Patrizio Canestri per la Verità
Ipse dixit. Luigi Di Maio: «Il reddito di cittadinanza è una misura per il sostegno degli invisibili, per ridare una speranza a chi la merita. Leggo che alcuni membri del clan Spada avrebbero avanzato richiesta. Non so se è vero, ma posso garantire che chi fa parte del clan Spada non prenderà un solo euro. Nemmeno uno! Ho già chiesto personalmente di fare le opportune verifiche sul caso».
Ieri, un servizio dei giornalisti Nello Trocchia e Sara Giudice, andato in onda a Piazzapulita (La7), ha platealmente smentito il capo dei 5 stelle. A percepire il reddito di cittadinanza sono infatti due esponenti della gigantesca famiglia nomade che ha messo radici a Roma e nel basso Lazio: si tratta di Angelo Di Silvio (anche se all' anagrafe risulta De Silvia) e di sua nuora, Liana Spada.
Lui ha precedenti per usura ed estorsione ed è ritenuto, dai giudici di Frosinone, dove entrambi risiedono, il capo del gruppo criminale. Lei, invece, è stata condannata in primo grado e in appello per spaccio di stupefacenti e violazione di sigilli. Per gli inquirenti, tutti e due sono soggetti socialmente pericolosi che vivono dei proventi di attività illecite. Pur non presentando la dichiarazione dei redditi, abitano in ville completamente o parzialmente abusive.
Perché incassano il sussidio? Perché i reati (gravissimi) per cui sono stati riconosciuti colpevoli non rientrano in quelli «escludenti» che impedirebbero l' accesso all' assegno mensile. Dunque, malgrado le rassicurazioni del ministro degli Esteri Di Maio, spacciatori ed estorsori possono tranquillamente intascare il reddito.
Dal Lazio alla Calabria, le scoperte non mancano. I militari della Guardia di finanza di Montegiordano (Cosenza) hanno infatti denunciato 41 persone che percepivano il reddito di cittadinanza in modo indebito con vari escamotage. Otto i Comuni messi sotto inchiesta ed eterogenea la platea dei truffatori: dal fotografo di professione che pubblicizzava i propri servizi di matrimonio sui social network, al bracciante che lavorava in campagna in nero dedicandosi alla raccolta di olive. Significativo, poi, il caso di una donna percettrice del reddito che gestiva un B&B sempre pubblicizzando il suo lavoro sui social network e su Internet.
I 41 indebiti percettori del beneficio, che in alcuni casi arrivavano a incassare anche importi fino a 900 euro mensili, sono stati quindi denunciati alla Procura di Castrovillari per falsità materiale commessa dal privato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Rischiano la reclusione da due a sei anni.
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