DUE TESTIMONI POSSONO RISOLVERE IL MISTERO DI VIA POMA – NEL DOCUMENTARIO, IN ONDA STASERA SU RAI2, SUL CASO DI SIMONETTA CESARONI, UCCISA A ROMA IL 7 AGOSTO 1990, C'È IL RACCONTO INEDITO DI UNA COLLEGA DELLA VITTIMA CHE GETTA OMBRE SULL'ALLORA PRESIDENTE REGIONALE DEGLI “OSTELLI DELLA GIOVENTÙ”, FRANCESCO CARACCIOLO DI SARNO (MORTO NEL 2016) – PARLA ANCHE UN RESIDENTE DI VIA POMA CHE NEL POMERIGGIO DEL DELITTO FECE UN INCONTRO DAI RISVOLTI INQUIETANTI… 

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Estratto dell’articolo di Giacomo Galanti e Leonardo Meuti per “la Repubblica”

 

VIA POMA UN MISTERO ITALIANO - DOCUMENTARIO VIA POMA UN MISTERO ITALIANO - DOCUMENTARIO

Tre grandi sospettati, un lungo processo, nessun colpevole. È un rebus che dura da oltre 30 anni quello di via Poma, piccola strada nel quartiere della Vittoria a Roma dove il 7 agosto 1990 fu uccisa la ventenne Simonetta Cesaroni. Il suo corpo massacrato da 29 coltellate fu ritrovato nell’ufficio regionale dell’associazione degli Ostelli della gioventù dove lavorava come segretaria contabile.

 

[…] ci sono alcuni elementi mai presi in considerazione che potrebbero contribuire a risolvere il caso. Elementi messi in luce nel documentario “Via Poma. Un mistero italiano”, prodotto da Gedi Digital in collaborazione con Rai Documentari in onda stasera in prima serata su Rai 2. Il racconto parte da due testimonianze inedite. La prima è quella di una ex dipendente della stessa associazione per cui lavorava la vittima.

 

Dalle sue parole emergono alcuni dettagli importanti soprattutto sul ruolo controverso dell’allora presidente regionale degli Ostelli della gioventù, Francesco Caracciolo di Sarno. Proprio di recente su Caracciolo, morto nel 2016, sono affiorati alcuni dubbi sull’alibi. La seconda è invece quella di un residente a due passi da via Poma che proprio nel pomeriggio del delitto fece un incontro dai risvolti inquietanti.

 

simonetta cesaroni 5 simonetta cesaroni 5

La vicenda è scandita dalle tre grandi “svolte” del caso. Una pochi giorni dopo il delitto, quando il portiere del palazzo, Pietrino Vanacore, viene arrestato. Ma su Vanacore, che si suiciderà in circostanze misteriose, non ci sono prove. Il secondo a essere sospettato è poi Federico Valle, nipote di un celebre architetto che abitava all’ultimo piano del comprensorio. Ma anche il ragazzo viene prosciolto. Passano 20 anni e arriva l’ultimo colpo di scena: l’ex fidanzato della vittima, Raniero Busco, va a processo incastrato dal Dna e da un presunto morso.

 

Si tratta di un altro buco nell’acqua perché Busco viene assolto.

Nel documentario emerge una dimensione mai esplorata dove si muovono oscuri personaggi che non hanno detto tutto quello che sapevano. O che addirittura hanno sempre mentito. Perché in pochi conoscono il muro di gomma fatto di bugie, mezze verità e depistaggi eretto intorno al palazzo e all’ufficio per impedire di sapere quel che è successo davvero quel pomeriggio di 33 anni fa. Inoltre, è evidente come alcuni errori o dimenticanze abbiano escluso a priori una cerchia di soggetti che il 7 agosto potevano essere presenti in via Poma.

 

IL PALAZZO DI VIA POMA 2 DOVE E MORTA SIMONETTA CESARONI IL PALAZZO DI VIA POMA 2 DOVE E MORTA SIMONETTA CESARONI

L’intera storia, che ha come narratore principale il vicedirettore di Repubblica Carlo Bonini, è stata ricostruita attraverso un ricco materiale d’archivio che mostra quanto il caso abbia catturato l’attenzione dell’opinione pubblica. In tv uno dei primi a occuparsene è stato Corrado Augias in una puntata di “Telefono giallo”, intervistato per questa occasione. Lo stesso vale per Franca Leosini che sul delitto ha condotto una puntata di “Ombre sul giallo”.

 

Sul caso, riaperto dalla Procura di Roma nel 2022, nel documentario intervengono alcuni dei protagonisti. Molti però mancano all’appello. Alcuni perché sono morti, altri perché non vogliono parlare. Dopo 33 anni, il delitto di via Poma fa ancora paura.

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