IL CINEMA DEI GIUSTI – NEL SORPRENDENTE “PICCOLA PATRIA” MANCA SOLO IL TANKO! I VENETISTI, IN MUTANDE E CON I PISELLI MOSCI, VIVONO IN UN PAESE ALLO SFASCIO E PENSANO DI ARMARSI E SPARARE AI “FORESTI DE MERDA”

“Ma i foresti sono ormai più integrati di loro nella comunità, sono visti con occhi diversi dalle ragazze del posto e da questa situazione, padri razzisti e figli disposti a aprirsi, non ci sono tante vie d'uscita. O violenza o convivenza. “Piccola patria” è una bella sorpresa e dimostra che negli ultimi vent'anni, anche se poco si è visto, molto si è studiato”…

Condividi questo articolo


Marco Giusti per Dagospia

SCENA DEL FILM PICCOLA PATRIASCENA DEL FILM PICCOLA PATRIA

"Foresti de merda!" Ci siamo. Eccoci nel profondo Nordest italiano. Peggio del Texas di Cormac McCarhty. Non fatelo vedere a Matteo Salvini. Per carità. In Piccola patria, opera prima di fiction di Alessandro Rossetto, celebrato documentarista cinquantenne (ha girato anche un discusso film su Feltrinelli che ha avuto non poche noie), sceneggiato assieme alla scrittrice Caterina Serra e allo specialista di sfighe italiane da terzo mondo Maurizio Braucci (Gomorra, L'intervallo), già presentato a Venezia lo scorso settembre, i nativi veneti, perennemente in mutande e canotta, piselli mosci, faccia cattiva e discorsi da indipendentisti da festa di paese, si scontrano appunto con i "foresti", albanesi, cinesi, marocchini.

Ascrivendo a loro, come in ogni film sul razzismo paesano, ogni responsabilità dello stato comatoso in cui vivono, incapaci della minima reazione in un paese da anni a rotoli, pensano che la reazione sia armarsi e sparare. Non si sa bene a chi. Un po' come i "patrioti" veneti del Tanko, insomma. Ma i foresti, sono ormai più integrati di loro nella comunità, sono visti con occhi diversi dalle ragazze del posto e da questa situazione, padri razzisti, figli e figlie disposti a aprirsi, non ci sono tante vie d'uscita. O violenza o convivenza.

Piccola patria punta l'occhio su due ragazze, due uomini in crisi, due donne depresse. Le due ragazze, Luisa e Renata, interpretate dalle fenomenali Maria Roveran e Roberta Da Soller, si alleano per spillare soldi a un depravato del posto, Rino Menon, interpretato da Diego Ribon, impotente con voglie di sesso.

Lo mettono in mezzo con delle fotografie scandalo e gli chiedono soldi, coinvolgendo nell'affare, a sua insaputa, anche il bravo ragazzo albanese di Luisa, Bilal, interpretato da Vladimir Doda. I due uomini sono appunto il Rino, con sorella che gli perdona tutto, e il rozzo padre di Luisa, Franco Carnielo, interpretato da Mirko Artuso, che passa giornate seduto in mutande sul divano, non paga le tasse, litiga con la moglie, odia i foresti e non riesce a parlare con la figlia.

SCENA DEL FILM PICCOLA PATRIASCENA DEL FILM PICCOLA PATRIA SCENA DEL FILM PICCOLA PATRIA jpegSCENA DEL FILM PICCOLA PATRIA jpeg

Le due donne depresse sono infine la moglie di Franco e la sorella di Rino, interpretate da Lucia Mascino e Nicoletta Maragno. Attorno a questo nucleo di sei personaggi, ai quali si aggiungano il ragazzo albanese e i suoi amici e un vecchio bizzarro, un Giulio Brogi che un tempo fu l'Enea televisivo e oggi a stento riconosciamo, si muove tutto il film. Costruito più per immagini, montaggio e musica che per un vero e piano racconto.

PICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTOPICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTO

Rossetto punta alle invenzioni visive, fotografando questo entroterra veneto come fosse un entomologo, ma aprendo poi a cori mistici, a canzoni, composte e eseguite dalla stessa protagonista Maria Roveran, che rivelano un notevole talento. Come in Salvo e in L'intervallo, due tra i migliori esordi degli ultimi tempi, si cerca di fare un cinema linguisticamente internazionale e riconoscibile, e al tempo stesso fortemente concentrato su mini mondi marginali di un'Italia da terzo mondo.

PICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTOPICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTO

Diciamo, grossolanamente, che il modello è Gomorra di Matteo Garrone, cioè la finestra su un mondo sconosciuto raccontato però con immagini da cinema d'autore che sfruttano la forza dei posti e dei set e la verità dei protagonisti. Diciamo anche certo film messicano, costruito con pochi dialoghi e grande ricerca figurativa, come in Reygadas. Ma Rossetto, come Di Costanzo, autore di L'intervallo, non è un giovane esordiente.

E' un signore che ha alle spalle una vasta esperienza di costruzione di immagini. Se superate un minimo un po' di angoscia che provoca la storia e questa ambientazione miserabile, Piccola patria è una bella e ricca sorpresa e la dimostrazione che in questi ultimi vent'anni, anche se poco si è visto, molto si è studiato e provato. E il cinema italiano, quello d'autore almeno, da qui potrebbe anche ripartire. In sala dal 10 aprile.

PICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTOPICCOLA PATRIA DI ALESSANDRO ROSSETTO

 

IL CAST DI PICCOLA PATRIAIL CAST DI PICCOLA PATRIA SCENA DEL FILM PICCOLA PATRIASCENA DEL FILM PICCOLA PATRIA

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - COME SI PUO’ CONTROLLARE UN PARTITO CHE HA QUASI IL 30% DEI VOTI CON UN POLITBURO DI 4-5 PERSONE? E INFATTI NON SI PUO’! - LE SORELLE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI NON TENGONO LE BRIGLIA DI FRATELLI D’ITALIA: SILENZIATA LA CORRENTE DEI “GABBIANI” DI RAMPELLI, AZZERATO IL DISSENSO, ELIMINATA OGNI DIALETTICA INTERNA (CHE SI CHIAMA “POLITICA”), TRATTATI I PARLAMENTARI COME CAMERIERI A CUI SI DANNO ORDINI VIA CHAT, COSA SUCCEDE? CHE POI QUALCUNO SI INCAZZA E FA “L’INFAME”, SPUTTANANDO ALL’ESTERNO IL PIANO DI GIORGIA MELONI PER IL BLITZ PER ELEGGERE FRANCESCO SAVERIO MARINI ALLA CONSULTA…

DAGOREPORT – GIORGETTI E' GIA' PRONTO PER LA TOMBOLA: DÀ I NUMERI - IL MINISTRO DELL’ECONOMIA ALLE PRESE CON LA TERRIBILE LEGGE DI BILANCIO PRIMA ANNUNCIA “SACRIFICI PER TUTTI” E NUOVE TASSE TRA ACCISE E CATASTO, PER POI RINCULARE QUANDO SI INCAZZA LA MELONA, COSI' TIMOROSA DI PERDERE IL VOLUBILE CONSENSO POPOLARE DA CONFEZIONARE UN VIDEO CONTRO IL SUO MINISTRO: "NOI LE TASSE LE ABBASSIAMO" - E QUANDO NON SBUCA LA MELONI, ARRIVA PANETTA: SULLA CRESCITA DEL PIL GIORGETTI SI APPOGGIA AI NUMERI “ADDOMESTICATI” DELLA RAGIONERIA GENERALE FORNITI DALLA SUA FEDELE DARIA PERROTTA, PER VENIRE SUBITO SMENTITO SECCAMENTE DALL'UFFICIO STUDI DI BANKITALIA... 

DAGOREPORT – IL BALLO DELLA KETAMINA DI ELON MUSK NON PORTA VOTI: LA PERFORMANCE “OCCUPIAMO MARTE” DEL PICCHIATELLO DI TESLA SUL PALCO CON TRUMP IN PENNSYLVANIA NON HA MOSSO L’OPINIONE PUBBLICA – KAMALA HARRIS SAREBBE IN VANTAGGIO DI 4-5 PUNTI, MA IL SISTEMA ELETTORALE USA E' FOLLE: NEL 2016 HILLARY CLINTON FU SCONFITTA DA TRUMP PUR AVENDO AVUTO 3 MILIONI DI VOTI IN PIU' – IL PRESSING DEI REPUBBLICANI PERCHE' TRUMP ABBASSI I TONI (È IL MOMENTO DI PARLARE AGLI ELETTORI MODERATI, NON AL POPOLO MAGA, CHE LO VOTA COMUNQUE) - I DILEMMI DI KAMALA: MI CONVIENE FARE GLI ULTIMI COMIZI CON OBAMA? COME RICONQUISTARE IL VOTO DEI TANTI GIOVANI PRO-PALESTINA?