1. UN INCENDIO DOLOSO DANNEGGIA I CAVI CHE ALIMENTANO LA SEGNALETICA FERROVIARIA DELLA LINEA BOLOGNA-MILANO, E SUBITO SI GRIDA AL ‘’TERRORISMO, TERRORISMO!’’ 2. RESTA DA CAPIRE PER QUALE DANNATO MOTIVO IL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE LUPI, SENZA PARTICOLARI COMPETENZE SU EVERSIONE E CRIMINALITÀ POLITICA, SENTA LA NECESSITÀ DI PARLARE SUBITO DI “TERRORISMO”, FACENDO, LUI SÌ, DEL TERRORISMO 3. FORSE PERCHÉ LA REALIZZAZIONE DELL’ALTA VELOCITÀ TORINO-LIONE È COSÌ LONTANA DA AVERE BISOGNO DI NUOVI E TERRIBILI NEMICI? DI SOLITO, DI FRONTE A FATTI DEL GENERE, CI SI ASPETTA DEI MINISTRI POMPIERI. NOI INVECE ABBIAMO ANCHE IL MINISTRO INCENDIARIO

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Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

 

1.MINISTRI INCENDIARI

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Ieri mattina un incendio doloso ha danneggiato i cavi che alimentano la segnaletica ferroviaria della linea Bologna-Milano, in una zona del capoluogo emiliano facilmente accessibile dalla strada. Notevoli i disagi per la circolazione ferroviaria, con 62 treni fermati e innumerevoli ritardi. Alle sette e mezzo del mattino, il ministro delle Infrastrutture Lupi era già in guerra: “Si è verificato purtroppo ciò che temevo, un nuovo atto terroristico contro il Tav, questo e non altro è l’incendio doloso di Bologna”.

 

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Passava un’oretta e Lupi veniva smentito dal premier Renzie in persona: “Voglio rassicurare tutti gli italiani: non torniamo a rievocare parole del passato, è in atto un’operazione di sabotaggio e verifichiamo quanto accaduto”. Si immagina che il presidente del Consiglio abbia a disposizione le prime analisi di polizia e servizi segreti, per parlare così. E del resto basterebbe riflettere sul significato delle parole e dei fatti per concludere che ieri nessuno ha terrorizzato nessuno, ma è stata sabotata la circolazione ferroviaria.

lupismorfia lupismorfia

 

Resta da capire per quale dannato motivo un ministro della Repubblica, senza particolari competenze su eversione e criminalità politica, senta la necessità di parlare subito di “terrorismo”, facendo, lui sì, del terrorismo. Forse perché la realizzazione dell’Alta Velocità Torino-Lione è così lontana da avere bisogno di nuovi e terribili nemici? Forse perché gli è rimasta sul gozzo la recente sentenza della corte d’Assise di Torino che ha escluso la finalità di terrorismo per i quattro imputati dell’assalto a un cantiere del Tav?

LUPI RENZI LUPI RENZI

 

Di solito, di fronte a fatti del genere, ci si aspetta dei ministri pompieri. Noi invece abbiamo anche il ministro incendiario.

 

2. LA CRESCITA DELLO ZIO SAM

L’America di Obama, il declinante Obama, sorprende tutti con l’ottimo stato di salute della sua economia. Corriere: “Impennata Usa, la crescita è al 5%. L’ultimo trimestre 2014 registra l’incremento più consistente dal 2003. L’aumento dei consumi interni, i carburanti in calo, le mosse della Fed” (p. 2)

 

Draghi, Barack e Michelle Obama Draghi, Barack e Michelle Obama

La lezione per noi è, quantomeno, sulla politica monetaria: “L’Europa disunita e immobile attende la scossa di Draghi. Il balzo Usa avrà l’effetto di polarizzare pro e anti-rigoristi. La Fed e il governo di Washington hanno corso dei rischi e hanno saputo assumerseli” (Corriere, p. 3). Ma Renzie cerca subito di passare all’incasso: “Bisogna fare come loro, non come la Merkel” (Repubblica, p. 2). E il giornale diretto da Ezio Mauro dà una mano sintetizzando così la ricetta (vincente) americana: “Flessibilità e niente austerity” (pp. 2-3).

 

Sulla Stampa, il Nobel Edward Prescott ci ricorda quello che purtroppo sappiamo bene: “Italia ed Europa in affanno perché burocrazia e tasse frenano le imprese”. E poi non lascia illusioni su Draghi e compagni: “la Bce, come la Fed, può prendere qualche iniziativa sulla falsariga del ‘quantitative easing’, ma non basterà per tornare a crescere” (p. 5).

 

 

3. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

Articolo 18 BOMBA Articolo 18 BOMBA

Il governo prepara già interventi correttivi alle proprie riforme: “Partite Iva, il governo ci ripensa. E Renzi: cambieremo le misure. Oggi al Consiglio dei ministri decreto Ilva, nuovo tetto ai reati fiscali e mille proroghe. Nella legge, riconosce il premier, aumenta il peso del prelievo sui giovani professionisti” (Corriere, p. 6). Al lavoro anche sul Jobs Act: “Lavoro, in campo il superindennizzo, ma sui decreti è ancora scontro. Oggi il varo. Sacconi avverte: ‘Via l’articolo 18 o cade il governo’. Damiano: ‘Per i licenziamenti disciplinari deve restare il reintegro” (Messaggero, p. 4).

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4. TERRORISMO, TERRORISMO!

Spazio alle interpretazioni dopo i fatti di ieri, a Bologna. Il Corriere descrive “la strategia delle azioni ‘facili’ per creare la massima tensione. Cautela sulla matrice anarchica, l’ipotesi che gli autori siano ‘cani sciolti’” (p. 9). Con la scelta del termine “tensione” si rimanda a scenari di terrorismo, anche se non ci sono ancora elementi concreti. Poi, ecco un’analisi degli ambienti “antagonisti”: “La spaccatura nel movimento tra gli attendisti dei centri sociali e chi vuole le maniere forti” (p. 9). Non male il titolo del Messaggero: “Alfano: preoccupati ma non fanno paura” (p. 2).  

 

Repubblica riporta un po’ di veline degli Interni. “L’allarme del Viminale”: “Non si fermeranno qui, fanno il massimo danno con il minimo sforzo’. ‘Impensabile presidiare i binari di tutto il Paese. Per colpire non hanno bisogno di una struttura, basta lanciare appelli sul web” (p. 6). La Stampa dà conto delle mosse della magistratura: “Alta velocità, tre procure in campo dopo l’ultimo sabotaggio a Bologna. La procura sente i colleghi di Firenze e Torino: ‘Matrice comune dietro gli episodi’” (p. 6). Poi, ecco le ipotesi investigative: “una convergenza tra No-Tav e area anarchica” (p. 7).

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Libero mette le mani avanti: “Primi botti, ma non di Natale. Attentato contro la Tav a Bologna. Ordigno incendiario manda in tilt tutto il traffico ferroviario. Per i magistrati e per Renzi non si tratta di terrorismo. Speriamo che non si ripeta l’errore degli anni di piombo, quando all’inizio il pericolo fu colpevolmente sottovalutato” (p. 1). Più duro il Giornale, che fa un paragone con l’Isis: “Le bombe dei bravi ragazzi. Attacco al Natale. I No Tav alzano il tiro e con un incendio paralizzano i treni del Paese. Ma per loro la sinistra (e Renzi) vieta di usare la parola ‘terrorismo’. Come per i ‘cani sciolti’ islamici, che sono ormai alle porte dell’Italia” (p. 1).

 

 

5. TERRORISMO, TERRORISMO!/2

RUTILIO SERMONTI RUTILIO SERMONTI

Il Corriere scova Rutilio Sermonti, l’ideologo (in carrozzella) delle “Aquile nere”. Ed è subito delusione. “I nuovi ordinovisti? Cantavamo insieme le canzoni delle SS’. Il repubblichino 93enne ideologo dei neofasdisti: ‘Ma quali miei adepti, sono solo chiacchieroni’” (p. 27). Repubblica invece scopre che c’era già stata un’azione terroristica: “I neofascisti avevano già colpito’. L’Aquila, l’auto esplosa davanti al tribunale di Chieti nel 2013 era opera della banda. ‘La loro firma anche su altri 4 attentati’. Il gruppo si proponeva di sparare a “cinque politici a caso” ma litigava sia sulle armi che sulla migliore strategia da adottare” (p. 25).

 

Denuncia del Cetriolo Quotidiano: “Inchiesta sui neo-ordinovisti, Facebook non collabora. Il social network nega l’identificazione di un utente al quale il gruppo voleva chiedere finanziamenti. Ma i carabinieri del Ros, con lo ‘sniffer’, aprono comunque le chat dei ‘neri’” (p. 3).

matteo renzi pier carlo padoan matteo renzi pier carlo padoan

 

 

6. ROMANZO QUIRINALE 

carlo fuortes e pier carlo padoan carlo fuortes e pier carlo padoan

Siamo ormai in pieno toto-Quirinale e del resto i politici ormai non parlano d’altro, tra loro. Il Corriere punta sul ministro dell’Economia: “La carta Padoan per il Colle (con l’Economia a Bini Smaghi). Le chance del ministro. E i buoni rapporti dell’ex vicepresidente Bce con Renzi” (p. 13). Il giornale diretto da don Flebuccio de Bortoli fa anche i conti sul pallottoliere dei grandi elettori e scrive che il patto del Nazareno può reggere fino a 195 franchi tiratori (p. 13). Anche il Messaggero accende un faro sull’uomo di Via XX Settembre: “Rispunta l’ipotesi Padoan, tra dubbi e veti incrociati” (p. 9).

 

Su Repubblica, Stefano Folli semina un po’ di paura citando il fantasma della Grecia sulle elezioni per il Quirinale, anche se riconosce che da noi non c’è l’obbligo di andare a elezioni dopo tre votazioni a vuoto, e scrive che Berlusconi ha fatto un grosso regalo a Renzie rinunciando ai veti su personaggi del Pd (p. 15).

bacio finocchiaro schifani bacio finocchiaro schifani

 

Le mosse del Cavaliere sono scrutate con la consueta perizia da Ugo Magri sulla Stampa: “Berlusconi, sul Colle pronto a tutto per restare con Matteo. Nemmeno su Prodi il veto del leader di Fi è totale. Ma il suo nome preferito resta Finocchiaro” (p. 11). Per Libero, “Renzi cerca un presidente che obbedisca agli ordini e tenga testa alla Merkel. Il premier vuole un accordo per disinnescare i franchi tiratori del Pd e promuovere un politico: salgono Castagnetti o Mattarella, in calo Padoan” (p. 8).

 

 

7. UN DUE TRE, GRILLINO!

CALDEROLI FINOCCHIARO CALDEROLI FINOCCHIARO

Una legge varata dal governo di Lettanipote obbliga i partiti a dotarsi di un regolamento e alla fine si arrende anche il Movimento Cinque Stelle: “Il decalogo di Grillo per non essere espulsi. E c’è il ricorso in appello. Ma è già polemica sul comitato scelto dal direttorio” (Corriere, p. 15). Repubblica parla di una sorta di colpa di mano: “Super poteri a Grillo. Con un colpo a sorpresa il M5S diventa blindato. Spetterà al leader l’ultima parola sulle espulsioni, ma nasce una corte d’appello. Oggi votano gli iscritti” (p. 16). Ma tutta l’attenzione è sui fuoriusciti: “Quel pool di epurati che lavora al piano B. ‘Venti voti decisivi per l’elezione al Colle” (p. 17).

 

8. OH MELANDRI, MELANDRINA…

giovanna melandri giovanna melandri

Il Cetriolo Quotidiano manda di traverso il panettone alla presidentissima del Maxxi. “Giovanna Melandri e lo stipendio Maxxi ‘non autorizzato’. Per la direzione generale del ministero la presidente della Fondazione museale non doveva avere compensi. Anna Maria Buzzi, sorella di Salvatore, provò a fermare la pratica, ma subì pressioni dal capo di gabinetto del ministero” (p. 7).

 

9. LA TESTARDAGGINE DI CAPROTTI

BERNARDO CAPROTTI CON LAUREA HONORIS CAUSA BERNARDO CAPROTTI CON LAUREA HONORIS CAUSA

Libero celebra l’arrivo di Esselunga a Livorno: “Caprotti abbatte il muro rosso di Livorno. La svolta con i Cinque Stelle al posto del Pd. La tenacia di Esselunga ha la meglio sull’ostruzionismo delle coop: dopo 13 anni via libera al supermercato che darà lavoro a 200 persone” (p. 7).

 

 

 

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