Marco Giusti per Dagospia
La verità è che nessuno oggi gira le scene d’azione come le gira Stefano Sollima. Allora, posso capire che, di fronte a questo spettacolare superaction che è “Without Remorse-Senza rimorsi”, costruito sulla nuova star nera Michael B. Jordan, presente praticamente in ogni scena alle prese con situazioni impossibili, e tratto da un celebre romanzo di Tom Clancy del 1993 che tutti volevano fare e che rilancia il personaggio di John Kelly anche per un sequel, “Rainbox Six”, i critici possano arricciare il naso.
Il copione, firmato pure dal grande Taylor Sheridan, già a fianco di Sollima per “Soldado”, non rispetta troppo il romanzo, c’è troppo azione e qualche buco, Michael B. Jordan è una star dilagante e bla bla bla. Tutto vero. E se avete in testa i vecchi film tratti dai romanzi di Tom Clancy, “Caccia a ottobre rosso”, “Giochi di potere”, “Sotto il segno del pericolo”, col suo eroe Jack Ryan interpretato da Alec Baldwin o, soprattutto, da Harrison Ford, beh, questo, benché radicato nello stesso mondo, e già previsto trent’anni fa con Keanu Reeves, poi con Laurence Fishburne e Gary Sinise, poi, dieci anni fa con Tom Hardy, è proprio un’altra cosa. Perché non sono più gli anni ’90, i tempi e il cinema sono cambiati e quel tipo di cinema lì lo abbiamo visto e rivisto.
E perché si voleva un superaction con protagonisti neri di grande impatto che non ti lasciasse fiato che arrivasse in tutto il mondo e che fosse vedibile magari mangiando i popcorn. Dopo un anno di pandemia, magari ce lo meritiamo pure, no? Ora. Vi dico subito che, se amate i film di azione, un percorso che va da Raoul Walsh a Tony Scott, capite con solo due scene come gira Sollima, quello è il suo marchio d’autore che ricordiamo in “Gomorra-la serie”, “Suburra”, “Zero, Zero”, come inserisce la musica bellissima dell’islandese Jon Thor Birgisson, come supervisione il montaggio, lo ha fatto quest’inverno a Roma più o meno a casa sua. E capite anche come illumina la scena e si muove il suo incredibile direttore della fotografia, il settantenne Philippe Rousselot, che ricordiamo con John Boorman, con Tim Burton, più recentemente con “Animali fantastici”.
Ecco, magari Michael B. Jordan è un bel po’ dilagante nel suo ruolo da Navy Seal imbattibile che je rode che lo abbiano messo in mezzo pesantemente (ma chi?) e gli abbiamo sterminato tutti i suoi commilitoni che ha avuto a suo fianco in una azione poco chiara a Aleppo in Siria, nel romanzo, trent’anni fa, era il Vietnam. Ma Sollima sa come inquadrarlo, è il suo eroe, ci crede e deve farci capire che ci crede, perché il film è costruito sul suo John Kelly, lo ha pure obbligato a far da solo le scene più pericolose.
E usa benissimo anche la strepitosa e nerissima Jodie Turber-Smith, come Jamie Bell come uomo della Cia e Guy Pearce. Bianchi un po’ ambigui che sarà meglio tenere sotto controllo. Che vi piaccia o meno, insomma, questo è cinema d’azione superblack miliardario e di altissimo livello. Si potrà scrivere meglio, d’accordo, ci sono banalità, vero, anche se, attenzione, ci sono riferimenti precisi e sottili alla morte di Breonna Taylor che non trovate negli action fascistoidi per bianchi, c’è una battuta di John Kelly da nero incazzato che ha già fatto colpo (“noi abbiamo servito una paese che non ci ha mai amato, e lo abbiamo fatto perché ci credevamo”). E, insomma, anche se si potrà scrivere meglio, non credo proprio che si possa girare meglio. Non dico che sia meglio o peggio di “Nomadland” o di “Minari”. E’ proprio un’altra storia. Da ieri su Amazon prime