IL CINEMA DEI GIUSTI - “SÌ, SPALO MERDA!”, DICE ORGOGLIOSO IL CONTADINO PLAYBOY RAOUL BOVA - “SEI MAI STATA SULLA LUNA?”, UNA COMMEDIA ROMANTICA ONESTA, MEGLIO DI ALTRE VISTE ULTIMAMENTE

È già la terza con Bova protagonista in cinque mesi, e almeno la quinta dove un cittadino arriva in un paesino del Sud, ma Paolo Genovese sa come inquadrare al meglio i suoi attori, tra cui due fenomenali Emilio Solfrizzi e Sergio Rubini, poi Frassica, Impacciatore, Marcorè. La protagonista, Liz Solari, non è Ornella Muti. Ma Bova è perfetto come contadino playboy...

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Marco Giusti per Dagospia

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Sei mai stata sulla luna? Di Paolo Genovese

 

“Sì, spalo merda!, dice orgoglioso un Raoul Bova contadino con la pala in mano alla bella protagonista snob e viziata venuta dalla città, Liz Solari, che dovrebbe essere una giornalista di moda, ma nella realtà è una modella e attrice argentina figlia e sorella di un’intera famiglia di calciatori (Eduardo è il padre, anche allenatore, i fratelli Santiago, Esteban e David hanno giocato, rispettivamente, all’Inter, al Venezia e al Chioggia). Certo, è cinema, ma quest’idea di Raoul Bova che spala merda è un’immagine pesante. Che ci riporta al Celentano contadino di Serafino o del Bisbetico domato.

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E’ vero che in questo Sei mai stata sulla luna? diretto dal Paolo Genovese di Immaturi e Tutta colpa di Freud, che lo ha scritto assieme a Pietro Calderoni e Gualtiero Rosella, già sceneggiatori di serissimi film di Giuseppe Piccioni, c’è un ritorno alla campagna, alla commedia sentimentale dei tempi di Celentano-Muti, e si sente, come sostiene Carlo Freccero, un’aria di decrescita, di décroissance alla Serge Latouche, di ritorno all’antico, insomma.

 

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Non è tanto un film dove un cittadino, in questo caso la bella Guia, giornalista di punta di “Marie Claire”, esperta di moda, sul punto di andare a vivere a Parigi, torna al paesello per problemi familiari, rimasto intatto come in una fiaba alla Siani, popolato di buffi personaggi dal gran cuore e sprofonda magicamente nella tranquillità di una cultura pre-tecnologica anni ’50. E’ semmai un film dove il ritorno alla campagna, allo spalare merda, alla mungitura delle mucche, vengono visti come parti di un processo inevitabile per evitare il disastro della falsa e stressante vita di città.

 

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Al punto che Guia non perde la se stessa di oggi nel suo regresso quasi fanciullesco, mette in crisi solo un fidanzato, Pietro Sermonti, arrivista e traditore. E neanche il bel Bova contadino diventa un altro mettendosi con lei. Rispetto alle tante, troppe, commedie che abbiamo visto quest’anno, e questa è già la terza con Bova protagonista in cinque mesi, e almeno la quinta dove un cittadino arriva in un paesino del sud, va detto che questa può vantare un maggior rispetto per il genere trattato, è una onestissima commedia romantica, e una regia molto più attenta del solito.

 

Genovese, infatti, che vi piacciano o meno i suoi film, ha una sua estetica, sa come inquadrare al meglio i suoi attori, anche i non protagonisti, sa come usare i dolly e muovere la macchina da presa. Il fatto che abbia girato duecento spot e una serie di film più che fortunati gli permette di muoversi con grazia sul set, di illuminare Bova disteso sul letto come fosse una star americana o di far muovere Liz Solari in mutande per la masseria pugliese come fosse un’attrice più esperta di quella che è. Del resto, sia alla guida di un trattore che con la pala in mano, Bova è perfetto nel suo ruolo di contadino vedovo e playboy. Luminoso come un Amedeo Nazzari in un film degli anni ’30.

 

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Liz Solari non è Ornella Muti. Ma il cast pugliese è fenomenale, a cominciare dai baristi rivali del paesino, Sergio Rubini e Emilio Solfrizzi, che hanno negozi e tavolini confinanti e potrebbero dar vita a un divertente spin-off televisivo. Rubini farà perdere la testa a Giulia Michelini, assistente e amica milanese un po’ disturbata di Liz Solari.

 

Solfrizzi, in questo film bravissimo, cerca di conquistare invece Sabrina Impacciatore, buffa sorella di Rubini, che si illude di trovare l’uomo della sua vita sulle chat di Internet e non si rende conto che l’uomo della sua vita potrebbe proprio essere quello della porta accanto. Dino Abbrescia è un avvocato latinista, ma fa solo citazioni sbagliate, e Paolo Sassanelli un macellaio immobiliarista. Forse si potevano sviluppare un po’ di più, come si poteva sviluppare un filo di più il contadino “meridionale”, in quanto siciliano di Nino Frassica.

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Con tanti personaggi da dover gestire, ci sono pure il cugino matto della ragazza, un Neri Marcoré che non tenta proprio di parlar pugliese, il prete del paese, Rolando Ravello, un cammeo di Maurizio Mattioli come alto prelato, Genovese fa il possibile per non perdere il filo del racconto e portare a termine il raccontino. Nulla di straordinario, insomma, ma una commedia onesta e ben diretta con una serie di buoni attori. E un ottimo veicolo per Bova. Produce Agostino Saccà, sì proprio lui, con Rai Cinema. In sala da giovedì 22 gennaio.

 

 

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