"YOUTUBE STORY" DI GLAUCO BENIGNI
Videoblog di Glauco Benigni
http://www.youtube.com/user/glaucobenigni/featured
1 - LA VIACOM FA LA VOCE GROSSA...
Al suo rientro da Davos Chad si trova sul tavolo una bomba a orologeria che i suoi legali non riescono a disinnescare. I cani da guardia del recinto Viacom hanno smesso di abbaiare e cominciano a mordere. «Su YouTube esistono 100.000 video illegali di nostra proprietà, che sono stati visti dai vostri utenti 1 miliardo e 200 milioni di volte. A molti di questi è stata abbinata pubblicità e quindi hanno reso denaro. Adesso basta» dicono con una certa foga.
«Vogliamo i soldi che ci spettano. Da mesi dite che state mettendo a punto un sistema di filtro e riconoscimento dei filmati, ma non si vede alcun effetto concreto. Se riuscite a filtrare pornografia e violenza perché non riuscite a riconoscere i pezzi di nostra proprietà?» YouTube replica la solita canzoncina: «Noi cancelliamo tutto quello che ci viene richiesto esplicitamente» ma si capisce che stavolta è in difficoltà.
YOU TUBELa questione viene momentaneamente accantonata perché, nel frattempo, molti altri soggetti stanno concludendo negoziati con YouTube e vogliono annunciare la firma degli accordi raggiunti. Le compagnie telefoniche bussano alla porta. Vodafone dal 9 febbraio consente ai suoi utenti l'accesso a YouTube dai loro telefonini; la Nokia si affretta a dire, alla grande fiera tecnologica di Barcellona, che i suoi nuovi modelli della serie N sono ideali sia per filmare che per caricare su YouTube.
Alla fine di marzo 2007 gli youtuber decretano la prima vera star europea. È l'ultima discendente di una dinastia di donne che incarnano la confluenza tra il sogno erotico, la seduzione discreta e il bon ton. E chi può essere se non la conduttrice di un telegiornale francese? Melissa Theuriau, presto detta «Melissa T.», ventotto anni, è il più bel mezzo busto della Tv all news LCI. La Comunità guarda e ascolta incantata le informazioni lette da lei (senza sottotitoli) e si bea dei suoi sorrisi e della sua r di Grenoble.
Le edizioni dei suoi Tg vengono religiosamente registrate perfino in Cina, dove giungono via satellite, scrupolosamente purgate di ogni altra immagine intrusa e puntualmente riproposte sul sito. Quasi un milione di visionamenti hanno fatto di lei Lady YouTube 2007. «Non avrei mai immaginato che parole quali ‘George Bush' o ‘Iraq' potessero essere pronunciate in modo così sexy» commentano i suoi fan.
Grazie allo charme francese e ai colossi europei dell'industria telefonica le porte del vecchio continente si stanno aprendo a YouTube. Le pagine dei giornali di Londra e il sito della BBC, in primis, si riempiono di notizie sul sito di videosharing che ha sconvolto l'America e, a quel punto, la prima grande squadra di calcio vuole entrare nel gioco.
Il Chelsea Football Club, che già da tempo si rivolge ai suoi tifosi dal Canale Chelsea Tv, trasferisce parte dei suoi contenuti su YouTube, in particolare notizie e filmati d'archivio. La risposta degli sportivi americani non si fa attendere e, dopo la lega di hockey, approdano sul sito anche i video della lega di pallacanestro, la potentissima e amatissima NBA, che invita ognuno a mostrare sul sito qualsiasi partita e partitella di pallacanestro fatta in casa. Considerando la popolarità del gioco nei suburbi Usa, potete immaginare la massa di filmati che cominciano a giungere. Si estende l'area: dall'intrattenimento musicale allo sport, a una velocità sorprendente, e ai talenti artistici in attesa di riconoscimento si vanno ad aggiungere legioni di giovani atleti che vogliono mettersi in mostra.
Le fila degli youtuber continuano dunque a ingrossarsi e la popolarità del sito si mantiene alta. I Ragazzi di San Bruno pensano allora di convocare la seconda manifestazione dei propri utenti. Ma stavolta capiscono che sarebbe meglio farla in casa propria. La città prescelta per contarsi, fare teatro, ballare, suonare e filmarsi a vicenda è dunque San Francisco, al Pier 39. In quell'occasione viene annunciato che la Comunità ha raggiunto i 30 milioni di visitatori unici al mese.
il fondatore di youtubeUna frase risuona in quei giorni: «YouTube ha bisogno dei vecchi media molto meno di quanto questi non abbiano bisogno di YouTube». Secondo la società di ricerche Hitwise, del resto, l'audience di YouTube, dopo l'inasprimento delle relazioni con Viacom, è salita del 14%. Perché? Non si sa con precisione, ma gli analisti adombrano che: «L'identificazione con YouTube dell'area anagrafica più giovane si rafforza ogni qual volta il sito viene attaccato dagli anziani della tribù». È già successo nel '68, è successo con il movimento beat, con il rock'n'roll, con il punk e in qualche modo con le sostanze stupefacenti. Di che meravigliarsi?
Gli youtuber non sono certo un movimento politico, e l'asfittico dibattito «YouTube è di destra o di sinistra?» non è mai stato evocato da nessuno. Ma gli youtuber, o per lo meno gran parte di loro, votano. E prima di votare alle imminenti presidenziali americane del 2008, vogliono esprimersi, porre questioni, portare all'attenzione del mondo la loro interpretazione della società e della storia. Quindi? «Diamo loro un'opportunità» deve aver detto qualcuno che poteva dar seguito alle proprie proposte.
2 - YOU CHOOSE '08. BINGO!...
Il 1° marzo 2007 l'indaffarato ufficio stampa di YouTube se ne esce con un comunicato: «I candidati alle elezioni presidenziali Usa del 2008 fanno leva sul potere della democrazia digitale per raggiungere le masse». Bingo! Già gli elementi del titolo fanno riflettere: «far leva», «potere della democrazia digitale», «masse». Quest'ultima parola sembra rispolverata dal lessico di alcune stagioni del secolo scorso. «Le masse», come «gli operai» e «i contadini», non esistono più da tempo nel linguaggio politico, sono state sostituite da: «i consumatori», «gli utenti», «gli elettori», «i civili di nazioni alleate» eccetera.
La parte centrale invece è assolutamente contemporanea, anzi, si proietta nel futuro con una certa disinvoltura e si autoesalta, sostenuta dal postulato che la democrazia digitale ci sia sul serio (il che purtroppo resta tutto da dimostrare), e raggiunge il suo obiettivo multitarget. Gli youtuber si sentono finalmente portatori di verità democratiche e i cosiddetti politici non possono rifiutare di accettare la sfida sul terreno che arano da sempre: la democrazia.
Chi ci rimette sono i vecchi media che rischiano di mediare sempre meno e che appaiono improvvisamente scavalcati a destra, a sinistra, al centro. Possono solo stare a guardare e assistere alle gesta di un UGM (Medium Generato dagli Utenti) che cortocircuita il rapporto tra «masse» e «politica», realizzando quell'ennesimo sogno che i vecchi media, per motivi tecnologici, ma non solo, non hanno mai potuto tradurre in realtà. Al di là di arruffate telefonate in diretta, fax senza anima e email da quattro righe, che interrompono alcuni talk show e che consentono agli invitati politici di «interagire» con gli elettori, i vecchi media non si sono mai spinti. YouTube sta dunque manifestando un'ennesima forte accelerazione che gli conferirà diversi vantaggi.
Come vedremo in seguito, ci sarà bisogno «anche» di una Tv di massa per raggiungere il miglior risultato, ma quel 1° marzo la scena che si presenta è limitata all'uso del sito. E sembra un'enorme scena. I due senatori che per primi gioiosamente accettano sono: Hillary Clinton, candidata per i democratici nel distretto di New York, e John McCain, candidato per i repubblicani nel distretto dell'Arizona. Così almeno recita il comunicato stampa di YouTube.
CHAD HURLEYMa nella stessa mattinata, come per miracolo, la Associated Press fa sapere che non sono solo due ad aver accettato, ma anche: Rudy Giuliani e Mitt Rodney (repubblicani) e John Edwards, Barak Obama e Bill Richardson (democratici), per un totale di sette. I magnifici sette. Chad non si astiene dal commentare: «Nella sua massima espressione YouTube è democrazia, è autoespressione, e noi siamo fieri di fornire ai politici un ambiente in cui scambiare informazioni con i votanti». «Sarà un dialogo» precisa Jordan Hoffner, uno dei nuovi direttori di YouTube «su questioni che veramente interessano ogni individuo».
Importanti politici americani, nelle trascorse tornate elettorali, avevano avuto brutte esperienze con Internet, specialmente a causa di alcune loro videoperformance che erano circolate da un computer all'altro, quindi poteva essere rischioso. Ma: «Non puoi sottrarti» si rincuorano l'un altro, «ci sono due aree di audience altamente strategiche che frequentano YouTube: i giovani e i giornalisti. Non puoi sottrarti».
Nel primo annuncio si parla di candidati che avrebbero potuto allocare loro video nel sito, di commenti alle loro affermazioni, sia scritti che filmati, e di videodomande che gli youtuber avrebbero posto ai candidati. Si chiarisce poi che il sito è aperto a candidati appartenenti a partiti legalmente registrati ma anche a gruppi di opinione schierati pro o contro i candidati. Quel giorno YouTube conquista le prime pagine dei giornali di molte nazioni; e l'indomani pure, a causa di un altro storico annuncio.
3 - «SIAMO LA BBC. È QUI LA FESTA?»...
«Faremo due brand channel all'interno di YouTube» dicono i manager della BBC e della BBC Worldwide, che si occupa di diffondere il segnale in tutto il mondo. «Ovviamente il rapporto non sarà in esclusiva e il controllo editoriale dei canali resterà alla BBC».
L'alleanza comprende tre diversi elementi:
1) clip dei nuovi programmi della BBC con obiettivi promozionali;
2) un canale di intrattenimento, chiamato BBC Worldwide, che ammette una quantità limitata di pubblicità;
3) un canale commerciale, a caccia di pubblicità, detto BBC World, che offre trenta nuovi videoclip al giorno di notizie e analisi da tutto il mondo. Quest'ultimo canale sarà visionabile solo al di fuori del Regno Unito. Gli utenti potranno commentare i clip, raccomandarli agli amici e inviare video di risposta agli argomenti affrontati. Entrambi i partner ovviamente ottengono vantaggi.
YouTube infila un'altra perla, bella grossa e lucente, nel suo rosario di accordi: viene riconosciuto quale soggetto affidabile da una rete Tv pubblica di grandi tradizioni e stabilisce con essa una collaborazione non più limitata a promozioni stagionali ma estesa nell'arco degli anni.
lapresse youtube Chad Hurley Steve ChenLa BBC, dopo un serrato dibattito sull'inserimento o meno di pubblicità nelle sue emissioni, conquista l'opportunità di aumentare il proprio finanziamento nell'area internazionale, di sperimentare, come sottolinea il suo direttore generale Mark Thompson, «una grande quantità di contenuti corti e di imparare il comportamento delle nuove audience». L'accordo ottiene una vasta eco in Europa. La vecchia signora, decana delle Tv pubbliche europee, è scesa decisamente in campo e apre la strada a una serie di altri accordi fra YouTube e altre Tv europee del vecchio continente. Poche settimane dopo la Tv spagnola Cuatro debutta con un proprio canale all'interno di YouTube.
È un passaggio classico: il Regno Unito, dalla fine della Seconda guerra mondiale, è il ponte inevitabile tra Usa e Europa per realizzare l'esportazione di modelli mediatici detti «innovativi». A metà degli Anni '60 toccò all'Inghilterra ospitare la prima Tv commerciale d'Europa e da quel cavallo di Troia uscì qualsiasi inserzionista pubblicitario multinazionale; nella prima metà degli Anni '80 fu ancora Londra a ospitare la prima Tv ricevibile da satellite firmata Murdoch, e oggi è la BBC a cavalcare le nuove opportunità per poi estenderle alle altre Tv pubbliche in Europa.
Nonostante l'aperta adesione da parte della rete pubblica, il governo inglese a metà aprile non si astiene da vibranti proteste nei confronti di YouTube. In un clip si vede un alunno che insegue un insegnante e gli tira giù i pantaloni mentre la classe sghignazza senza ritegno. E quindi il Ministro per l'Educazione, Alan Johnson, chiede di non limitarsi a rimuovere i video su segnalazione, ma di inventare qualcosa «che stronchi il bullismo nelle scuole».
Per esempio: «Cominciamo con il sequestro dei cellulari in classe». E poi: «Stiamo parlando di grosse aziende» dice dagli schermi della BBC. «Hanno una responsabilità sociale e l'obbligo morale di intervenire». Si apre un altro fronte ma, anche in questo caso, non si intravedono soluzioni a breve, tanto che il bullismo rischia di diventare un «genere».
4 - «RAGAZZI, CI DOVETE 1 MILIARDO DI DOLLARI» DISSE LA VIACOM...
Chad, nel recente passato, a proposito delle violazioni del copyright, aveva detto: «Ci vorrebbe un intervento del governo». Ma la Viacom non è proprio disposta ad attendere i tempi lunghi dell'autorità, tant'è che, dopo aver assistito al languido abbraccio tra YouTube e BBC, i legali della major chiamano definitivamente in giudizio Google-YouTube per «enorme violazione internazionale di copyright» (massive international copyright infringement) e li invitano a presentarsi davanti a un giudice di New York.
«Ci dovete dare 1 miliardo di dollari perché state utilizzando senza la nostra approvazione 160.000 videoclip di nostra proprietà che sono stati visionati un miliardo e mezzo di volte dai vostri utenti. Ci risulta che li avete anche usati per abbinamenti pubblicitari, quindi state guadagnando denaro».
CHAD HURLEY E STEVE CHENIl governo forse non c'entra direttamente ma l'Autorità per le comunicazioni in Usa (FCC) c'entra eccome, perché la questione coinvolge direttamente l'interpretazione della clintoniana Legge sul Copyright del 1998. Come già accennato, tale legge mette in qualche modo al riparo i gestori dei siti web e gli ISP (Internet Service Provider), concedendo loro un «porto libero» (safe harbor) che può però essere utilizzato solo in caso di «buona fede» e a certe condizioni.
Gli ISP e i siti web non possono prevenire le violazioni, perché non possono monitorare le azioni di ogni loro utente, specialmente quando sono decine di milioni, ma devono subito rimuovere il materiale illegale ogni volta che i proprietari del copyright notifichino la violazione. L'abbiamo scritto più volte, ma si tratta di uno degli aspetti chiave di tutta la vicenda YouTube e quindi preferiamo ripeterlo. YouTube rimuove a ogni richiesta, ma spesso il materiale illegale ricompare nel sito perché gli youtuber lo rinviano.
A questo punto, dicono i legali di Viacom: «YouTube è in buona fede? Secondo noi no!» «Noi siamo perfettamente in buona fede» rispondono i legali di Google-YouTube, «tant'è che neghiamo definitivamente l'accesso a ogni utente che commette violazione per più di due volte, e questa regola è chiaramente specificata nei nostri Termini d'uso che devono essere preventivamente approvati dagli utenti».
Si racconta che il giudice di New York in quell'occasione sia stato piuttosto imbarazzato nell'esaminare gli atti: la norma del safe harbor c'è, e cambiarla non è facile. Una norma simile era stata adottata anche dalle autorità europee per armonizzare il mercato e le relazioni Usa/UE. Dimostrando che Google ha guadagnato usando i video illegali però viene a mancare l'altra gamba della norma, il concetto di fair use. Ma la pubblicità non è inserita direttamente nei video: è a lato. Quindi come verificare che chi guarda quel video guarda anche la pubblicità a lato? E inoltre: YouTube cancella su richiesta, poi nega l'accesso al violatore di copyright, se recidivo, ma... se questi cambia identità e invia da un'altra postazione?
Esistono ovviamente dei precedenti. Nel 2005 la Corte Suprema - e comunque s'era dovuti arrivare a quel livello di giudizio - aveva condannato i siti Grokster e Streamcast. Ma nel caso di YouTube «ci sono chiari ed evidenti avvisi che dicono agli utenti di non inviare materiale illegale» dice Struan Robertson, esperto di legge e tecnologia, «il problema è che gli utenti possono ignorarli». D'altra parte «YouTube e Google possono dimostrare di aver utilizzato filtri e di aver rimosso materiale illegale, ma evidentemente non abbastanza prontamente».
Perché? «Perché non gli conviene» ribattono alla Viacom. In sostanza bisogna decidere su alcune questioni molto spinose: 1) Cambiare o non cambiare la norma? 2) Come evitare che gli utenti ignorino deliberatamente i Termini d'uso? (Il che equivale a mettere in discussione l'intera struttura della Comunità). 3) Che vuol dire «prontamente»? 4) La pubblicità a lato è conforme o no al fair use?
Il giudice di New York fa molte telefonate su linee protette e incontra molti esperti, ma è ancora abbastanza interdetto sul da farsi quando, il 15 marzo 2007, viene a sapere che il Pentagono ha deciso di far realizzare alla Multi-National Force in Iraq un canale su YouTube: «Per dare agli spettatori di tutto il mondo una reale prospettiva delle operazioni Iraqi Freedom viste da coloro che stanno combattendo». Così si legge sull'homepage del nuovo canale MNFIRAQ.
CHAD HURLEY STEVE CHEN JAWED KARIME si legge inoltre: «Vedrete videoclip di azioni vissute e filmate in diretta sul campo, editati solo per ragioni di sicurezza e per evitare immagini tropo violente. E nei prossimi mesi: azioni di combattimento, filmati interessanti, interazione tra le truppe della coalizione e la popolazione irachena, collaborazione con le truppe irachene per combattere il terrore. Non vedrete profanazioni, sesso, materiale offensivo e filmati che deridono le truppe della coalizione, le truppe irachene e la popolazione». Il canale apre con un video della battaglia ad Haifa Street, Bagdad, che, a oggi, è stato visto 1 milione 200.000 volte.
Ma insomma i Ragazzi di YouTube sono rinnegati o eroi? Agiscono ai margini della legalità o no? Forse la loro presenza sta mettendo in discussione il precedente concetto di legalità? Come si può grazie a un mucchio di terabyte e tanta banda larga realizzare contemporaneamente la Fiera Planetaria delle Vanità, la videobiblioteca del Terzo millennio e il Grande Fratello dal Fronte? Ci sono un sacco di cose che continuano a non quadrare. Il caos e l'ordine si aggrovigliano sempre più.
17/ Continua...
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