IL CINEMA DEI GIUSTI - ''FRANCOFONIA'' È IL REGALO DI NATALE AL POPOLO DEI CINEFILI. SI ECCITANO E GRIDANO ALL'ARTE, MA IL DOCUMENTARIO DI SOKUROV NON È UN CAPOLAVORO. I CRITICI GLI HANNO RISERVATO PALLE SU PALLE. ECCO, METTETECI ANCHE LE MIE...

Un documentario sul Louvre, pagato da qualche LouvreFilmCommission, con delle complicazioni Sokuroviane già viste e qualcosa di accattivante (beh, sì). C’è l'ufficiale nazista, il conte Graf Wolff Metternich che rimanda all'infinito l'invio dei capolavori in Germania, e quindi a salvarli, e il direttore del museo...

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Marco Giusti per Dagospia

 

Francofonia di Alexander Sokurov

 

Francofonia - Il Louvre sotto occupazione Francofonia - Il Louvre sotto occupazione

E’ il regalo di Natale per il popolo dei cinefili. Si eccitano e gridano all’arte, all’arte, al capolavoro. Toglietegli tutto, ma non toglietegli Sokurov. Puntuali, nella loro banalità, adoreranno in massa gli  87 minuti di Francofonia, il nuovo capolavoro di Alexandre Sokurov. Che non è la versione Louvre di Arca russa, ma un documentario sul Louvre, pagato da qualche LouvreFilmCommission, con delle complicazioni Sokuroviane già viste e qualcosa di accattivante (beh, sì).

 

C’è pure una comunicazione Skype con un battello che trasporta opere d'arte durante una tempesta, metafora della situazione di tragedia che colpì il museo durante la guerra che è poi il cuore del film. E che i cinefili troveranno ancora più esaltante e profetico dopo i fatti di Parigi.

Francofonia - Il Louvre sotto occupazione Francofonia - Il Louvre sotto occupazione

 

No, non gli rovinerò la festa. Nella breve parte di ricostruzione storica, che avrebbe potuto diventare un vero film, c’è l'ufficiale nazista, il conte Graf Wolff Metternich che riesce a rimandare all'infinito l'invio dei capolavori d’arte del Louvre in Germania, e quindi a salvarli, e il direttore del museo, uno dei pochi amministrativi della città che rimangono al loro posto e che cerchino di opporsi alla perdita delle opere.

 

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Proprio la loro storia, che non diventa mai una fiction ma solo un accenno di fiction, è la trovata più forte del film, sia come interesse di racconto sia come messa in scena. Con una fotografia spettacolare di Bruno Delbonnel che si inventa un modo totalmente inedito di ricostruzione degli anni 40 e gioca coi colori e con il cinema del tempo. Ma non basta un Napoleone e una Marianna che girano come fantasmi per il vero Louvre, invenzioncina di non grande spessore e di non grande utilità, mentre la voce del regista straparla su ogni situazione e ogni angolo del museo.

 

francofonia di sokurov 4 francofonia di sokurov 4

Grande è la nostalgia per Luciano Emmer e i suoi documentari d'arte e la sua bellissima voce. Sokurov si serve del Louvre per spaziare su una serie di discorsi a effetto dedicati al 900, all'arte, al museo come identità europea. Francamente, a parte il racconto dell'ufficiale tedesco e del direttore, e a parte una sofferta divagazione su Leningrado e lo scarso rispetto che ebbero lì i nazisti per il museo dei bolscevichi, il film scivola in una zona alla Woody Allen in giro per l'Europa tra le capitali e Sokurov vende nome e virtù per un wenderismo un po' facile.

 

francofonia di sokurov 2 francofonia di sokurov 2

Pronto insomma, mentre in Italia i musei scivolano nelle mani dei manager europei (per farne cosa?), e perfino i capolavori degli Uffizi finiscono uniti all’arte del calcio negli spot di Sky prima delle partite. Come dire che calcio e arte è uguale. Francofonia non è né Faust né il capolavoro che pensate di andare a vedere.

francofonia di sokurov 3 francofonia di sokurov 3

 

Sokurov dice anche cose interessanti e profonde sul Louvre e sull'idea europea di museo, ma quando ammette di aver parlato troppo, non possiamo non rispondergli che sì, è vero. Inoltre è già maniera, è già sokourismo. Qualcosa più vicino ai dvd di "Repubblica" che al cinema. Ma i critici gli hanno riservato palle su palle. Ecco, metteteci anche le mie. In sala dal 16 dicembre.

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