UN INTREPIDO FIUMANO – AVVENTURE, EROISMI, DOLORI E TRAGEDIE DI GIOVANNI HOST-VENTURI, UNA VITA TRA D'ANNUNZIO E PERON – A FIANCO DEL 'VATE' DURANTE L’OCCUPAZIONE DI FIUME, DIVENTO’ MINISTRO DI MUSSOLINI. DOPO LA GUERRA EMIGRÒ IN ARGENTINA E FECE DA CONSIGLIERE AL LEADER DEL PAESE. IL FIGLIO, ARTISTA, FU IL PRIMO ARTISTA DESAPARECIDO IN ARGENTINA – IL LIBRO

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Adriano Scianca per “la Verità”

 

giovanni host-venturi giovanni host-venturi

Il centenario dell' impresa fiumana con cui, nel 1919, Gabriele D' Annunzio cercò di annettere all' Italia la città dalmata che, al termine della grande guerra, era stata assegnata al neocostituito Regno dei serbi, croati e sloveni, ha un non secondario effetto positivo: far riscoprire tutta una serie di eccezionali storie nella storia.

 

Sono tantissimi, infatti, i libri sulla Reggenza del Carnaro - così si chiamava il mini Stato instaurato dal Vate - ultimamente ristampati da grandi e piccole case editrici, molto spesso scritti dai protagonisti di quell' epopea.

 

MUSSOLINI E D ANNUNZIO MUSSOLINI E D ANNUNZIO

E, fra di loro, si trovano fior di personaggi incredibili, con vite originalissime e percorsi umani e intellettuali che non sfigurerebbero in un film. Un caso tipico è quello di Giovanni Host-Venturi, di cui la casa editrice Aspis ha appena ripubblicato L' impresa fiumana. Già ideatore della Legione volontari fiumani, lui, che nella città dalmata ci era nato, fu tra i principali ideatori e organizzatori della marcia di Ronchi che portò all' occupazione di Fiume da parte del Vate.

 

Ma la parentesi fiumana è solo una parte della avventurosa vita di Host-Venturi, che qualche anno dopo si ritroverà in Argentina a fare da consigliere a Juan Domingo Peron e a vivere in famiglia il dramma dei desaparecidos. Un uomo, quindi, che ha attraversato tutto il Novecento, vivendone sulla propria pelle tutti gli entusiasmi, gli eroismi, le tragedie e i dolori. Ma andiamo con ordine.

giovanni host-venturi giovanni host-venturi

 

Host-Venturi nasce a Fiume, il 24 giugno 1892. Il cognome originale è Host-Ivessich, cambiato durante la prima guerra mondiale perché gli austriaci fucilavano immediatamente i loro sudditi che combattevano per l' Italia, rifacendosi anche sulle famiglie. Alla grande guerra partecipa da volontario, con il grado di capitano degli alpini e poi degli arditi, guadagnandosi tre medaglie d' argento al valore. Dopo il conflitto sembra quasi naturale per lui, fiumano di nascita, partecipare all' avventura di D' Annunzio.

Durante la reggenza dannunziana, l' ex combattente auspica un colpo di mano che si estenda a tutta l' Italia, fino a coinvolgere il re in persona.

giovanni host-venturi giovanni host-venturi

 

Ma il piano è nebuloso e velleitario: il poeta soldato preferisce seguire i consigli del più assennato Giovanni Giurati e lascia cadere le tesi radicali di Host-Venturi.

 

Dopo il conflitto, aderisce al fascismo, prima con qualche intemperanza, poi, dopo la marcia su Roma, allineandosi alle direttive di Benito Mussolini, che chiedeva una Fiume pacificata e che non creasse problemi diplomatici con gli iugoslavi. Nel gennaio 1923 divenne capo della Milizia nazionale fiumana, dal 1925 al 1928 diresse la segreteria della Federazione fascista di Fiume e fu commissario straordinario di quella di Pola.

GABRIELE D ANNUNZIO GABRIELE D ANNUNZIO

 

Fu consigliere nazionale del Partito nazionale fascista e, dal 1934 al 1935, membro della Corporazione della previdenza e del credito; dal gennaio 1935 all' ottobre 1939, fu sottosegretario alla Marina mercantile presso il ministero delle Comunicazioni, di cui poi divenne ministro. Ostile all' ordine del giorno Grandi, aderì alla Repubblica sociale italiana, pur non ricoprendo cariche né posti di rilievo. Alla fine della guerra preferì abbandonare l' Italia. Come molti ex fascisti, sceglie il Sudamerica per rifarsi una vita. Argentina, nel suo caso. Ma non abbandona la passione per la politica.

 

GABRIELE D ANNUNZIO GABRIELE D ANNUNZIO

Così, nel 2013, il giornalista Giorgio Ballario, sul sito Barbadillo.it, ricostruiva questo nuovo capitolo della vita di Host-Venturi: «In una recente intervista a un quotidiano argentino, l' avvocato Leonardo Gigli, che durante la Seconda guerra mondiale aveva combattuto agli ordini di Host -Venturi, racconta che l' ex capitano degli arditi e comandante della Legione fiumana si era incontrato più volte con il presidente Peron, suggerendogli di creare delle zone franche industriali a Bahia Blanca e Rosario per favorire lo sviluppo economico del Paese.

 

Un progetto che incontrò un certo gradimento nel governo peronista, anche se non venne mai concretamente realizzato». L' ex combattente - che nel 1976 aveva pubblicato presso Giovanni Volpe le sue memorie fiumane, ora ristampate da Aspis - morirà suicida a Buenos Aires, il 29 aprile 1980.

Juan Domingo Peron con la moglie Evita Juan Domingo Peron con la moglie Evita

 

Dietro il gesto estremo, probabilmente, il dolore per la sorte del figlio Franco. Nato a Roma nel 1937, Franco Host-Venturi era emigrato in Argentina col padre a soli undici anni. Secondo Ballario, Franco, conosciuto anche come Nino, «fin da ragazzo aveva militato nella Juventud Peronista e successivamente era confluito nelle Fap (Fuerzas Armadas Peronistas), una frazione guerrigliera attiva nei primi anni Settanta a Buenos Aires e nelle principali città argentine».

 

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Era un artista, pittore e vignettista, entrato a far parte del «Grupo Espartaco» (1959-1968), un movimento artistico argentino dalle forti connotazioni sociali. Franco Host-Venturi partecipò a mostre contro la guerra in Vietnam e per Ernesto Che Guevara. La sua ultima mostra fu un omaggio al Cordobazo, una insurrezione popolare avvenuta nel Paese nel 1969. Poi il primo arresto, nel 1972. Grazie all' amnistia del 1973 tornò in libertà, ma nel 1976, a Mar del Plata, fu sequestrato da una banda paramilitare. Dopodiché non se ne seppe più nulla.

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Fu il primo artista desaparecido in Argentina.

 

«Anche io fui arrestata», ha ricordato qualche anno fa a Repubblica la moglie Mabel Greemberg, «ero incinta del secondo figlio che nacque in carcere, e non ha mai conosciuto suo padre». Per poi aggiungere, con tragico presentimento: «Forse me l' hanno buttato a mare da un aereo, ancora vivo». Nel 2004, l' allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, promise di inaugurare una scuola alla memoria di Franco Host-Venturi. Non sappiamo che fine abbia poi fatto quel progetto.

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