Marco Giusti per Dagospia
Ieri, ahimé, seguendo i miei stessi consigli, mi sono visto su Amazon “Uncle Frank” di Alan Ball con Paul Bettany. Veramente niente di che.
Una storiellina edificante di un professore di letteratura newyorkese che non vuole confessare alla famiglia della South Carolina, siamo nel 1974, di essere gay e di vivere con il barbutissimo Wally, il libanese Peter Macdissi di “Six Feet Under”, qui arabo con parruccone.
Alla morte del padre bifolco, il professore scenderà in auto con la nipotina adorata e con Wally giù a sud, anche per chiarire le cose.
A metà viaggio, però, lo spettatore medio ha mollato il film per scarso interesse.
Decisamente superiore in tutto il suo trashismo il fumettone copiatissimo dai film di vendetta di Liam Neeson, ma divertente, “La belva” di certo Ludovico Di Martino, classe 1992, diplomato al CSC, già regista della serie “Skam”, prodotto da Matteo Rovere e da Warner Bros, con un Fabrizio Gifuni barbutissimo ma rasato a zero che fa il reduce di mille guerre con qualche problema di capoccia che cura con pillole su pillole.
Tornato a pezzi dal Medio Oriente, dove non ha vissuto bene il disastro di una sua missione, il capitano Leonardo Riva, appunto Gifuni, separato dalla moglie, vive per i figli, quando non si capisce bene chi, gli rapisce la figlioletta boccoluta.
E lui parte alla sua ricerca carico di rodimento. Bang! Bang! Si prenderà un coltello in pancia, qualche colpetto qua e là, ma è un eroe di guerra e nulla lo fermerà.
Dietro di lui c’è il vice questore aggiunto Lino Musella, coi baffi alla Eduardo, un figlio più grande senza espressione, la moglie sofferente. Tremendissimo, anche perché lo spettatore capisce subito cosa accadrà nella scena successiva, ma di questi tempi si vede e si digerisce in fretta.
Già entrato in classifica dei più visti di Netflix. E Gifuni ha le carte in regola per diventare il nostro eroe cazzuto seriale, basta con ruoli altoborghesi da industriale, avvocato, medico, e chealtronesoio.
Avviso che su Amazon già ieri si poteva vedere “Time”, bellissimo documentario di Garrett Bradley su una donna che passa vent’anni nel tentativo di liberare di prigione il marito, schiaffato in prigione con una pena di 60 anni per aver commesso una rapina in un momento di disperazione. Lo so. La trama è un po’ pesante.
gabriella pession carlo verdone l'amore e' eterno finche' dura
Stasera in chiaro potete rifarvi con una commedia di Carlo Verdone tutta dedicata ai matrimoni scoppiati, “L’amore è eterno finché dura”, Cine 34 alle 21. Ci sono anche Laura Morante come la moglie isterica di Carlo, che fa l’ottico a Piazza Esedra, Stefania Rocca come la possibile nuova fiamma, e Rodolfo Corsato come l’amico del cuore. Ricordo che aprì un nuovo corso nel cinema di Verdone, più realistico, diciamo.
Su Iris alle 21 passa un capolavoro della nostra gioventù, visto mille volte, ma sempre meraviglioso, “Sentieri selvaggi” con John Wayne come Ethan Edwards, reduce della Guerra Civile, che ha perso, che si butta alla ricerca della nipotina rapita dagli indiani insieme a un mezzo sangue, Jeffrey Hunter. La ricerca durerà anni e il mezzosangue, e con lui lo spettatore, si renderanno conto del razzismo e delle contraddizioni del personaggio di Ethan.
Quando poi troveranno la nipotina, diventata la bellissima Natalie Wood, le cose si complicheranno, perché Ethan ritenendola ormai un’indiana potrebbe ucciderla. Ricordo che quando lo mandava in onda la Rai, al film vennero tolte delle scene piuttosto truci dove Ethan cavava gli occhi agli indiani morti, ad esempio.
Scene che, una volta tolte, avrebbero alleggerito il film, ma anche reso meno comprensibile il ritratto di Ethan, cioè del suo razzismo, che è il male che si porta dietro assieme al senso di sconfitta per una guerra persa. E che non puoi togliere se vuoi rispettare il senso del film. Ma il film vive anche di mille personaggi minori, come il vecchio Mosè di Hank Worden, che leggo ispirato a un vero cacciatore di indiani mezzo pazzo chiamato Mad Mose.
pierce brosnan salma hayek il fidanzato di mia sorella
O di citazioni western, come l’omaggio a Harry Carey, scomparso da poco, protagonista dei muti western di Ford, facendo prendere a John Wayne la sua tipica posizione accanto alla porta di casa con una mano sul braccio.
Tra le storie di set è celebre quella dello scorpione che morse John Ford durante le riprese. Cosa avrebbe fatto la produzione se il regista moriva? John Wayne entrò nel camper di Ford e ne riuscì con la frase “E’ O.K. John sta bene. E’ lo scorpione che è morto”.
Molte le storie sulla generosità di John Wayne sul set.
Salvò una bimba Navajo malata di polmonite offrendo alla famiglia il suo aeroplano privato per portarla dal deserto all'ospedale. Bloccò le riprese per permettere a un’attrice Navajo di andare al matrimonio del figlio. Non amato da Tarantino, ma da Godard, Milius, Spielberg, e da tutti i cinefili over 60. Imperdibile.
Se volete qualcosa di più leggero vedo che fanno su Rai Movie alle 21, 10 “Il fidanzato di mia sorella” di Tom Vaughan con Pierce Brosnan, Salma Hayek e Jessica Alba. O “Butter” di Jim Field-Smith con Olivia Wilde, Hugh Jackman e Jennifer Garner, Cielo alle 21, 20, mai visto.
Ho trovato carino, anche se non è riuscitissimo, “Seven Sisters” del norvegese Tommy Wirkola, Rai 4 alle 21, 20, con Noomi Rapace che interpreta le sette sorelle, tutte identiche, che cercano di sopravvivere a una società del futuro che non permette alle famiglie di avere più di un figlio. Loro fanno finta di essere sempre la stessa.
Nessuna pietà, invece, per il terribile “Berretti verdi” diretto da John Wayne, con un aiuto di Michael Curtis sembra, in piena guerra del Vietnam. Lo detestammo allora e lo detesto anche oggi. Lo passa Iris alle 23, 50. Divertente, ma con parecchie pecche, tutte perdonabili “Notti magiche” di Paolo Virzì, Rai Movie alle 00, 35, ritratto di più generazioni di sceneggiatori italiani ottenuto sfruttando i ricordo di Virzì e dei suoi coautori, Francesca Archibugi e Francesco Piccolo. Tre giovani scrittori, Irene Vetere, Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, si ritrovano nella Roma di Gillo, Ettore, Furio, Leo, Cau… gli uomini di cinema che si ritrovano tutti da Otello il mercoledì.
Anche se alcuni, come Dino Risi, avevano smesso di andarci perché facevano le scommesse su chi sarebbe stato il prossimo a lasciare per sempre la compagnia. L’aspetto più riuscito e divertente di “Notti magiche” è proprio la raccolta di figurine che lo spettatore cinéfilo deve riconoscere.
Ecco Ennio De Concini, lo fa Paolo Bonacelli, con la sua squadra di “negri” chini a scrivere sceneggiature su sceneggiature. Me lo raccontò anche Vincenzo Cerami. Preciso. Ecco Furio Scarpelli, qui Robert Herlitzka, che dispensa battute e massime storiche, ma nessuno può parlare alla sua allieva prediletta.
Magari un giorno scriverà Mignon è partita. Emmanuele Salce il presenzialista che non si sa bene cosa faccia e si imbuca ovunque. Ancora… il produttore cialtrone Leandro Saponaro interpretato da Giancarlo Giannini, volgarissimo, che si è mosso tra commedia sexy, poliziotteschi e film d’autore, che ora sogna un grande ritorno.
Per giunta ha lasciato la moglie, Simona Marchini, e si è messo con una svampitissima ragazza coccodé, interpretata da Marina Rocco. Un mischione di tanti produttori romani che ben conosciamo…
serena grandi desiderando giulia
L’unico film della serata un po’ zozzone è “Desiderando Giulia” di Andrea Barzini, Cine 34 alle 00, 45, sorta di Senilità di Italo Svevo riadattata al genere sexy letterario.
Serena Grandi, che fa la Giulia da desiderare, si divide tra il malcapitato Johan Leysen, già protagonista di “Je vous salue, Marie” di Jean-Luc Godard, e un Sergio Rubini che sembra impaurito dalle tettone dell’attrice.
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La scena clou vedrà lei nuda attaccata a una colonna divisa fra i due maschi.
Barzini non era adatto al genere. Tra i film della notte, vedo che fanno “Il magnifico cornuto” di Antonio Pietrangeli con Claudia Cardinale e Ugo Tognazzi, Rai Movie alle 2, 50, che non è il miglior film di Pietrangeli, un western che non ho visto, “Massacro a Phanton Hill” del modesto Earl Bellamy, Iris alle 2, 20, con Robert Fuller, Jocelyn Lane e il grande Dan Dureya, e un ottimo “Coriolano, eroe senza patria” di Giorgio Ferroni con Gordon Scott, Alberto Lupo e Lilla Brignone, Cine 34 alle 3, 35.
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Ma sarei molto tentato, alla stessa ora, da “I tre fuorilegge”, piccolissimo western di Sam Newfield con Neville come Butch Cassidy, Alan Hale jr come Sundance Kid e Bruce Bennett come Bill Carver che decidono di lasciar perdere la vita da banditi e andarsene in Messico. Solo che mettono i soldi in una banca che viene tosto rapinata. Sfiga. Dovranno riprendere la vecchia professione di fuorilegge. Buona notte.
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