"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI
Videoblog di Glauco Benigni
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1- I PRIMI YOUTUBE VIDEO AWARDS
«Vabbe'» si dicono a San Bruno, «è arrivato il momento di consegnare i nostri Oscar. Vediamo quali sono, secondo i nostri utenti, i migliori video nelle diverse categorie». Non appena viene annunciata la selezione, che si sarebbe tenuta dal 19 al 23 marzo, giunge un'altra bordata: la NBC e la News Corporation si sono stancate di stare a guardare i successi di YouTube e annunciano il debutto di un nuovo sito «contro YouTube», per il momento privo di nome, finanziato dalla pubblicità di Cadbury, Schweppes, General Motors e Intel, in cui si possono visionare film, videoclip e serie Tv gratis. La mossa dei concorrenti viene però oscurata sulla stampa dalla consegna dei primi YouTube Video Awards 2007 attribuiti a sette diverse categorie.
1) Il più creativo: OK go dell'omonima band di Chicago, visto 13 milioni di volte, aveva già vinto un Grammy Award (prestigioso premio dell'industria musicale).
CHAD HURLEY2) Il più «ispirato»: Free Hugs (Abbracci liberi). Nato dall'azione di Juan Mann, un australiano che andava in giro per le strade di Sydney e abbracciava la gente facendosi riprendere da un amico, con un fare a metà tra l'affetto e una cortese ironia. Il video era decollato nel gradimento non appena la polizia aveva tentato di fermare Juan e aveva generato centinaia di migliaia di emulazioni nelle strade di ogni grande capitale del mondo. La campagna Free Hugs, con i suoi 20 milioni di visionamenti, era così diventata un'importante bandiera dello spirito YouTube: un ennesimo grande contributo-regalo che alcuni utenti avevano fatto alla causa, in questo caso si può dire, del social networking e della democrazia digitale.
3) La serie migliore: Ask a Ninja (10milioni di visionamenti) era, ed è tuttora, uno degli esempi più evidenti di come YouTube si possa considerare soprattutto «la nuova Tv dei ragazzi sul web». Nella serie un giovanotto vestito da Ninja affronta, in tempi compresi tra i 2 e i 4 minuti, i soliti argomenti topici della prima adolescenza: amore, regali, amici, iPod eccetera.
4) La migliore commedia: Smosh (ogni pezzo un paio di milioni di visionamenti). Vi ricordate di Anthony Padilla e Ian Hencox? I due, dopo aver sbeffeggiato la Nintendo e succhiato le statuette di Gesù Cristo mentre canticchiavano la colonna sonora dei Pokemon, avevano messo in piedi una produzione seriale e l'avevano collocata su un loro canale all'interno di YouTube, generando audience e commenti da far invidia ai grandi Tv network. A tutt'oggi sono tra coloro che meglio hanno «sfruttato» l'opportunità.
CHAD HURLEY STEVE CHEN JAWED KARIM5) La migliore canzone: Say it's possibile (3,5 milioni di visionamenti), interpretata da Terranaomi, una delle star di prima grandezza di YouTube. L'artista ha cominciato, nel febbraio 2006, a inviare le sue performance acustiche dal vivo dalla sua stanzetta di Los Angeles. Questo brano (4'10''), una vera hit, le ha procurato un contratto con la Island Records. È uno degli esempi più evidenti di come YouTube sia anche un immenso sistema di casting.
6) Il miglior monologo: The Winekone. Definito dal suo autore, un quarantenne asiatico-canadese, il «peggior video mai fatto», è uno sproloquio divertente contro alcuni miti della cultura nordamericana. Anche questo fu un caso di «star in un giorno»: è stato visto circa 3 milioni di volte.
7) Il video più adorabile: Kiwi! Un mirabile esempio di animazione in 3D in cui si narrano in 3 minuti i tentativi di volare di un uccello, il kiwi appunto, che appartiene a una specie che non vola. Ha ottenuto un'audience incredibile: 12 milioni di visionamenti per la delicata poesia che riesce a esprimere.
2- POLITICA SENZA MEDIAZIONI? PROVA CON YOUTUBE
Mentre continua la disputa tra Viacom e YouTube - fra l'altro alimentata da uno studio in cui si afferma che solo una piccola percentuale di video presenti nel sito provengono dagli archivi della major - il tratto evidente della stagione in corso appare essere sempre più l'interesse della Politica, con la p maiuscola, all'uso migliore della nuova opportunità. YouTube è la «Tv senza filtro dei ragazzi», il maggior contenitore di videoclip musicali mai inventato, l'idea platonica del casting online, la fiera delle vanità irriverenti, il Grande Fratello dal fronte, l'isola degli aspiranti famosi in ogni campo e tanto altro, ma è anche un palcoscenico per comizi politici interattivi di strabilianti dimensioni.
Tony Blair, probabilmente sollecitato anche dalle scelte della BBC, è il primo a lanciarsi spontaneamente nell'arena. In passato l'ex premier britannico non si era mai preoccupato né sottratto alla collocazione di sue videoperformance in YouTube, ma ciò avveniva al di là di una sua manifesta volontà e intenzione. Semplicemente, lui come altri politici, ci finivano dentro perché qualcuno li aveva registrati dalla Tv o li aveva ripresi con una videocamera. Ai primi di aprile 2007 invece l'inquilino di Downing Street, volendo lanciare l'ennesino segnale forte a ridosso del suo ritiro, annuncia il debutto del Labour Party Channel in YouTube. In un video della durata di 1 minuto fa sapere ai suoi elettori che da quel momento è aperto uno sportello per informazioni «non mediate».
«L'intento del canale» dichiara «è fare in modo che la gente abbia un'idea reale di come si lavora nel Labour Party. Quello che stiamo facendo, quello che abbiamo fatto e quello che speriamo di fare in futuro. Vogliamo essere sicuri di fornire un'adeguata visione delle questioni in ballo e delle risposte da dare, piuttosto che passare attraverso i media». È proprio così. Dopo l'inizio della Campagna Choose '08 delle presidenziali Usa, il concetto, duro da digerire per i vecchi media, che il nuovo medium può essere più adeguato alla comunicazione tra masse e politica, ottiene un ennesimo prestigioso sostegno e riconoscimento. L'iniziativa di Blair, fra l'altro, spiazza completamente il suo rivale politico David Cameron, leader dei Tory, che da un anno sta tentando di organizzare i consensi con un suo sito in cui compaiono video, blog e notizie; e lo costringe a realizzare prontamente un link con YouTube.
YOU TUBESull'altra sponda dell'Atlantico nel frattempo i candidati alle presidenziali affluiscono gioiosi alla chiamata di You Choose '08. Si può affermare che grazie a Gutenberg, Marconi, Meucci e i fratelli Lumière, fatti simili erano già accaduti: prima con i libri, poi con la stampa, la radio e la Tv, i politici hanno da sempre cercato consenso attraverso i media. Stavolta però un elemento fa la differenza: accettano di metterci la loro faccia «in diretta», controllare i tic, le emozioni, essere convincenti, sicuri, decisi, efficaci, destare fiducia, senza le mediazioni delle interviste precotte, dei dibattiti in differita, delle inquadrature a favore (o a sfavore). E inoltre bisogna gestire l'interattività: devono essere pronti a rispondere a tutti. Non a un campione rappresentativo degli studenti o degli operai o delle massaie o dei pensionati. Devono prepararsi a rispondere a tutti su qualsiasi questione posta in modi imprevedibili. E, va detto: molti sono terribilmente eccitati da questa sfida digitale.
YouTube ha inaugurato nel sito una nuova area, detta News & Politics. Qui ogni candidato alla Casa Bianca è invitato a collocare per una settimana un suo video, attendere videocommenti dagli youtuber e rispondere. Si comincia con l'ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney, che, tentando il contropiede, pone lui per primo una videodomanda all'elettorato: «Quale pensate sia, per l'America, la maggiore sfida e cosa fareste per affrontarla». Se ne aggiungeranno altri nelle settimane seguenti. In tutto dodici: tutti i maggiori pretendenti al trono d'Occidente. L'ultima mossa di YouTube - fanno notare alcuni analisti finanziari - appare rilevante per diversi aspetti. Intanto è un'impressionante manifestazione di forza, tale da aumentare ulteriormente il divario fra YouTube e i suoi concorrenti, i quali non sono decisamente in grado di offrire gli stessi contenuti. E soprattutto lenisce i forti mal di testa ai quali sono sottoposti i proprietari di Google dal giorno della sua acquisizione. Il valore del titolo infatti continua implacabilmente a salire in Borsa.
il fondatore di youtubeIl 1° maggio Michael Kwun, uno dei maggiori consulenti legali di Google, appellandosi strenuamente al concetto di safe harbor, menzionato nella legge sul copyright del 1998, dichiara che quell'ormai famoso miliardo di dollari richiesto dalla Viacom è una «richiesta infondata» e chiede al giudice di Manhattan la chiusura del contenzioso. I legali di Viacom ribattono che «ovviamente YouTube è a parte delle violazioni ma ne sta approfittando». In quei giorni viene alla luce che Google era stato condannato in Belgio, in una causa che l'aveva visto contro la società Copiepresse, più o meno per accuse simili. Il giudice fissa la prima udienza al 27 luglio.
«Vogliamo che i nostri utenti diventati più famosi possano cominciare a guadagnare grazie alla propria creatività» fa sapere il 4 maggio il vicedirettore marketing di YouTube. «Speriamo che ciò invogli un numero sempre maggiore di talenti a creare contenuti originali». Comincia così un programma che mette sullo stesso piano i grandi partner e gli youtuber che hanno registrato un gran numero di visionamenti. Tra questi la celebre lonelygirl15 e altri che avrebbero ottenuto royalties sui proventi pubblicitari. Come sempre i dettagli economici non vengono resi noti.
3- NEL FRATTEMPO DAI FRONTI DI GUERRA...
Il senatore democratico John Edwards sta avendo i suoi bei guai con gli youtuber. Un videoclip, evidentemente girato senza il suo consenso, lo ritrae infatti per 120 interminabili secondi, mentre, durante i preparativi per un'intervista, si spazzola vezzosamente i capelli, praticamente uno per uno, e se li fa cospargere di lacca. Caricato sul sito, e montato sulle note di I feel pretty (Mi sento carino), questo clip viene visto da 600.000 persone in un giorno.
Un altro suo video invece, in cui il senatore si esprime sull'Iraq, non supera i 4000 visionamenti. Edwards è in corsa per la Casa Bianca e ha accettato di partecipare a You Choose '08. Quindi il problema dell'immagine, per lui, si pone. Ciò nonostante la sua reazione è inaspettata. Come se niente fosse chiede agli youtuber di caricare video in cui sostengono le sue posizioni contro la guerra e contemporaneamente inizia una campagna di raccolta fondi per realizzare uno spot Tv professionale contro il veto posto da Bush al ritiro delle truppe dall'Iraq. Cerca 100.000 dollari in 24 ore.
lapresse youtube Chad Hurley Steve ChenEh sì! YouTube e la guerra. Questo resta un capitolo decisamente ingombrante e scottante. Come ricorderete, il 15 marzo il Pentagono, in un estremo tentativo di cavalcare la tigre, ha accettato di realizzare un canale della Multi-National Force in Iraq. L'operazione si è però rivelata solo il goffo make-up di una realtà mostruosa e impossibile da tenere celata. I video proposti nel canale sono pochissimi e selezionatissimi e certo non rappresentano alcunché, se non la visione di Stato. Nel frattempo invece, dai diversi fronti, continuano ad affluire sui social sites migliaia di video «senza filtro» che danno conto di quanto veramente accade. Questi siti, tra i quali soprattutto MySpace e YouTube, sono i luoghi in cui viene trasferita la memoria visiva delle atrocità. Spari, boati, diretta audio di bazooka si mescolano a brani musicali heavy rock, metal o rap, come colonna sonora. Tra tutti il più usato è il rapper Eminem.
Famosa per la sua brutale crudezza è diventata, tra le tante, la filastrocca composta dal terzo reggimento paracadutisti britannico che apre il video dell'attacco al fortino di Sangin. Nei filmati dal fronte si manifesta tutto il peggio della guerra: i soldati che urlano e bestemmiano nel rumore assordante della battaglia, l'odio ottuso per il nemico, il sangue dei combattimenti ravvicinati, lo squallore desolante dei rifugi, gli zoom che cercano e invocano l'intervento dell'aviazione, le lacrime, lo sgomento dipinto sulle facce dei civili... una estenuante, interminabile Guernica in cui addirittura i mitraglieri con la fascia verde della missione di pace Isaf aprono il fuoco contro obiettivi indefiniti e indefinibili. È la violenza allo stato puro che ottiene, sui social sites, gli stessi vantaggi degli altri generi: la puoi filmare, editare, dotare di colonna sonora, caricare in rete. E puoi condividerla: sia con intenti pacifisti che guerrafondai.
I video sono ancora lì, su YouTube, e tentare di descriverli è un esercizio inutile. Ciò che è importante, per questo libro, è che il 14 maggio 2007 il Dipartimento della Difesa Usa dice «Basta!». Da quella data dodici siti, tra cui YouTube, MySpace, MTV, Pandora85 e Photobucket, vengono oscurati in modo da impedire il visionamento dei video in arrivo dal fronte di guerra, e si chiede ai soldati di non inviare più alcunché. Ufficialmente per motivi di sicurezza. Anche questa matassa non è così semplice da dipanare.
Piovono commenti da ogni parte in cui si sostengono gli argomenti più disparati, ma soprattutto si mobilitano tante mamme e tanti papà dei soldati al fronte. Affermano che i social sites sono importanti per le famiglie. Solo grazie a loro si possono ottenere notizie dirette dai loro figli. Non si può negare inoltre che, al di là della loro brutalità, quei video costituiscono vere fonti di informazione e documenti preziosi su come vanno realmente le cose al fronte. La questione, nonostante gli sforzi del Pentagono, è tuttora irrisolta.
18/ Continua...
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