro cinema. Forse ha meno struttura di racconto di Paolo Genovese e Fausto Brizzi, meno genialità e presa sulla realtà di Gennaro Nunziante, ma è metteur en scene perfetto e di grande eleganza.

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Questo suo nuovo film funziona benissimo nel suo cuore centrale, cioè nel rapporto fra i fratelli Rocco Papaleo e Paola Cortellesi. Cioè Don Ciro, il boss che si ritrova in libertà vigilata su al Nord a casa della sorella che non vede da quindici anni, e Carmela, meridionale integratissima a Nord, la sorella che rinnega il suo passato, ha cambiato nome, è diventata Cristina, ha un marito buono ma scemotto, un Luca Argentero passivissimo, due figli biondi e, soprattutto, parla con un accento bolzanino perfetto che nasconde il napoletano d'origine.

Diciamo che Rocco Papaleo e Paola Cortellesi fanno una coppia meravigliosa che dimostra quanto siano bravi e generosi come attori e che alla cafoneria esibita del primo, la seconda risponde con un capolavoro di follia di identità celata, con una voglia di malata perfezione nordestina. Però il film ha non pochi problemi di sceneggiatura e di struttura. C'è un inizio lento e faticoso, prima cioè che entri in scena Rocco, dove ci viene presentata la realtà quotidiana della famiglia perfetta di mamma Cristina/Carmela.

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I problemi del marito col padrone della società per cui lavora, lo stralunato Ale, sposato con un'arcigna e divertente Angela Finocchiaro, e una voglia di perfezione che già nasconde una crisi sociale, un mutuo da pagare, la società in crisi, ecc. C'è una grande entrata in scena di Rocco come Don Ciro che ci ha fatto molto ridere e una serie di grandi duetti comici con Paola Cortellesi. Ma già la gag del gatto morto che Rocco nasconde in frigo è vecchiotta e devia dall'eleganza del racconto e dal cuore della storia.

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Tutto fila bene fino anche quando i concittadini di Cristina scoprono chi sia realmente Don Ciro. Il fatto che Cristina ospiti a casa sua un potente boss della camorra, e che questa cosa venga presa come una benedizione dal paese, svela l'ipocrisia e la pochezza morale di questo nord perfettino, visto che proprio la coppia Ale-Angela Finocchiaro sono i primi a rivalutare la famiglia di Cristina pensando di poter ottenere dei vantaggi coi fondi neri della camorra. Ma tutto il finale è sfilacciato e molte situazioni non si chiudono.

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Anche perché, e la cosa è piuttosto visibile, si è deciso di tagliare un lungo flash back napoletano con i due fratelli piccoli e orfani sotto la madre badessa Nunzia Schiano (che è rimasta solo in fotografia) che doveva spiegare qualcosa in più dei personaggi principali. Magari ora si va a chiudere tutto con maggior facilità, e il pubblico si accontenterà della grande parte centrale comicissima, ma il personaggio di Argentero, marito passivo, non viene mai sviluppato, e i rapporti fra Rocco e Paola non si capiscono bene fino in fondo.

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Ed è un peccato. Perché è raro vedere in un nostro film duetti così divertenti e ben recitati. E Rocco Papaleo e Paola Cortellesi non sono mai stati così divertenti. Inoltre troviamo delle macchiette davvero notevoli come se fosse un film di Mario Mattoli, da Salvatore Misticone professore d'inglese con la bombetta, alla segretaria superbona Benedetta Cimatti, alla vicina di casa che si innamora di Rocco, Giselda Volodi, alla coppia di poliziotti Marco Marzocca e Massimo De Lorenzo. Nessuno sa sfruttare i caratteristi come Luca Miniero. In sala dal 1 gennaio. Manderà in cantina gli avanzi delle commedie natalizie. Ovvio.

 

 

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