COSTA AZZURRA MIA, ARRIVA IL LIBRO DI SCARAFFIA! - VERTIGINOSA GALOPPATA NEGLI ANNI RUGGENTI DELLA CÔTE E DEI SUOI LEGGENDARI TESTIMONIAL. DA FLAUBERT, CECHOV, MAUPASSANT ALLA BARDOT...

Georges Simenon definiva la Costa «un lungo boulevard che comincia a Cannes e finisce a Mentone». Adesso potreste reinterpretarla come una linea del metrò. Di treni che fanno tutte le fermate ne passano di continuo. Ogni tanto si sfasciano, ma ne arriva subito un altro….

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Marco Cicala per "il Venerdì - la Repubblica"

Juan les pins. Ti stropicci gli occhi e farfugli: Ma... Ma è proprio questo il casinò dove quella famosa notte Scott Fitzgerald, ciucco perso, mandò all'aria tutti i posacenere nemmeno fossero coriandoli? Ricontrolli le mappe e ti rispondi: Sì. Fatti forza. È proprio lui. Quasi novant'anni dopo.

Peter Glidewell Giuseppe Scaraffia e Giovanna DeodatoPeter Glidewell Giuseppe Scaraffia e Giovanna Deodato

All'epoca era un palazzetto art nouveau. Ora è uno scatolone di vetro nero, a specchio. Diresti un call center di Abu Dhabi. Accanto c'è la Pinède. E lì riattacchi a piagnucolare: Non ditemi che ‘sto giardinetto scamuffo è la famosa Pineta del jazz. Il posto dove furoreggiarono Miles, Mingus, Coltrane... Dove Ella Fitzgerald duettò con le cicale... E invece sì.

Inebetito dal lutto, prosegui lungo la Walk of Fame dei jazzisti facendo attenzione a dove metti i piedi. Perché le piastrelle con su impresse le dita di Oscar Peterson o Sonny Rollins hanno un'aria parecchio sofferta. Cammini sulle mani fino al Belles Rives. Hotel a un fottìo di stelle. È l'ex Villa Saint-Louis che nel 1926 rese i coniugi Fitzgerald due locatari felici. «Siamo alloggiati magnificamente, in riva al mare, il casinò è a due passi e abbiamo davanti un'estate meravigliosa» scriveva lui.

L'albergo è arredato nel più acerrimo stile Gatsby Spirit. «Vivete come Scott e Zelda, degustate il delizioso cocktail Metropolitain del nostro Chef Barman!» sobilla un dépliant. Casomai decideste di obbedire, aspettate il conto a guardia alta. Perché sarà un colpo. Anche fuori stagione la Côte d'Azur picchia durissimo. E pensare che «a lungo era stata solo una costa qualunque». La chiamavano «Riviera o più semplicemente il Mediterraneo, prima che nel 1887 un ricco letterato di secondo rango, Stéphen Liégeard, desse un nome a questa spiaggia bagnata dai raggi del sole che merita di essere battezzata Costa Azzurra».

j Cocteau e Doudouj Cocteau e Doudou francoise sagan life magazinefrancoise sagan life magazine

Lo ricorda Giuseppe Scaraffia in Il romanzo della Costa Azzurra (Bompiani), vertiginosa galoppata à rebours negli anni ruggenti della Côte e dei suoi leggendari testimonial. Dall'epoca Flaubert, Cechov, Maupassant... (ma con puntate anche più indietro: Sade, Casanova), fino all'evo Bardot/Sagan, passando per modernismi, avanguardie, Jazz Age e compagnia bella. In mezzo, tanta tbc, tanti Martini, quel tot di narcotici e sesso a vagonate.

Georges Simenon definiva la Costa «un lungo boulevard che comincia a Cannes e finisce a Mentone». Adesso potreste reinterpretarla come una linea del metrò. Di treni che fanno tutte le fermate ne passano di continuo. Ogni tanto si sfasciano, ma ne arriva subito un altro. Se non siete oligarchi, piloti McLaren o non avete inventato Twitter, tutti vi consiglieranno di fare base nelle stazioni meno esose - metti Mentone, appunto - e da lì lanciarvi in incursioni giornaliere.

Fran oise Sagan St TropezFran oise Sagan St Tropez

Epperò, chi insegue memorie letterarie non metta in valigia soltanto Tenera è la notte, Bonjour Tristesse o il bel libro di Scaraffia. Ci ficchi dentro pure Super-Cannes di J.G. Ballard. A tutt'oggi, è il miglior romanzo sul capitalismo del 21° secolo. Si snoda in una Costa Azzurra molto vicina a quella odierna e dunque assai distante dai languori belle époque. Un posto tagliente come il business, tutto distretti hi-tech, neoarchitetture in vetro-titanio, blindate enclave per ultraricchi. Tipo Super Cannes. Quartiere che esiste davvero.

Acquattato sulle alture a est della Croisette. Si chiama così perché sta sopra - in latino super - Cannes. Ma evoca anche l'immagine di una Cannes potenziata. Una Cannes in versione Super Pippo. Per arrivarci non ci sono trasporti pubblici. O ti arrampichi a piedi o prendi un taxi. «Che ci va a fare lassù?» sorride il concierge a cui ho chiesto indicazioni. «Non c'è niente da vedere».

nush eluard lee millernush eluard lee miller

Ha ragione. La collina è tempestata di dimore extralusso. Oltre ottocento proprietà. Ma le intuisci, mica riesci a distinguerle. Stanno asserragliate dietro recinzioni arcigne. Perfette. Davanti alle più basse allungo il collo, saltello per capire che diamine ci sia dall'altra parte. Ma niente. Solo un altro muro, vegetazione fitta. In un'oretta di vagabondaggio a Super Cannes non incrocio che quattro auto in movimento.

Nessun bipede né, figuriamoci, quadrupede. Gli unici rumori che registro sono il bzzz dei cancelli elettronici, il ffzett! ffzett! degli innaffiatoi elettronici e lo skrak-krak! di un videocitofono fuori controllo. Torno giù. A naso. Perché non ci sono altre indicazioni che frecce con su scritto Villa Mishka o Villa Leopold.

Dabbasso è confortante ritrovare la stazione ferroviaria con gli avvinazzati che nei bistrot urlano sopra il frastuono dei lavori in corso. A due passi c'è una trattoria lionese, tovaglie di carta a scacchi bianchi e rossi, oste di quelli panzuti e gioviali che ti portano il menù compilato a gessetto sopra una lavagna. Un posto senza sciscì. Salvo che alla fine, per piatto e dessert, l'addition rasenta le cinquanta cucuzze. Incattivita specialmente dal vino - mezzo litro, sfuso - che, da solo, se n'è bevute 21.

Tra i pochi locali in Costa Azzurra dove ci si possa ancora fidare delle tovaglie a scacchi, restano: a Nizza, il Bar de la Bourse (15, Place Saint-François - nei carrugi della città vecchia), e il Voyageur Nissart (19, rue Alsace Lorraine - zona stazione). A Mentone, il Café des Arts (16, rue de la République). Quanto all'Hotel Restaurant de Belgique (1, Avenue de la Gare), su Tripadvisor viene trucidato, però è un ottimo posto dove leccarsi le ferite dopo che vi siete fatti scorticare a Cannes prendendovi per Attenti a quei due. Loro, Tony e Roger, Danny Wilde e Brett Sinclair, sono stati forse gli ultimi capitalisti simpatici della Modernità.

Di certo gli ultimi eroi romantici della Costa Azzurra. Bazzicavano soprattutto Montecarlo. Paradiso ormai soltanto fiscale. Che continua a mangiarsi il mare per piazzarci sopra i suoi buildings (ma l'acquario è bellissimo). Come nel resto della Rivierà, anche lì hanno trasfor- mato i casinò in grossi pacchetti di sigarette. Con scritto in calce: Giocare comporta dei ri- schi. Indebitamento, dipendenza... Chiamate lo 09 74 75 13 13. Joueurs Info Service. Il pronto soccorso dei ludopati.

Non buttiamoci giù. Di questi tempi, dal mirabile porto di Antibes si vedono le montagne già infarinate di neve. Mentre dall'aeroporto di Nizza si sganciano nel cielo immense nubi di spilli: sono le masse di storni che gli addetti alla sicurezza scacciano dalle piste sparandogli addosso il verso masterizzato del predatore.

Nabokov e figlioNabokov e figlio

Di questi tempi, in Costa Azzurra puoi beccare mostre su Cocteau, Matisse, Picasso e il Mediterraneo (musee- cocteaumenton. fr); puoi seguire sui giornali il Giallo di Antibes (ripescate in mare ossa appartenenti a quattro persone, tra cui un teschio con la scritta Morte ai pedofili); puoi startene a mezza pensione in hotel che ancora si chiamano Balmoral, Westminster o De Londres e cenare da solo in mezzo a novanta pensionati da Imperia, i quali - credendoti straniero - si limitano a sorriderti felini.

In una notte il paese dei sogni, si leggeva - rammenta Scaraffia - sui manifesti del fiabesco Train Bleu. Che, in wagonlit, vi portava da Parigi alla Costa. Dalla civiltà alla natura. Ha funzionato fino al 2007. Adesso è «un banale Intercity che viaggia nella stessa fascia oraria, ma senza carrozze letto, né bar né restaurant» riferisce, elegiaca, Wikipedia.

Carissima, cementificata, un po' sputtanata. Ma perché la Costa Azzurra tira sempre? Se lo chiedi alle menti del marketing, quelli ti rispondono come niente: «Perché è il classico esempio di un posto che, in forza del suo passato, ha saputo reinventarsi, facendosi mito immateriale, marchio, brand».

maupassant sul Bel Amimaupassant sul Bel Ami

Il brand che crea un'atmosfera. Perfino preoccupante. Pochi anni fa, un pezzo grosso dell'amministrazione di Saint-Tropez mi rise in faccia: «Crisi? Qui non c'è crisi. Problemi? Qui d'estate non abbiamo problemi. Tutt'al più seccature». Del tipo? «Sa i cartelli all'entrata del paese con scritto Saint-Tropez? Beh, i fan se li rubano. Li legano ai paraurti delle macchine e li trascinano via». Per farne? «È un feticcio. Un trofeo simbolico».
Lascerei a voi ogni considerazione sugli uomini che si arredano il giardino o la sala hobby col cartello divelto a Saint-Tropez.


2. ‘'IL ROMANZO DELLA COSTA AZZURRA''
Tratto dal libro di Giuseppe Scaraffia

matrimonio saint Exup rymatrimonio saint Exup ry

Non si sarebbe detto che la raffinata Nush, sempre vestita da Schiaparelli, avesse incontrato Paul Eluard mentre cercava di reclutare qualche cliente per sopravvivere nelle strade di Parigi. Figlia di una coppia di acrobati, Maria Benz, soprannominata dal padre Nush, aveva tentato di fare la medium e l'attrice. Nel 1934 Eluard ancora devastato dall'abbandono di Gala, passata a Dalì, aveva sposato quella ragazza sottile e provocante, "pallida e luminosa", che con la sua devozione e la sua spregiudicatezza sembrava offirgli un'ancora di salvezza.

Marie BashkirtseffMarie Bashkirtseff

Gli Eluard erano poveri, ma belli. Un'amica ricca di Nush le passava gli abiti della grande sarta. Nush "aveva labbra cesellate, il cui rosso sangue evidenziava la voracità. I lunghi capelli neri, la struttura del viso, tutto il corpo, esalavano una bruciante sensualità." Si intuiva subito che quell'uomo alto, dinoccolato, gli occhi azzurri slavati sotto la fronte alta, era qualcuno.

Distinto, serio al limite della solennità, aveva una gentilezza sfumata di condiscendenza. Palesemente sottomesso a Nush, dichiarava di essere il discepolo di quell'incantevole creatura. "Se le cose che amo si comprassero, da molto tempo mi sarei rovinato con l'acqua, il sole e l'amore", aveva scritto con le lunghe mani aristocratiche lievemente tremanti.

Il poeta aveva scelto quel villaggio dell'entroterra di Cannes, per stare vicino al suo amico, Pablo Picasso, in cui identificava l'energia creatrice al suo massimo livello. Non era il solo. Tutti i membri di quel piccolo gruppo, da Man Ray a René Char fino a Lee Miller, si riunivano intorno alla turbinosa personalità di Picasso. Oltre a lasciarsi adorare, il pittore si divertiva a intrattenerli, mimando Hitler con uno spazzolino da denti nero al posto dei baffetti o disegnando con un fiammifero bruciato i visi degli amici sulle tovaglie delle trattorie.

Marc All gret Andr GideMarc All gret Andr Gide

L'amicizia di Paul Eluard per Picasso sconfinava in una venerazione amorosa. Per questo non aveva esitato, come già in passato, ad offrirgli quello che aveva di più prezioso, sua moglie. Eterea, dalle cosce snelle e magre, Nush era molto lontana dal tipo di donna amata da Picasso che si schermiva: "Non volevo offendere il mio amico Eluard, facendogli vedere che sua moglie non mi piaceva." Ma quello di Picasso era solo uno degli episodi perché Eluard divideva fraternamente Nush anche con René Char, Man Ray e altri personaggi del loro mondo. Per questo aveva ispirato a Eluard i versi di "Facile", commossa celebrazione del suo erotismo e della sua avvenenza.

louis aragon e nancy cunardlouis aragon e nancy cunard

Le giornate di Mougins erano governate da una sottile ritualità. La mattina trascorreva sulla spiaggia deserta. Dopo avere tranquillamente fatto colazione all'ombra di un pergolato d'uva, ognuno si ritirava nella sua camera per ritrovarsi la sera ad ammirare il lavoro di Picasso o ad ascoltare un poema di Eluard.

Nel 1937, il gruppo di amici si trasferì all'Hôtel Vaste Horizon, 18 Blvd Courteline. Anche la dimensione delle camere tradiva una gerarchia palpabile. Picasso, arrivato sulla sua monumentale Hispano-Suiza, piena di tele e colori, prendeva la stanza più grande, mentre gli Eluard ne sceglievano una modesta, senza balcone. La fama del pittore era ancora lontana dall'essere universale.

K MansfieldK Mansfield

Una mattina il padrone dell'albergo, orripilato dagli affreschi con cui Pablo aveva coperto i muri della sua stanza, l'aveva obbligato a cancellarli e a ridipingere le pareti. Una mattina il pittore aveva svegliato tutti: "Venite, ho fatto il ritratto di Paul!". Ma in quella tela Picasso aveva lasciato affiorare il suo intimo disprezzo per l'amico, riconoscibile nelle spoglie di un travestito che allattava un gattino.

Intorno a quel gruppo di artisti aleggiavano ogni serie di dicerie, dal nudismo allo scambio delle mogli. Dolce, fantasiosa e bellissima, Nush era al centro delle trasgressive "feste dell'eros", in cui Picasso istigava le donne a non limitarsi a cambiare partner, ma persino nome, in un sadico crescendo. "Una volta", commentava soddisfatto, "qualcuno mi ha detto: hai l'anima di un sultano, perciò dovresti avere un harem".

K Mansfiel col maritoK Mansfiel col marito

Tra le sue concubine spiccava, oltre alla favorita, la seducente, geniale Dora Maar, la radiosa Rosemarie che guidava l'automobile a seno nudo. In una celebre foto di Lee Miller, omaggio al "Déjeuner sur l'herbe" di Manet, si vedono Nush e un'amica nude fino alla vita, in un picnic sull'isola Sainte-Marguerite, in compagnia di Eluard e Man Ray.

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Nush non era loquace, preferiva ascoltare. Ma non era timida e lasciava che Paul la carezzasse e la baciasse anche davanti agli altri. Era stata una delle rare donne ammesse ai dibattiti sulla sessualità del gruppo surrealista, dove aveva confessato le sue preferenze nell'intimità: "Carezzare il sesso dell'uomo. Che l'uomo mi accarezzi i seni." Non si sentiva per nulla diminuita a fare dei golf a maglia per il marito e per gli amici. Pochi sapevano quanto cantasse bene, perché lo faceva solo di rado, per quelli che amava in modo particolare. Malgrado la sua bellezza fragile e commovente, voleva rimanere nell'ombra del marito.

colette treille muscatecolette treille muscate

Anche la biancheria di Nush era dominata dalla sua sensualità, dalle mutande, raramente indossate, sotto la fluida sottoveste, fino al reggiseno con le punte tagliate per fare uscire i capezzoli o agli evanescenti reggicalze. La musa di Eluard si rasava l'inguine, pratica allora rara, per essere ancora più nuda.

boris vianboris vian

In un fotomontaggio di Dora Maar, "Gli anni sono in agguato" il dolce viso di Nush veniva insidiato dalla ragnatela del tempo. Nush lottava silenziosamente con gli anni. Quel corpo sottile, sovente fotografato nudo da Man Ray e disegnato da Picasso, era sottomesso a un'incessante manutenzione, dai massaggi sul ventre fino al decotto di allume per tonificare le mucose della vagina. Nush controllava attentamente eventuali capelli bianchi sfuggiti alla tintura. Un giorno, una bambina, vedendole sulle mani nuove macchioline scure, le disse: "Noi, in campagna, le chiamiamo ‘margherite dei cimiteri".

blancheblanche

Scioccata dalla rivelazione, Nush si morse la pelle per far credere di essersi graffiata. Temeva che Paul, che tornava spesso sul suo disgusto per le donne anziane, se ne accorgesse. Voleva essere bella per lui e non le importava che dichiarasse apertamente: "Se Gala mi chiedesse di andare da lei in ginocchio, ci andrei".

 

 

celebre Erika Manncelebre Erika Mann

 

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