Da "Il Giornale"
È nei conti trimestrali delle nostre imprese la prova inconfutabile dell'insostenibile pesantezza dell'euro. A scoppio ritardato, se n'è accorta anche la Bce. Che, col beneplacito della Bundesbank, è pronta ad agire in giugno anche con misure non convenzionali per raffreddare la moneta unica e riscaldare prezzi che flirtano con la deflazione.
index deutsche bundesbankBuona parte del danno è però già stata fatta. Tra gennaio e marzo, il cambio ha oscillato da un minimo di 1,3495 a un massimo di 1,3913 dollari. Rapporti ben lontani da quella soglia di 1,20 oltre la quale, secondo alcune analisi, l'Italia va in sofferenza. Sono quasi due anni, peraltro, che le aziende devono fare i conti con un'ipertrofia valutaria non giustificata dai fondamentali economici e positiva solo per finanziare acquisizioni a buon mercato. Un'inversione di tendenza sarebbe provvidenziale.
mario draghiLa discesa ieri dell'euro sotto quota 1,37 è un primo segnale. Strettamente legato, però, a ciò che Mario Draghi deciderà il mese prossimo. Dalle indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, il lungo braccio di ferro tra l'ex governatore di Bankitalia e il numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann, si sarebbe sciolto in una stretta di mano.
Jens WeidmannLa Buba avrebbe insomma detto «ya» non solo a un taglio dei tassi-chiave, ma anche all'idea di portare sottozero quello sui depositi, così da dirottare verso famiglie e imprese la liquidità delle banche finora parcheggiata nei caveau dell'Eurotower. E ancora: sì anche a un nuovo pacchetto di acquisti selettivi di cartolarizzazioni (Abs) e a finanziamenti a lungo termine (Ltro). Quasi troppo bello per essere vero.
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