Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Vogliamo passare un’altra seratina in attesa di Maria Rosaria Boccia per capire poi che non viene? Certo. Se ti presenti con Sallusti caricato a pallettoni e Scanzi, capisco che alzi le mani fai fagotto e te ne torni a Pompei. Mancava solo Feltri. Intanto però mi ero visto un’ora di cazzate di Mauro Corona.
Stasera ci sarebbe su Rai Uno alle 21, 30, il recente “Il colibrì”, diretto da Francesca Archibugi con Kasia Smutniak, Pierfrancesco Favino, Nanni Moretti, Bérénice Bejo, Laura Morante. Vi dico subito che il film aprì la prima edizione del “Roma Film Festival” sotto la direzione di Paola Malanga e la presidenza di Gianluca Farinelli, nello stesso giorno che venne eletto Presidente del Senato Ignazio La Russa.
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Sandro Veronesi e vanta un cast da cinepanettone di sinistra, Pierfrancesco Favino, che parla toscano solo per metà film, Berenice Bejo in versione femme fatale, Kasja Smutniak in versione più squinternata, Nanni Moretti come suo psicanalista giustamente preoccupato, che parla proprio come Nanni Moretti (“Sono…. Dario… Carradori… lo… psicanalista… di… sua… moglie… lei… è… in.. grave… pericolo…”), Laura Morante eterna mamma incazzata, Benedetta Porcaroli, eterna figlia problematica, Sergio Albelli come marito e padre, Massimo Ceccherini sdoganato nel cinema d’autore in un ruolo sempre marcio ma divertente, Blizzard il portasfiga.
Un filmone “de sinistra” acchiappa tax credit immediato, avrebbe detto l’ormai defunto Genny Sangiuliano, un polpettone psicologico che, come “Caos calmo” (celebre per averci mostrato Moretti senza mutande che scopava con Isabella Ferrari) è trainato da un romanzo che avrebbe dovuto portare un po’ di spettatori in più rispetto a “Siccità” di Paolo Virzì. Non si rivolge solo agli spettatori di Prati-Parioli-Pinciano ma sconfina sul Tirreno, Argentario?, coi ricchi fiorentini in vacanza. Politicamente? No. Politicamente, non c’è nulla. Il PD insegna.
Assistiamo solo a una serie di terremoti sentimentali, lei ama lui ma non scopa con lui e magari scopa col fratello ma lui lo saprà solo quarant’anni dopo, l’altra lei lo tradisce con tutti, anche con la maestra di yoga sul tappetino e lui subisce perché non riesce a prendere una decisione, a muoversi, per non parlare di una serie di tragedie familiari con suicidi, chemio, malanni di ogni tipo. Magari se ne poteva fare una serie. Così, compresso dentro un film da due ore, il film funziona solo fino a un certo punto. Metà? Tre quarti? Non fai in tempo a essere affezionato a un personaggio che diventa subito vecchio.
Ma a un certo punto iniziano a essere tutti vecchi e poi molto vecchi, coi mascheroni alla Favino con le rughe finte, le borse, gli occhi iniettati di sangue, Nanni truccato da vecchio coi capelli bianchi come Alberto Sordi in “Nestore l’ultima corsa” che fa il giudice delle gare di tennis (“Non… avrei… mai… voluto… vedere… queste… immagini”), o finisce a Monaco a parlare con il nuovo medico della Smutniak. Si salva solo Ceccherini perché non invecchia, fa il suo personaggio e finisce lì. Meglio. Due o tre volte stavo per sbottare a ridere, ma per rispetto mi sono trattenuto, perché il film ha pure dei pregi.
Ma non aiutano una serie di battute da romanzo italiano di successo che mi sono segnato, “C’è sempre qualcosa che ti pietrifica”. Favino, con un personaggio impossibile da portare in scena fa quello che può, ma esagera col trucco. Nanni Moretti funziona meglio qui che in “Tre piani”, tanto che speri che il suo personaggio possa morettizzare positivamente un po’ tutto. Le ragazze, malgrado il film sia diretto da una donna e scritto da due donne, sembrano frutto di un copione un po’ machista, che non tiene conto della lezione di Jane Campion.
Cercando di salvare il film, mi aggrappo un po’ alla Porcaroli, sempre così attenta e precisa, all’eleganza di Berenice Bejo, a Laura Morante che non ha bisogno di fingersi toscana, agli omaggi alla Fiorentina, alla presenza di Cecche. Ma come il colibrì che fa tanta fatica per stare fermo invece di volare, anche il film rimane così. In aria. A far rumore senza volare. Su Cine 34 alle 21 avete un ottimo film di Carlo Verdone in versione prete con Marco Giallini favoloso in versione tossico romano, “Io, loro e Lara”, con Laura Chiatti, Anna Bonaiuto, Angela Finocchiaro e il mio amico Nick Di Gioia che fa il pappone di nigeriane.
Credo sia terribile “White Elephant” diretto solo due anni fa da Jesse V. Johnson con Bruce Willis, Lorenzo Antonucci, Lincoln Brown, Eric Buarque, Lauren Buglioli. Era di quei film dove sarebbe stato meglio far recitare il cartonato di Bruce Willis che direttamente lui. Deve essere altrettanto terribile “Senza controllo”, drammone diretto nel 2017 da tal Alex Ranarivelo con Sharon Stone, Tommy Flanagan, Christina Moore, Jason Lewis, Jessica Uberuaga. Boh?
Sicuramente meglio la commedia che ci riporta intatti (insomma…) i personaggi della famiglia vacanziera Griswold dei film scritti da John Hughes, “Come ti rovino le vacanze”, diretto da John Francis Daley e Jonathan Goldstein con Ed Helms, Christina Applegate, Chris Hemsworth, Beverly D'Angelo, Chevy Chase. Critiche pesanti. “E’ difficile pensare che i fan si possano divertire con simili volgarità”.
Si comincia a ragionare con il sempre funzionante “Le ali della libertà”, grade carcerario diretto da Frank Darabont, trattio da sTephen Kimng e interpretato da Tim Robbins e Morgan Freeman in stato di grazia, il vecchio James Whitmore, Bob Gunton, William Sadler, Clancy Brown. Candidato a sette Oscar non ne vinse nessuno. Nemmeno per la fotografia strepitosa di Roger Deakins. Fu Darabont a imporre come protagonista nel ruolo di Red Morgan Freeman preferendolo a star come Clint Eastwood, Harrison Ford, Paul Newman, Gene Hackman, Robert Redford e Robert Duvall.
Stephen King non incassò mai l’assegno da 5.000 dollari che gli aveva dato il regista, suo amico. Eppure Rob Reiner aveva offerta la bellezza di 2, 5 milioni di dollari per lo script di Darabont pensando a una coppia formata da Harrison Ford e Tom Cruise, ma Darabont voleva esordire lui come regista e scegliere lui il cast. Era la sua grande occasione. Purtroppo in sala il film andò malissimo, 18 milioni di dollari che arrivarono a 30 con gli Oscar, ma fu campione di vendite e noleggio (350.000 mila copie) in vhs in America nel 1995.
La7 alle 21, 15 propone il bel film giornalistico sui preti pedofili di Boston “Il caso Spotlight” diretto da Thomas McCarthy con Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams, Liev Schreiber, Stanley Tucci. Vinse due Oscar, miglior film e miglior sceneggiatura. Ambientato nel 2001, quando i giornali erano ancora giornali, diciamo, il film vede Michael Keaton a capo di un gruppo di pistaroli del "Boston Globe", il gruppo Spotlight appunto, che partendo da una serie di casi di pedofilia, rivelò il sistema di incastri e di coperture fra Chiesa Cattolica, preti pedofili e maggiorenti locali, tutti cattolici irlandesi.
Una scoperta che diventò una bomba atomica non solo a Boston, ma si estese a tutta l’America fino a arrivare al Vaticano. Nemmeno i Travaglio e i Report boys avrebbero osato tanto. Michael Keaton, già Batman e Birdman, veste i panni del vero super-pistarolo Walter Robinson che scoprì appunto che il 6 per cento dei preti cattolici era pedofilo. Ma se a Boston il 6 per cento dei preti significava 90 preti pedofili, chissà quanti erano a Roma? Chiamate Papa Bergoglio.
Eppure nell'elenco finale dei preti pedofili scoperti in tutto il mondo, mancava solo Roma, anche se il pessimo cardinale Law di Boston venne mandato per punizione a Santa Maria Maggiore. Detto questo, però, neanche il grande giornalista interpretato da Michael Keaton, e che nella realtà vincerà il Pulitzer per i suoi servizi sui pedofili di Boston, è così innocente. Il suo vecchio capo glielo dice. Avrebbe potuto scoprire molto prima questa pessima storia che pesa sulla città e dove nessuno è fuori dagli intrighi. Aveva pure tutte le prove sotto il naso.
Ma l'arrivo di un nuovo editore, esistono, Marty Baron, interpretato da Liev Schreiber già fratello cattivo di Wolverine, scatena la squadra di Keaton, composto dalla graziosa Sacha Pfeiffer di Rachel McAdams e dall'aggressivo Mike Rezendes di Mark Ruffalo, già Hulk, che mette a soqquadro la città, divisa tra preti pedofili, vittime sotto shock, e avvocati che ci hanno fatto i soldi. Alla fine, quando l'editore manda il giornale in stampa, i vecchi giornalisti non potranno che commuoversi pensando ai tempi gloriosi della professione.
Assolutamente da registrare, Rai 4 alle 21, 20, l’horror nordico “The Innocents” diretto tre anni fa dal norvegese Eskil Vog, il regista di “la persona peggiore del mondo” con Rakel Lenora Fløttum, Alva Brynsmo Ramstad, Sam Ashraf, Mina Yasmin Bremseth Asheim, dove un gruppo di bambini ha poteri soprannutarali che non mostrano agli adulti. Critiche strepitose. Canale Nove alle 21, 25 propone “Parker”, thriller diretto dal bravo Taylor Hackford con Jason Statham, Jennifer Lopez, Nick Nolte, Michael Chiklis, Clifton Collins jr. Statham interpreta il celebre personaggio dei romanzi di Donald Westlake (che si firmava Richard Stark) più volte trattato dal cinema americano.
Torna su Tv8 alle 21, 30 “Vi presento Joe Black”, drammone capitalistico diretto da Martin Brest con Brad Pitt in versione Lucifero, Anthony Hopkins magnate della tv, Claire Forlani, Jake Weber, Marcia Gay Harden. Dura 180 minuti. Cone le pubblicità inserite finite di vederlo domattina. Passiamo alla seconda serata con il secondo film di Emanuele Crialese, “Respiro” con Valeria Golino, Vincenzo Amato, Francesco Casisa, Veronica D'Agostino, Filippo Pucillo, Rai Movie alle 22, 55.
Il film, premiato alla Semaine de la Critique a Cannes, dove eravamo anche io e Freccero con “Bella ciao”, lanciò Crialese e il suo cinema fortemente mediterraneo. Ambientato tutto a Lampedusa, prima degli sbarchi, è una piccola storia di un ragazzo che si divide tra il padre e una madre considerata scandalosa. Allora fece molto colpo. Italia 1 alle 23 propone un altro action con Bruce Willis, “Hostage” di Florent-Emilio Siri con Bruce Willis, Kevin Pollak, Jimmy Bennett, Michelle Horn, Ben Foster, Jonathan Tucker.
Cielo alle 23, 10 passa il ben più di culto “Il dio serpente”, erotico-esotico diretto da Piero Vivarelli con una stupenda Nadia Cassini nudissima, Beryl Cunningham, Sergio Tramonti, Galeazzo Benti, Arnaldo Palacios. Lo presentammo per la rassegna del 2008 “Italian Kings of B’s” a Venezia con Quentin Tarantino come ospite. Per Piero fu una bella soddisfazione. Su Rai4 alle 23, 20 trovate l’horror spagnolo “Marrowbone – Oscuri segreti” di Sergio G. Sánchez con Anya Taylor-Joy, Charlie Heaton, Mia Goth, George MacKay, Kyle Soller, Robert Nairne. Non male.
Su Canale Nove alle 23, 35 mi sembra un film di superculto sui campioni di braccio di ferro “Over the Top”, diretto in America dall’israeliano king pf B’s Menahem Golan con Sylvester Stallone che fa il camionista forzuto, David Mendenhall, Susan Blakely, Robert Loggia. Stallone spiegò così perché fece il film “"Menahem Golan continuava a offrirmi sempre più soldi, finché alla fine ho pensato: 'Che diavolo, nessuno lo vedrà!'".
Venne pagato ben 10 milioni di dollari, che allora era una cifra astronomica. Stallone disse anche che lui lo avrebbe diretto in maniera del tutto diverso. Il suo personaggio, Lincoln Hawk, era ispirato a un vero camionista campione di braccio di ferro, John Brzenk. Il suo rivale, Rick Zumwalt, venne pagato 10 mila dollari solo per radersi tutti i capelli. Alla fine il film incassa 16 milioni di dollari. Non fu un successo.
ALBERTO SORDI NAVIGATORE SOLITARIO I NUOVI MOSTRI
Su Cine 34 alle 23, 35 ritroviamo “I nuovi mostri”, sorta di sequel de “I mostri” di Dino Risi con episodi diretti oltre che da Risi anche da Mario Monicelli e Ettore Scola. Protagonisti sono Vittorio Gassman, Ornella Muti, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Yorgo Voyagis. Occhio al celebre episodio sordiano “Il malconcio”. Impossibile non ridere. Su Iris alle 23, 55 trovate “The Game” di David Fincher con Michael Douglas, Sean Penn, Deborah Kara Unger, Armin Müller-Stahl. Non era bello come “Seven”, il precedente film di Fincher. Su Rai Due alle 0, 10 passa “Achille Tarallo" di Antonio Capuano con Biagio Izzo, Ascanio Celestini, Tony Tammaro.
“La felicità è una spigola al forno con il contorno”. E’ raro trovare una commedia così svitata e simpatica come questa di Antonio Capuano, che per la prima volta si cimenta nel genere, e con un trio di protagonisti così bizzarro composto da Biagio Izzo, che è appunto Achille Tarallo, guidatore di autobus e musicista, mai visto così in parte e moderato, Ascanio Celestini come suo manager romano cialtrone e Tony Tammaro come il suo accompagnatore musicale e autore. Diciamo che siamo a Napoli, dove Tarallo guida l’autobus e vive con una moglie che non ama da tempo.
Seguendo però la sua vena artistica, con l’amico pianista Caffè, Tony Tammaro, compone canzoni in italiano, perché “l’italiano è come la vita in bella copia, è elegante”, anche se deve poi accettare le offerte di suonare a matrimoni di basso rango che gli procura il suo manager, Pennabic, cioè Ascanio Celestini. E’ la vita. Che Tarallo cerca di vivere al meglio, evitando le insidie del napoletano, al punto che sogna di cantare come Fred Bongusto in una delle scene di maggior culto del film. Poi un giorno incontra la bella badante della madre e le cose cambiano. Ma si inguaia con un matrimonio della figlia di un boss che non può rifiutare.
Tarallo però cerca di dare un senso alla sua vita al di là di Napoli, della sua musica e della sua lingua. Vitale, curiosa, piccola commedia, molto inventiva che dimostra quanto Capuano ancora sia interessato a una sperimentazione di generi e di attori al di là delle solite ovvietà e a Napoli vista sotto angolazioni diverse. Biagio Izzo è piuttosto sorprendente e Ascanio Celestini fa molto ridere.
desideri e voglie pazze di tre insaziabili ragazze 1
Bellissimo thriller psicologico, almeno nel ricordo del tempo e grande confronto tra attori, “L’assoluzione” diretto da Ulu Grosbard con Robert De Niro, Robert Duvall, Cyril Cusack, Burgess Meredith, Kenneth McMillan, Rai Movie alle 0, 35, dove si confrontano due fratelli, uno prete, De Niro, e l’altro poliziotto, Duvall. Cielo all’1 ripropone l’erotichello anni ’60 “Desideri, voglie pazze, di tre insaziabili ragazze” di Jozef Zachar con Sieghardt Rupp, Ernst Stankovski, Edwige Fenech, Angelica Ott, Barbara Capell. Meglio il titolo del film.
Cine 34 schiaffa all’1, 35 un capolavoro comico come “L’allenatore nel pallone” di Sergio Martino con Lino Banfi, Gigi Sammarchi, Andrea Roncato, Licinia Lentini, Giuliana Calandra. Certo, lo abbiamo visto tutti… Rai Due alle 2 propone l’ottimo film di boxe italiano “Tatanka”, diretto dall’emergente (allora) Giuseppe Gagliardi, che sarà il fortunato regista della bella serie “1992-1993-1994”, con Clemente Russo, Rade Serbedzija, Giorgio Colangeli, Carmine Recano, Susanne Wolff. Produce il mitico Galliano Juso.
Rete 4 alle 2, 25 passa il noir “L’estate impura” di Pierre Granier-Deferre con Philippe Noiret, Guy Marchand, Anne Roussel, Marie Trintignant, Laura Betti. Chiudo col melo napoletano “Cento serenate” diretto da Anton Giulio Majano con Maria Fiore, Giacomo Rondinella, Gérard Landry, ALberto Talegalli, Nino Vingelli, Rete 4 alle 4, 05, dove una fioraia si scontra con il ricco proprietario americano di un pastificio napoletano… Mi sa che l’ho visto…
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