IL CINEMA DEI GIUSTI – “THE FLASH”, IL FILM DI ANDY MUSCHIETTI SCRITTO DA UNA MAREA DI AUTORI IN CIRCA 20 ANNI DI TENTATIVI, FUNZIONA QUANDO IL SUPEREROE SI INFILA IL COSTUME O LO FA USCIRE DALL’ANELLO, E QUANDO SI METTE A FIANCO DI BATMAN PER RIPORTARE L’ORDINE A GOTHAM CITY. FUNZIONA MENO QUANDO, NON SAPENDO DAVVERO COSA FARE DEL PERSONAGGIO (MA CI VOLEVANO VENT’ANNI PER PARTORIRE QUEST’IDEA?), SI METTE IN TESTA DI TORNARE INDIETRO NEL TEMPO E… – VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Flash era il mio personaggio preferito tra i supereroi, quando Superman si chiamava solo Nembo Kid. Perché? Perché il disegno di Flash era figo, lui era superveloce, si vedeva solo la scia, aveva il costume tutto chiuso nell’anello al dito e si cambiava rapidamente. Magari essere Flash.

 

Non è però che Flash facesse molto, in verità, rispetto a Batman e Superman. E infatti non capisco tutta questa voglia di farci un film a tutti i costi. Perché la storia è quella di un sotto Spider-Man, ma non fa le ragnatele che lo fanno volare, e l’amicizia con Batman, alla fine, lo fa sembrare una variante di Robin.

 

“The Flash”, il film appena uscito diretto da Andy Muschietti, sceneggiato da Christina Hodson, scritto da una marea di autori precedenti che in vent’anni o quasi hanno cercato di metterlo in scena – rimangano tra i soggettisti John Francis Daley e Jonathan Goldstein, che ne dovevano essere anche registi, e Joby Harrold, interpretato da Ezra Miller che in questi ultimi anni è stato incolpato di qualsiasi tipo di molestia e ha reso l’operazione un po’ traballante – funziona, come avrei molto apprezzato a dieci anni, quando corre superveloce, quando si infila il costume o lo fa uscire dall’anello, e quando si mette a fianco di Batman per riportare l’ordine a Gotham City nella prima parte.

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Funziona meno quando, non sapendo davvero cosa fare del personaggio (ma ci volevano vent’anni per partorire quest’idea?), dopo che ha incontrato una giornalista possibile fidanzata, la Iris West di Kiersey Clemons, si mette in testa di tornare indietro nel tempo e impedire che l’adorata mamma ispanica, la grande Maribel Verdù, muoia e che il padre, Ron Livingston che prende qui il posto di Billy Crudup, venga condannato per omicidio perché non ci sono prove della sua innocenza.

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Eppure gliela avevo spiegato bene il Batman di Ben Affleck, particolarmente bravo, serie, sobrio, professionale. Non è mai il caso di tornare indietro nel tempo, perché si incasina tutto, si fanno gran pasticci e i film vengono male. Inoltre, quando in un film degli anni 2000 e qualcosa si torna indietro nel tempo sappiamo tutti che si sconfina nelle trovate e trovatine degli universi paralleli, il multiverso alla Doctor Strange e alla Spider-Man, dove c’è un altro Barry Allen pronto a diventare The Flash, c’è un altro Batman, più vecchio, diciamo quello originale di Tim Burton, cioè Michael Keaton, ancora in forma.

 

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Solo che nel tornare indietro e nel ricreare l’incidente che renderà Barry il supereroe Flash, il Flash dei tempi nostri perde tutti i suoi poteri e gli ottiene, invece, il Barry ragazzetto zozzone dell’altro universo. E mo’? E mo’…

 

Il film si intorta in una storiona che vede il generale Zod di Michael Shannon, che già lo aveva interpretato in “Man of Steel” di Zack Snyder, pronto a distruggere la terra e combattere Superman, che qui diventa invece la Superwoman combattiva di Sasha Calle. Ma è tutta una storia già sentita. E non che sia il massimo.

 

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Muschietti è riuscito, malgrado le mille difficoltà produttive e di cast a portare a casa un film decente, ma non è bellissimo. Le cose migliori sono la grande scene di Flash che salva i bambini della nursery all’inizio del film, molto divertente, i suoi rapporti coi due Batman, e l’uso del passato antico e recente del mondo dei supereroi della DC con continui inserimenti. Dalla Wonder Woman di Gal Gadot, mi è sempre piaciuta, al ritorno del vecchio Batman di Michael Keaton, dall’omaggio al Superman di Christopher Reeve alla sorpresa di vedere il Superman di Nicolas Cage, per il film di Tim Burton che non è mai stato girato, in azione.

 

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Mettiamoci anche un favoloso George Clooney che si esibisce come Bruce Wayne. Grande classe, un Jason Momoa finale come Aquaman, Jeremy Irons come Alfred. Sembra che Henry Cavill abbia girato una scena come Superman ma che sia stata tolta per politica aziendale. Ovvio che qui, come in “Spider-Man Across the Spider-Verse”, si naviga nei multiversi per una rilettura continua, alla ricerca di anomalie disturbanti ma produttrice di racconto, della narrazione originale che non può che essere continuamente ripetitiva.

 

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Ma se tutti i film che vediamo ripetono questo meccanismo, alla fine il pubblico si stuferà. Come si stuferà del riciclaggio continuo dei personaggi della famiglia. Nell’ultima Spiderman non animato abbiamo visto la reunion dei tanti Spiderman e qui vediamo due Flash alla volta e un bel po’ di Batman. Ci puoi cascare una volta, ma non fanno la storia di un film.

 

Anche se credo che Muschietti, buon regista di horror, fan di Tim Burton e di Sam Raimi, almeno a vedere il film, abbia fatto tutto quello che poteva fare con il copione che aveva e il meccanismo del viaggio nel tempo, magari ci si poteva inventare qualcosa di più originale. E anche il continuo riferirsi a “Ritorno dal futuro”, in questo universo interpretato da Eric Stolz e non da Michael J. Fox, è la gag più divertente, alla fine stanca.

 

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Ezra Miller è un flash isterico e doppio al punto giusto, buono per fare da numero due se non tre al Batman di Ben Affleck, ma la trovata del Barry nerd un filo fantozziano che ha i suoi tic da rispettare quando ordina da mangiare, viene abbandonata e non più ripresa nel corso del film. E allora era inutile. La Superwoman di Sasha Calle ci crede seriamente al personaggio, ma alla fine ci rimane la voglia di vedere ancora in azione Gal Gadot così perfetta come Wonder Woman anni ’60. Per non parlare del Superman di Nicolas Cage, il film che davvero tutti avrebbero voluto vedere.   

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