IL CINEMA DEI GIUSTI - SPARATORIE, VITE DA GANGSTER, PALLOTTOLE CHE VOLANO E TATUAGGI GENIALI: NON SEMBREREBBE NEMMENO UN FILM ITALIANO, “EDUCAZIONE SIBERIANA” DI GABRIELE SALVATORES - VAGAMENTE ISPIRATO A SERGIO LEONE, NARRA DI DUE GANGSTER AMICI PER LA PELLE CHE SI AVVIANO VERSO L’INEVITABILE SCONTRO FINALE – UN BEL RISULTATO MA PER FARE IL GANGSTER MOVIE CI VUOLE PRIMA LA GAVETTA...

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Marco Giusti per Dagospia

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Beh, finalmente ci siamo. Sparatorie, vite da gangster, pallottole che volano, un bel trailer da film d'azione, perfino un manifesto col tatuato che impugna due pistole. Il tutto in un film italiano, "Educazione siberiana" di Gabriele Salvatores, tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin che da noi ha molto venduto lanciando la moda della ganghe story sovietica. Diciamo subito che, già produttivamente, "Educazione siberiana" è qualcosa di molto superiore alla media del cinema italiano.

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Bellissima fotografia di Italo Petriccione, belle scenografie di Rita Rabassini, perfetta musica di Mauro Pagani e tatuaggi geniali disegnati dallo stesso Nicolai Lilin che dominano i corpi dei protagonisti. Per tutto il notevole inizio sembra che Salvatores stia omaggiando addirittura il nostro poliziottesco anni '70, con macchine in corsa, sparatorie, regolamenti di conti.

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Poi qualcosa riporta un po' il film in territori più risaputi e più che ai titoli di Fernando Di Leo, la sceneggiatura, firmata da Salvatores con Stefano Rulli e Sandro Petraglia, pur specialisti di noir, viste le tante "Piovre" che hanno firmato una ventina d'anni fa, sembra ispirarsi al modello molto sfruttato del tema centrale di "C'era una volta in America" di Sergio Leone, cioè i due amici per la pelle, cresciuti da gangster in quel della Siberia, in località Fiume Basso, sotto l'occhio da malandrino di vecchia razza di Nonno Kuzja, cioè un John Malkovich tatuatissimo e credibile, si ritroveranno da adulti uno contro l'altro, diretti verso uno scontro finale inevitabile.

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Come per i protagonisti di Sergio Leone, lo scontro dopo tanti anni, non è tanto per un tradimento, per qualcosa che uno di loro ha fatto all'altro, quanto per chiudere per sempre la loro stessa storia d'amore e d'amicizia. Salvatores sceglie benissimo i due protagonisti da adulti, gli inediti Arnas Fedaravicius, nei panni di Kolima e il biondo Vilius Tumalavicus in quelli di Gagarin, sceglie benissimo anche la ragazza in mezzo a loro, la "scelta dal signore", perché diversa, Eleanor Tomlinson, l'unica piccola star, che vedremo anche in "Il cacciatore di giganti".

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Si serve della grande presenza di un caratterista di lusso come Peter Stormare per il ruolo del maestro tatuatore Ink. E nelle sue scene si mangia chiunque. Gira un buon film da esportazione in inglese, credibile e funzionale, esattamente come Tornatore con "La migliore offerta".

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Certo, se paragoniamo "Educazione siberiana", girato in Lituania con spreco di mezzi e grande voglia di fare qualcosa di diverso, a recenti film sovietici visti a Cannes, come i meravigliosi "In The Fog" o "My Joy" del bielorusso Sergej Loznitsa, purtroppo va detto che il film di Salvatores non ha né quel certo tipo di autorialità e di complessità del nuovo cinema sovietico né riesce ad abbracciare del tutto il genere, il gangster movie, come la prima parte del film ci aveva fatto sperare.

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Lo stesso Malkovich, che molto ci piace nella prima parte del film, finisce poi col ripetersi dopo. Salvatores ha grande gusto e grande passione per cercare ogni volta di rinnovarsi con modelli del tutto diversi di cinema, dalla fantascienza alla commedia, non si ferma di fronte a nessun ostacolo, ma il gangster movie, insegnano maestri come Raoul Walsh o Michael Curtiz, ha tali regole ferree che è difficile arrivare subito a risultati originali senza una vera gavetta. O una educazione, più o meno siberiana, del regista e dei suoi sceneggiatori, a filmare il crimine. Certo, per il nostro cinema attuale, è comunque un bel risultato.

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