Marco Giusti per Dagospia
Volare-o-o. Ma non per tutti è semplice volare. Ultima, fra tante attrici italiane di successo, dopo Valeria Golino, Jasmine Trinca, Michela Cescon, Micaela Ramazzotti, anche Margherita Buy ha diretto un film, “Volare”, scritto assieme a Doriana Leondeff, presentato al Rome Film Festival lo scorso ottobre, dove interpreta una sorta di suo alias, l’attrice popolare Anne Bi, che vorrebbe tanto girare cinema d’autore in giro per il mondo come La Binoche o la Huppert, ma, non riuscendo a vincere la paura del volo, si deve accontentare del seriale in tv.
Ohibò! Addirittura stagioni su stagioni dedicate alle avventure della Guardia di Finanza. E quindi decide di vincere la sua paura di volare in una sorta di scuola, che sembra più un centro di recupero. Come quei film che partono in un modo e poi prendono misteriosamente un’altra strada, ma forse sono io che ho visto o desiderato il film in modo diverso e non le sceneggiatrici, “Volare” ha una parte iniziale che mi sembra decisamente più riuscita, e che avrei gradito ancor più sviluppata, e una che mi sembra meno riuscita e che si mangia tutto il film.
La parte più riuscita è quella dedicata alla vita da attrice nevrotica di Anna Bi, divisa tra casa, dove abita con la (vera) figlia, Caterina De Angelis, lei reduce sì dal seriale, cioè dalle due fortunate stagioni di “Vita da Carlo” come figlia di Verdone, e set, dove se la vede con registi, organizzatori, stuntman, e l’onnipresente agente, una Anna Bonaiuto particolarmente vispa che cerca di starle dietro come un doberman. Diciamo che questa parte è praticamente uno spin-off della Buy attrice morettiana, con le sue manie, le sue paure, i suoi problemi mai risolti, e fa decisamente ridere.
Almeno, le signore in sala al festival di Roma ridevano come penso rideranno le signore di Prati all’Eden, anche perché sembra una puntata divertente di “Chiami il mio agente”. La parte (per me) meno risolta è quella che riguarda la cura che la Buy e un folto gruppo di paurosi del volo, Giulia Michelin, Maurizio Donadoni, Euridice Axen, Roberto Di Francesco, fanno a Fiumicino per risolvere il loro problema sotto la guida di Francesco Colella. Forse pensando che fosse solo un siparietto promozionale per Ita, il film è pieno di sponsorizzazioni, credevo che la scuola per i paurosi del volo fosse solo una scenetta. Avevo capito che il film, insomma, fosse l’altro. Ma sbagliavo.
Perché alla fine il siparietto del volo dilaga come fosse uno Squid Game all’italiana e solo vagamente ritorniamo alla situazione dell’attrice nevrotica iniziale, che aveva i suoi momenti divertenti. Soprattutto con l’apparizione della attrice nemica della Buy, cioè Elena Sofia Ricci, che, avendo la stessa agente, finisce per prendere tutti i ruoli che lei rifiuta. E apriva qualche possibilità in più al racconto. Sviluppando questa situazione da Grande Fratello o da Squid Game, “Volare” perde un po’ di interesse e non ne capisco più completamente il senso. Ma rimane una commedia piacevole tutta al femminile su un’attrice molto amata, sempre generosa e disponibile. Il pubblico lo sa. In sala da domani 22 febbraio.