luca de meo carlos tavares john elkann emmanuel macron renault fiat

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE

DAGOREPORT

CARLOS TAVARES JOHN ELKANN

Macron ha una pazza idea: la fusione tra Stellantis e Renault. L’operazione è più di una suggestione. Se n’era parlato già più volte. A inizio anno, come riportava il “Corriere della Sera” (vedi articolo a seguire), ma anche cinque anni fa.

 

Era il 2019 quando, prima dell’operazione Fiat-Psa, la casa torinese stava per chiudere l’accordo con il primo gruppo francese. Poi tutto saltò improvvisamente, principalmente per l’opposizione del governo di Parigi e dei giapponesi di Nissan (con cui Renault ha una partnership di lunghissima data).

 

EMMANUEL MACRON RENAULT

A quel punto Yaki tirò fuori dal cassetto il piano B e si rivolse a Carlos Tavares, ad di Peugeot, ora al timone di Stellantis. È proprio intorno alla successione del manager portoghese che ruota l’operazione pensata sull’asse Eliseo-Lingotto.

 

Il mandato di Tavares scade nel 2026 ed è già stato deciso che non sarà confermato. Non solo perché il lusitano se ne vuole andare, ma anche perché dietro le quinte si lavora a un’operazione ben più articolata: creare un colosso mondiale, in grado, potenzialmente, di scalzare la giapponese Toyota dal vertice del podio dei costruttori globali (e sicuramente superare Volkswagen dal vertice di quelli europei).

 

CARLOS TAVARES EMMANUEL MACRON

È un vecchio pallino di Sergio Marchionne: l’unica soluzione per sopravvivere, era diventare più grandi possibile. Del resto, l’automotive europeo sta vivendo una fortissima crisi. I big non reggono la concorrenza dei gruppi cinesi, che possono godere di una manodopera a bassissimo costo (i pregi delle dittature: zero sindacati) e del monopolio della catena di produzione.

 

A soffrire è soprattutto la Germania: Volkswagen sta chiudendo impianti a rotta di collo, Mercedes sta liquidando la controllata cinese. Ma anche Italia e Francia non se la passano affatto bene. Per questo a Macron s’è (ri)accesa la lampadina: a portare a termine l’operazione potrebbe essere un “marchionniano” doc: l’italiano Luca De Meo, attualmente ad di Renault, ex manager Fiat negli anni d’oro del manager italo-canadese.

 

luca de meo

L’operazione torna d’attualità oggi, dopo la nascita del governo Barnier in Francia: Macron è convinto che, senza quel comunista di Melenchon nei palazzi del potere, nessuno possa opporsi. Gli unici guai potrebbero arrivare dall'Antitrust, che annusato il quasi monopolio del maxi-conglomerato avrebbe gioco facile a intervenire. 

 

Su questo punto, però, tutto è in movimento. Da un lato, Ursula von der Leyen, coerentemente alle indicazioni del Rapporto Draghi, vuole tagliare gli artigli all'Antitrust europeo, dopo il periodo interventista di Margrethe Vestager, pur di favorire la creazione di "colossi europei".

 

Dall'altro, questo eventuale top player dell'automotive finirebbe tra le chiappe della tedesca Volkswagen. Facile immaginare qualche telefonata a Bruxelles da parte dei "falchi" di Berlino, già in fibrillazione per l'assalto dell'italiana Unicredit a Commerzbank.

 

Di sicuro, il dossier mette d’accordo gli azionisti, soprattutto John Elkann, sfinito dalle rotture di cojoni dei sindacati, delle trattative con Adolfo Urso, eccetera. Meglio vendere, o incassare i lauti dividendi che garantirà la futura quota azionaria del maxi-gruppo, lasciando ad altri la grana di gestire l’azienda.

 

colloquio tra john elkann e sam altman all italian tech week di gedi 4

Il nipote di Gianni Agnelli non vede l’ora di mollare gli ormeggi, liberarsi della zavorra italiana e veleggiare verso New York o Londra, per fare quello che desidera, e peraltro sa fare benissimo: investimenti e acquisizioni in “altri rami”, come lusso, sanità, alta tecnologia. Più Sam Altman, meno Maurizio Landini.

 

Una svolta che lascerebbe le mani libere agli Agnelli anche sull’editoria: se quel poco che resta dell’industria automobilistica italiana passa davvero e definitivamente in mano ai francesi, che ci fa John con “Repubblica” e “Stampa”? Perché continuare a litigare inutilmente con quei vecchi arnesi del cdr di Largo Fochetti?

 

maurizio molinari john elkann

STELLANTIS, IPOTESI DI MATRIMONIO: LA FRANCIA LA VUOLE CON RENAULT

Estratto dell'articolo di Stefano Montefiori per www.corriere.it – 4 febbraio 2024

 

Due anni di tempo per fare un ultimo grande colpo, prima della pensione. Il mandato di Carlos Tavares alla guida di Stellantis scade nella primavera del 2026, e c’è spazio per un’ulteriore operazione di «consolidamento», secondo la sua definizione.

 

emmanuel macron Michel Barnier

Insomma un’altra fusione/acquisizione da parte di un gruppo che ha già nel portafoglio 14 marchi, ma potrebbe volerne ancora. Tavares non indica esplicitamente Renault (un matrimonio a cui starebbe pensando, secondo fonti finanziarie, il governo francese di Macron) né alcun altro costruttore, ma nell’intervista a Bloomberg di qualche giorno fa si è guardato bene dall’escludere qualsiasi ipotesi [...]

 

[...] Intanto, la constatazione che il mercato dell’automobile è «un mondo darwiniano», secondo l’espressione più volte usata dallo stesso Tavares: solo i migliori sopravviveranno allo sconvolgimento provocato dalle auto cinesi che stanno invadendo l’Europa. «Se l’industria automobilistica non si muove, è destinata a sparire sotto l’offensiva cinese.[...] noi di Stellantis dobbiamo tenerci pronti. Chi non fa i compiti in materia di riduzione dei costi finirà in malora».

john elkann al festival dell economia di torino 4

 

[...]  Tavares potrebbe approfittare della ricca tesoreria che accompagna le operazioni del gruppo dall’inizio dell’avventura nel 2021. «La montagna di cash del gruppo gli offre un certo confort e alcune opzioni», ha detto al quotidiano economico Les Echos Michael Tyndall, analista di HSBC, che valuta la tesoreria netta di Stellantis a 26,5 miliardi di euro a fine 2023.

 

MARGHERITA AGNELLI JOHN ELKANN - ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO

Anche per questo il ceo di Stellantis può dire «se vedete che le mie cifre sono a un livello adeguato, potete concludere che sono favorevole a qualsiasi tipo di consolidamento». Resterebbe da convincere l’antitrust di Bruxelles, che anni fa bocciò la fusione Alstom-Siemens ma — i tempi sono cambiati — potrebbe concedere il via libera in funzione anti-cinese. Il governo francese ripete «no comment» e anche un portavoce di Stellantis Italia dice «non commentiamo speculazioni infondate».

 

CARLOS TAVARES JOHN ELKANN

luca de meo ai tempi in cui lavorava per lancia

[...] Ma è lo stesso Tavares a rivolgere lo sguardo su Renault, quando dice di seguire con curiosità le mosse della casa rivale francese, non nascondendo le perplessità sulla scelta del ceo italiano Luca de Meo di separare le attività nelle due divisioni Horse (motori termici) e Ampere (auto elettrica e software). Lunedì scorso Ampere avrebbe dovuto essere quotata in Borsa, ma all’ultimo momento Renault ha rinunciato. Tavares osserva, e per sua stessa ammissione si tiene pronto.

JOHN ELKANN A SAINT MORITZjohn elkann - exor

CARLOS TAVARES JOHN ELKANN

JOHN ELKANN CON LA MADRE MARGHERITA AGNELLI AL SUO MATRIMONIO CON LAVINIA BORROMEO john elkann lavinia borromeo funerale di ira von furstenberg (3)MACRON RENAULTluca cordero di montezemolo sergio marchionne e luca de meoCarlos Ghosn e Emmanuel Macron renaultjean dominique senard con emmanuel macron

CARLOS TAVARES JOHN ELKANN - STELLANTISJohn Elkann, Carlos Tavares, Luca Napolitano con la nuova lancia Ypsiloncarlos tavares john elkann

Ultimi Dagoreport

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…