CONCHITA CONCIATA A FESTA - FELTRI: “LA TRASMISSIONE DELLA DE GREGORIO SEMBRA UN PRODOTTO DI 40 ANNI FA. NULLA DI PIÙ EFFICACE PER METTERE IN FUGA LO SPETTATORE. HA DIMOSTRATO DI AVERE IN TIVÙ LA STESSA FAMILIARITÀ COI FALLIMENTI MANIFESTATA A CAPO DELL'UNITÀ”

“Comunque alla signora va riconosciuto il merito non comune di aver resistito tenacemente davanti alle telecamere, nonostante i risultati deludenti in termini di ascolto, degni di un buttafuori professionale. Ella ha dimostrato di avere in tivù la stessa familiarità con i fallimenti manifestata a capo della redazione dell'Unità”…

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Vittorio Feltri per “il Giornale”

 

Concita De Gregorio, per chi lo ignorasse, è una brava giornalista distintasi scrivendo articoli (non sempre) memorabili sulla Repubblica, il quotidiano ancora di moda fondato da Eugenio Scalfari nel lontano 1976. Alcuni anni orsono, si è voluta cimentare in un ruolo diverso dal solito, e assai impegnativo qualora non lo si abbia mai ricoperto, cioè si sia privi di specifica esperienza: quello di direttore. Ed eccola a capo dell'Unità, già organo del Partito comunista italiano, morto il quale anche il foglio gramsciano cominciò ad agonizzare e finì nella tomba. Ma, come Lazzaro, fu miracolato e si rialzò, senza tuttavia camminare speditamente.

 

CONCHITA DE GREGORIO PANE QUOTIDIANO CONCHITA DE GREGORIO PANE QUOTIDIANO

Improvvisatasi fisioterapista, Concita provò a farlo correre. Ce la mise tutta. Le venne un'idea: rimpicciolì il formato, riducendolo alle dimensioni, più o meno, di Topolino. La trovata non sortì l'effetto sperato. L'Unità seguitò a zoppicare e la direttrice fu cortesemente invitata a liberare la poltroncina e a dedicarsi ad attività a lei più congeniali. Non sappiamo se l'insuccesso le abbia dato alla testa, ma sappiamo che Ezio Mauro andò in suo soccorso, riassumendola alla Repubblica con la stessa qualifica che ella aveva quando si dimise per traslocare.

 

CONCHITA DE GREGORIO PANE QUOTIDIANO CONCHITA DE GREGORIO PANE QUOTIDIANO

Cosicché adesso ha ripreso a scrivere articoli dello stesso genere che l'avevano resa (poco) famosa e che le consentirono di essere apprezzata nell'ambiente dei pesci rossi. Non paga di essere tornata in possesso della vecchia scrivania, si è lanciata con un tuffo acrobatico in acque perigliose per gli inabili al nuoto: quelle televisive.

 

A offrirle un contratto di conduttrice è stata Rai 3, notoriamente feudo dei progressisti, guarda caso. Le è stato affidato un programma culturale sui libri, in onda da un paio di anni, Pane quotidiano. Un titolo che andrebbe leggermente modificato. Così: Pane raffermo. Giacché sembra un prodotto di oltre 40 anni fa, quando la tivù era in bianco e nero.

 

CONCHITA DE GREGORIO CONCHITA DE GREGORIO

Concita si presenta bene. Appropriatamente vestita, ha un tono di voce pedagogico e dimostra spiccate attitudini didattiche. Gli occhialini, che inforca e toglie con mosse nervose, sono acconci e le conferiscono l'aspetto della perfetta maestrina, tutto sommato gradevole e adatta alla trasmissione, vivace come una lezione di sintassi greca.

 

Nulla di più efficace per mettere in fuga qualunque spettatore, compresi i paralitici inamovibili dal letto. Peccato che nel palinsesto la striscia fosse prevista la mattina e non la notte, altrimenti sarebbe stata un ottimo sostituto del Tavor. Invitiamo i dirigenti dell'emittente a rimediare, ammesso che intendano riproporre il capolavoro di Concita nella prossima stagione, cosa probabile ma che non caldeggiamo.

 

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Comunque alla signora va riconosciuto il merito non comune di aver resistito tenacemente davanti alle telecamere, nonostante i risultati deludenti in termini di ascolto, degni di un buttafuori professionale. Ella ha dimostrato di avere in tivù la stessa familiarità con i fallimenti manifestata a capo della redazione dell'Unità. È stata in grado di incrementare gli sbadigli degli abbonati anche avendo a disposizione un ospite vispo e accattivante quale Aldo Cazzullo, autore di un best seller interessante, Possa il mio sangue servire. Indubbiamente il sangue serve, ma De Gregorio è superflua. Se parla lei di libri, poi, anche gli ultimi eroici lettori si danno alla macchia.

 

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