Dal profilo Facebook di Giorgia Meloni
Guarda un po’ cosa riporta il quotidiano "Latina Oggi". L’attendibilissimo pentito dello scoop di "Repubblica" secondo il quale avrei consegnato 35 mila euro in una busta del pane a un clan di rom aveva “rettificato” le accuse nei confronti miei e di FDI già molto tempo fa.
È negli stessi atti utilizzati da "Repubblica" per gettare fango su di noi, ma evidentemente quella parte dei verbali non era piaciuta a chi doveva costruire accuse fondate sul nulla per attaccare l’unica forza di opposizione della Nazione. Che sorta di giornalismo è questo? Nessuno si vergogna per questo squallore?
RICCARDO, UN PENTITO AD OROLOGERIA CHE SCATENA L'IRA DI GIORGIA MELONI
IL VERBALE CHE TIRA IN BALLO LA MELONI
E' una Giorgia Meloni infuriata e indignata quella che attraverso un video lanciato sui social network replica alla notizia diffusa ieri relativa ad una presunta dazione di denaro da parte di qualcuno del suo staff per l'affissione dei manifesti elettorali alla vigilia delle elezioni politiche del 2013. «Eccoci puntuali all'appuntamento col fango gettato sul leader dell'unico partito di opposizione di questo Paese», taglia corto Giorgia Meloni nel video.
La fonte della notizia che ha turbato la leader di Fratelli d'Italia è il pentito di Latina Agostino Riccardo, che in un interrogatorio reso il 28 settembre 2018 davanti ai Pm Luigia Spinelli e Corrado Fasanelli aveva riferito di aver incontrato Giorgia Meloni insieme ad altri delinquenti del capoluogo prima di un suo comizio svoltosi nei pressi del centro commerciale Latina Fiori. A presentare la Meloni al gruppo di pregiudicati che si sarebbero dovuti occupare dell'attacchinaggio dei manifesti per conto del partito sarebbe stato il candidato alla Camera dei Deputati Pasquale Maietta.
«Maietta disse alla Meloni che noi eravamo i ragazzi che si erano occupati delle affissioni nelle campagne elettorali precedenti e che eravamo svelti anche nel procurare voti - riferisce Agostino Riccardo ai Pm - Poi sempre Maietta disse alla Meloni che c'era bisogno di pagare i ragazzi presenti per la campagna elettorale, e la Meloni gli rispose di dire a noi che avremmo dovuto parlarne con il suo segretario».
Sempre stando a quanto riferito dal pentito, il fantomatico segretario avrebbe dato loro appuntamento per i giorni successivi in una stazione di servizio di carburanti di Roma dove avrebbe consegnato la somma di 35.000 euro contenuti in una busta di carta per il pane prima di allontanarsi a bordo di una Volkswagen di colore scuro.
«E' curioso che nessuno mi abbia cercata per chiedermi se avessi qualcosa da dire relativamente a questo episodio e che la notizia sia passata così, senza un tentativo di verifica - ha sottolineato Giorgia Meloni - Sarebbe bastato telefonarmi per sapere che non ho mai avuto un uomo come segretario, che il mio staff non ha mai utilizzato auto Volkswagen, che nel 2013 il nostro partito non aveva molto denaro e che nessuno si sarebbe sognato di spendere 35.000 euro per una campagna di affissioni in un capoluogo di provincia, semplicemente perché non disponevamo di quella somma. Ho la netta impressione che questo sia nient'altro che un tentativo di delegittimare Fratelli d'Italia in un momento di grande crescita del partito. Non vedo altrimenti la ragione per cui questi verbali, resi tre anni fa, siano venuti fuori proprio adesso, e senza che vi sia qualche persona indagata per quel fatto riferito dal pentito».
A suffragio di quanto sostiene la leader di Fratelli d'Italia, interviene lo stesso Agostino Riccardo con una dichiarazione rilasciata due mesi dopo la precedente, il 7 dicembre 2018, al Pm Barbara Zuin. «Voglio precisare una cosa sulla quale ho pensato a lungo. Ho riferito del pagamento di 35.000 euro che ho ricevuto da un signore per la campagna elettorale del 2013 in favore di Pasquale Maietta. Ho ricordato che prima di ricevere i soldi, vi era stata la presentazione da parte della Meloni di Maietta quale candidato, avvenuta presso il centro commerciale Latina Fiori. Noi eravamo presenti, ma ovviamente in disparte. C'era molta gente, diversi esponenti politici e diverse persone dello staff della Meloni. Tra queste era presente l'uomo che mi ha consegnato i 35.000 euro all'Eur».
E' un'altra narrazione. Nessuna presentazione, nessuna richiesta di denaro «in diretta», nessuna indicazione di rivolgersi a questo o quel segretario. E soprattutto, nessun seguito investigativo, visto che non c'è neppure prova che quella dazione di denaro sia avvenuta. Il che consente a Giorgia Meloni di concludere così: «Credo di operare in un Paese democratico e sono convinta che l'Italia non sia il Myanmar, dove si possono fare colpi di stato arrestando il leader del partito che ha vinto le elezioni e che era alla guida del Governo».