IL CINEMA DEI GIUSTI - LA NUOVA VERSIONE DI “WEST SIDE STORY”, DIRETTA DA STEVEN SPIELBERG, VA ASSOLUTAMENTE VISTA. SIA CHE LO PENSIATE UN CAPOLAVORO, COME FA GRAN PARTE DELLA CRITICA NON SOLO AMERICANA CHE GIÀ SI PREPARA AGLI OSCAR, SIA CHE LO VEDIATE COME UN MEGAFLOP, CHE IN EFFETTI È, VISTO I MAGRI INCASSI OVUNQUE. SOPRATTUTTO, VA DISCUSSA E MESSA IN RELAZIONE CON LA MERAVIGLIOSA VERSIONE DEL 1961 – OGGI SEMBRA QUASI GERONTOFILIA. QUANTO TEMPO È PASSATO DA QUANDO IL CINEMA ERA ANCORA CINEMA. MA FINALMENTE VEDIAMO UN REGISTA FARE IL REGISTA - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

west side story 1 west side story 1

Ne possiamo parlare per delle ore. Preparatevi. Sia che lo pensiate un capolavoro, come fa gran parte della critica non solo americana che già si prepara agli Oscar, sia che lo vediate come un megaflop, che in effetti è, visto i magri incassi ovunque, anche se la colpa sembra ascrivibile a quelli che preferiscono vederlo comodamente a casa, la nuova versione del musical del 1957 di Leonard Bernstein e Stephen Sondheim, “West Side Story”, diretta da Steven Spielberg, scritta da Tony Kushner rielaborando la storia di Arthur Laurens, coreografata da Justin Peak, va assolutamente vista, soprattutto se amate il cinema come costruzione di regia, come arte del Novecento.

ariana debose west side story 2021 ariana debose west side story 2021

 

E va soprattutto discussa e messa in relazione con la grande versione del 1961, firmata da Robert Wise e dal coreografo Jerome Robbins, che diresse solo quattro numeri musicali (il prologo, “Cool”, “America”, “I Feet Pretty”), prima di essere cacciato da Walter Mirisch perché girava e rigirava troppo le sue scene.

 

steven spielberg con il cast di west side story steven spielberg con il cast di west side story

Versione meravigliosa in 70 mm, con una fotografia travolgente di Daniel L. Fapp, i titoli di Saul Bass, un cast pauroso, da Natalie Wood, appena uscita da “Splendore nell’erba”, come Maria a George Chakiris come Bernardo, da Russ Tamblyn come Riff a Rita Moreno come Anita e a Richard Beymer, un po’ dentone e lungagnone, come Tony.

 

 

west side story versione originale del 1961 west side story versione originale del 1961

E non mi dite che Robert Wise, come ho sentito dire da Antonio Monda per radio, era solo un onesto mestierante. Ma che c… Wise, che con “West Side Story” vinse la bellezza di dieci Oscar, compresa regia e miglior film, era un grande regista che lavorava in un mondo dove aveva senso essere grandi registi. Qualcosa che lo Spielberg di oggi si può permettere di esserlo come fosse una stravaganza da vecchio signore miliardario, ma ben sapendo che non sono più gli anni giusti per esserlo.

 

rita moreno west side story 1961 1 rita moreno west side story 1961 1

Chissà, forse, avremmo davvero amato un “West Side Story” diretto da Bernardo Bertolucci, uno degli ultimi registi del 900 assieme a Scorsese, De Palma, lo stesso Spielberg, per la Disney, che glielo chiese nel 1996, più di vent’anni fa, operazione ancora non così tardiva come questa di 60 anni dopo.

 

Perché oggi sembra quasi gerontofilia. Basta vedere il simpatico volto della novantenne Rita Moreno, che da Anita nel 1961 è diventata qui Valentina, la moglie di Doc, il barista, per capire quanto tempo è passato da quando il cinema era ancora cinema.

 

west side story versione originale del 1961. west side story versione originale del 1961.

Tutto questo per dire che il nuovo “West Side Story” di Spielberg, ha sì un cast di attori giovani, sconosciuti e bravissimi che siamo felici di incontrare per la prima volta o quasi, da Rachel Zegler come Maria a Ansel Elgort come Tony, anche lui lungagnone ma più bello e meno dentone di Beymer, dalla stupenda Ariana DeBose come Anita a David Alvarez come Bernardo e Mike Faist come Riff, attori che ballano e cantano con la loro voce che fanno i portoricani, inoltre, perché sono portoricani senza bisogno di make-up ulteriore, ma che tutto il suo splendore, di messa in scena, di coreografia, abiti, fotografia, direzione musicale, non possiede, ahimé, la forza dirompente che aveva il vecchio film quando lo vedemmo 60 anni fa.

rita moreno west side story 1961 rita moreno west side story 1961

 

E, allora, ti chiedi, perché farlo? “For Dad”, è la risposta di Spielberg alla fine del film, per il padre scomparso un anno fa. Un film di pura regia che ci porta in un altro mondo, alla New York che già alla fine degli anni ’50 stava scomparendo descritta da Bernstein e Sondheim ancora giovanissimi.

 

west side story versione originale del 1961 west side story versione originale del 1961

Ma, con tutto il suo grande mestiere e i suoi dolly, alla faccia degli orridi droni!, mi sembra che Spielberg sia così poco newyorkese per raccontarla. E, cito le osservazioni fatte sulla rivista “Jacobin” da Eileen Jones, lui e Tony Kushner, suo vecchio sceneggiatore dai tempi di “Munich” e “Lincoln”, fanno dei cambiamenti al testo originale che non sempre sono dei miglioramenti. Anzi.

rachel zegler west side story rachel zegler west side story

 

Tutta la scena aggiunta della vendita della pistola a Riff da parte di un barista irlandese e di un vecchio afro-americano a cosa porta oltre a rallentare l’azione? Come se non sapessimo come è facile in America trovare una pistola. E se i Jets sono una vera gang di nativi italiani-irlandesi-polacchi, perché gli Sharks non sono più una gang, ma solo dei portoricani che si difendono? Perché “Somewhere”, momento chiave nella storia d’amore di Tony, finisce accennata solo da Rita Moreno…

 

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E il personaggio della ragazza che si sente uomo, la “Anybodys” di Iris Menas, perché è stato inserito? Uffa. Meglio parlare di ciò che funziona. Gli attori, funzionano tutti direi, soprattutto, come nella versione di Wise, i non protagonisti, cioè Riff, Bernardo, Anita. Magari Tony è troppo alto e Maria troppo bassa per lui, ma sono bravissimi. E cantano tutti con la voce loro e, spesso, dal vivo.

 

il remake di west side story by spielberg il remake di west side story by spielberg

Il balletto di Ariana DeBose per le strade di New York è favoloso. Molti numeri musicali, da “Cool” a “America”, ma anche “Tonight” sono ancora bellissimi. E finalmente vediamo un regista fare il regista, muovere la macchina da presa, comporre delle inquadrature. Capisco perché c’è gente che si è rivisto il film tre volte. E’ vero. Siamo un po’ stanchi delle serie di Netflix, quanto del mondo fintomusicalfintogay alla Ryan Murphy di “Glee” e di “The Prom”. Vogliamo qualcosa di vero, di riconoscibile. Anche con tutte quelle aggiunte fastidiose da politicamente corretto di oggi, una fotografia troppo realistica rispetto a quella coloratissimi della Hollywood di 60 anni fa. Ma i dolly saranno davvero dolly o droni abilmente camuffati?

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