ELLROY CONFIDENTIAL: “SCRIVO PER I SOLDI E PERCHÉ COSÌ LE DONNE MI AMANO” – ‘’LA LETTERATURA NON MORIRA’ FINO A CHE ESISTERANNO DISGRAZIATI O SESSUOMANI CHE AFFRONTERANNO LE COSE PIÙ BUIE DELLA NOSTRA ESISTENZA”

Ellroy annuncia che nel 2015 uscirà un suo nuovo libro, Perfidia (tradimento in spagnolo), che sarà l’inizio di una nuova trilogia: “Adesso mi chiedono anche di scrivere sceneggiature per le serie tv. Lo faccio, per soldi ovviamente ma voglio scrivere grandi romanzi e basta. Il mio maestro? Beethoven, il più grande e geniale artista della storia”…

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Intervento di James Ellroy al Festival Collisioni pubblicato da “Il Fatto Quotidiano

 

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   Vedervi così tanti, qui, a questo festival, mi fa venire in mente un film di Federico Fellini, Amarcord. Vi ricordate quando la famiglia si riunisce in campagna e da Milano arriva anche il cugino matto, il cugino Luigi? Bene, a un certo punto il cugino Luigi scappa, si arrampica su un albero e comincia a gridare: “Voglio una doooooonnaaaa”. Ecco, io in questo momento mi sento così. Voglio una doooonnaaa, una donna italiana. Perché vi racconto questo? Tra un po’ ve lo spiego. Intanto vi dico che sto scrivendo un nuovo libro, che uscirà nel 2015.

 

Si chiama Perfidia, è l’inizio di una nuova trilogia. Perfidia significa tradimento in spagnolo. Ed è anche il titolo di una famosa canzone di una band Anni 40. Ve la canto: “Perfidiaaaa….”. Saremo di nuovo negli Stati Uniti, a Los Angeles, un mese dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. I giapponesi hanno attaccato Pearl Harbour e gli americani di origine giapponese vengono rinchiusi in campi di concentramento. Parlerò di loro.

 

James Ellroy James Ellroy

   INSOMMA, continuo a fare quello che so fare, scrivere romanzi. Non sono bravo a governare le redini tra eventi storici e invenzione. Diciamo che la storia americana è stata parecchio gentile con me, mi limito a reintepretare, a reinventare. Però più che la storia mi interessa il modo in cui l’infrastruttura segreta dell’umanità si intreccia e si rapporta con la storia, con i grandi eventi.

 

Pensate a un uomo che incontra una donna a Dallas proprio il giorno dell’assassinio di Jfk. Immaginate le possibilità se uno non viene intrappolato nel dover descrivere i fatti così come sono realmente accaduti. Il 22 novembre, la data, è la sola cosa reale. A condizione che chi legge di fatto si immedesimi insieme a me nella credibilità di ciò che racconto, posso fare il cazzo che mi pare.

 

La chiamano invenzione, fiction. Questo è American tabloid. Non ho interesse a descrivere l’omicidio di Jfk in termini reali. Lo aveva già fatto Don Delillo, un intrigo cospirativo tra esiliati cubani, disgraziati della Cia, la mafia italiana. Ho letto quel libro, era così bello che pensavo che non avrei potuto scrivere nulla di più. Poi l’ho fatto lo stesso, sulla base di un delitto con motivazione politica, un pretesto per descrivere la storia americana dal 1958 al 1978.

James Ellroy James Ellroy

 

   Non ho idea di cosa possano servire i miei romanzi. Voglio scrivere grandi romanzi e basta. Il mio maestro è stato un musicista, non uno scrittore. Si chiama Beethoven, il più grande e geniale artista della storia. Ebbene sì, sono stato colpito dalla megalomania che avevo solo 12 anni e nello sbocciare della meraviglia dello scrivere mi sono identificato in Beethoven. Il massimo. Sopra di lui non esiste nessuno.

 

Da americano, poi, impazzisco per il potere, volevo scrivere libri fantastici per esplorare argomenti bellissimi. Parlare dei concetti di nazione, guerra, pace, identità nazionale, inevitabilità della morte, le infinite possibilità dell’amore, per darci un titolo, potremmo dire esperienza della vita umana. Se non facessi tutto questo non sarei un seguace di Beethoven, da ambizioso romanziere americano non mi butterei in questo gioco colossale. E allora perché non provarci? Ci ho provato.

 

American tabloid American tabloid

   Poi me ne frega niente se le cose cambiano o no, spero che ci siano sempre cose da raccontare . Intanto che le cose accadono, io scrivo questi libri del cavolo. Una volta mi chiesero perché scrivi? Avevo appena finito di scrivere un libro lunghissimo, ero stanchissimo e mi fanno sta domanda del cavolo. Ho risposto dicendo la verità, forse un po’ bruscamente: scrivo perché così le donne mi amano. Ecco perché qui mi sento come il cugino Luigi: voglio una dooonnaaaa. E se poi vendo e faccio soldi e riesco ad avere un biglietto gratis per l’Italia è fantastico. Se poi cambio il mondo, se evito che qualcuno si suicidi, allora sono ancora più felice di scrivere.

 

LA Confidential LA Confidential

   IN AMERICA siamo fortunati, la letteratura è ancora molto forte e potente, i lettori sono in crescita. La letteratura non solo resisterà ma prevarrà, per il semplice motivo che il romanzo è la più grande forma d’arte esistente. Non c’è bisogno di nient’altro che della scrittura, non servono registi, costumisti , camere, scenografie, nulla di nulla. Prevarrà e si svilupperà fino a che esisteranno disgraziati o sessuomani che affronteranno le cose più buie della nostra esistenza.

 

Don Delillo Don Delillo

   Adesso mi chiedono anche di scrivere sceneggiature per le serie tv. Lo faccio, per soldi ovviamente. Si dice che per uno scrittore poter scrivere una serie tv è un’esperienza simile a un monogamo che dopo cinquant’anni di matrimonio fedele bacia per la prima volta un’altra donna. Sarà, ma non è la stessa cosa come scrivere romanzi. È sempre il romanzo che ho nel cuore.

 

   Non ho mai scritto libri che non volevo scrivere in quel momento. Lavoro sulla base della mia passione e che mi salta fuori casualmente, scrivo sull’abbrivio del mio amore per la vita e per la morte, del tuono e della possenza del suono che la vira ha dentro di me. Non posso farne a meno, devo mettere tutto nero su bianco. Ah, e voglio una donna.

Beethoven Beethoven

 

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