GILETTI DI BACCALA’ - "IO GRILLINO? LO DICE LA POLITICA CHE USA LA PAROLA POPULISMO COME UN ALIBI. MAI SOSTENUTO UNA PARTE POLITICA – L’ADDIO ALLA RAI? SONO STATI LORO CHE MI HANNO COSTRETTO A CAMBIARE. VOLETE SAPERE COME E’ ANDATA? CHIEDETELO A ORFEO - LA STORIA DI FABIO FAZIO CHE NON LA VOLEVA COME CONCORRENTE? CI SONO TANTE LEGGENDE…"

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massimo giletti massimo giletti

Alessandra Comazzi per la Stampa

 

Che succede, è la fatica che sta facendo a La 7?

«Parlo al telefono mentre corro lungo il Tevere, per tenermi in forma. E a La 7 non sto facendo fatica. Almeno fisica».

 

Non deve essere facile esultare per il 7% di share per chi faceva il 20: come sta l' ego?

«Benissimo, come i numeri della rete che mi ha dato fiducia e che adesso la domenica sera è la terza nazionale per ascolti».

 

«Non è l' Arena» ha debuttato sulla tv di Cairo due mesi fa: passata la buriana, può dire perché ha lasciato la Rai?

«Non sono stato io a voler lasciare la Rai, è stata la Rai che mi ha costretto a cambiare, e dunque a scegliere La 7. Certo, mi hanno aiutato nella scelta gli amici, Mentana, Minoli».

 

Com' è andata veramente?

«Questo lo deve chiedere al direttore generale Orfeo».

 

Ma lei lo saprà: motivi politici? Paura per la sua scarsa affidabilità in campagna elettorale?

massimo giletti massimo giletti

«Non gradivano avere a che fare con me. Posso dire in tutta sincerità di avere sempre avuto due soli punti di riferimento: la mia coscienza e il direttore di rete. Mi rendo conto che ero, che sono, una persona difficile da gestire».

 

Insomma, ai direttori di rete dava retta o no?

«A Leone, Del Noce, Mazza certo che sì, loro garantivano la mia autonomia e io garantivo ascolti.

Adesso sarei curioso di sapere a quanto vendono la pubblicità dentro Domenica in , che fa l' 11%.

massimo giletti mara venier mezzelani gmt massimo giletti mara venier mezzelani gmt

A questo punto del percorso, ritengo un bene inalienabile quello di lavorare in libertà. A La 7 godo di rispetto e libertà assoluti. È un grande traguardo, più importante dei numeri».

 

D' altronde neanche i numeri, in Rai, l' hanno messa al riparo: lei è un' anomalia o una mina vagante?

«Chi lavora solo per il prodotto è tutte e due».

 

A Rai 1 è cambiato il direttore: ore c' è Angelo Teodoli, uomo Rai. Cambierà qualcosa per lei?

«Di Teodoli ho stima, in Rai siamo cresciuti insieme. Ma io ho un contratto con Cairo».

 

Certo, ma fino a quando dura 'sto contratto?

«Spero in eterno. Anche se purtroppo di eterno in questo mondo non c' è nulla. Lo dimostra la mia vicenda».

 

E la storia di Fazio che non la voleva come concorrente domenicale?

massimo giletti tu si que vales massimo giletti tu si que vales

«In questo mondo ci sono tante leggende. Io credo a lui».

 

A La 7 fa più fatica a trovare gli ospiti?

«C' è Rai 1, la corazzata, che vive di ospiti, e gli ospiti sono importanti anche dal punto di vista economico. Chi gestisce quel metodo di lavoro non aiuta certo noi. E lo capisco pure. Però... finisce che sì, faccio molta fatica a lavorare. La scelta di libertà ha un prezzo, sapevo che l' avrei pagato».

 

Se il grande mercato, a volte nero, degli ospiti, non la favorisce, lei come reagisce?

«Lavorando. Non è l' Arena dura 4 ore e mezzo. Un grande sforzo non tanto per me quanto per la squadra. Nel passaggio dalla Rai ho perso sei persone, chi mi ha seguito fa sacrifici, di cui sono loro grato».

 

massimo giletti massimo giletti

Arriva Sanremo: tradizionalmente lei conduceva la domenica, all' Ariston, 30% di share.

«L' Ariston mi mancherà, ma su Sanremo potrei fare una puntata particolare».

Altri prossimi temi?

«Parleremo dell' ostentazione della ricchezza, interverrà Sonia Bruganelli, la moglie di Bonolis. Poi sto realizzando un lavoro importante su La7».

Verrà la Hunziker?

«Ci spero, ma sarà difficile»

 

GILETTI GILETTI

Perché? «Perché venire da Giletti è molto complicato...».

 

È vero che l' hanno allontanata perché temevano che in campagna elettorale fiancheggiasse il Movimento 5 Stelle?

«Lo dice la politica che non vuole cambiare e usa la parola populismo come un alibi. Mai sostenuto una parte politica. Forse hanno dato fastidio le mie battaglie contro i vitalizi, ma Tito Boeri, presidente Inps, la pensa come me. E non è un 5 Stelle».

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