Estratto da R. Es. Per il Messaggero – Estratti
L'inchiesta giudiziaria che la settimana scorsa ha scatenato un terremoto politico in Portogallo, spingendo il primo ministro António Costa a dimettersi, si è rivelata ancora di più un flop. Ieri, infatti, gli imprenditori e politici indagati e tenuti in stato di fermo nell'ambito dell'operazione «influencer» sono stati tutti scarcerati.
Domenica, al termine di tutti gli interrogatori, il pubblico ministero aveva chiesto la carcerazione preventiva per Vítor Escária, capo di gabinetto del primo ministro, e per il consulente Diogo Lacerda Machado, mentre per il sindaco socialista di Sines, Nuno Mascarenhas, era stata chiesta la sospensione dall'incarico. Il giudice ha invece deciso di sottoporli a misure cautelari più lievi, come l'obbligo di firma, il divieto di espatrio o il pagamento di una cauzione.
Inoltre, fatto ancor più rilevante, il giudice istruttore ha fatto cadere le accuse più gravi nei loro confronti, quelle di corruzione e abuso d'ufficio, lasciando soltanto quella di traffico di influenze.
Nel mirino della magistratura, per giunta, il premier portoghese ci è finito per un caso di omonimia con il suo ministro dell'Economia Antonio Costa Silva. La procura portoghese ha ammesso di aver «sbagliato la trascrizione del nome» dell'indagato, mentre il premier si è sempre dichiarato innocente. Ma ormai ha presentato le dimissioni al presidente Marcelo Rebelo de Sousa e convocato elezioni anticipati alle quali, aveva detto, non ha intenzione di ricandidarsi. «Il pubblico ministero ha riconosciuto l'errore», scrive il quotidiano portoghese "Publico".
Antonio Costa - primo ministro portogallo antonio costa
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