IO SONO LA MIA FICTION - PERCHE’ I RAGAZZINI DI “BLING RING” SONO “CELEBRO-LESI”? VIVERE DOPATI DA GRIFFE, SOCIAL E CELEBRITIES

Cosa muove un gruppo di ragazzini della middle class a rubare abiti e accessori griffati per 3 milioni di dollari? - “L’ossessione per le celebrity è ormai fuori controllo, è qualcosa che è legato al consumismo” - Le “cattive maestre” Paris Hilton, Lindsay Lohan, Nicole Richie, Britney Spears…

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Stefania Ulivi per il Corriere della Sera

Borse, bracciali, scarpe, valigie, lingerie, cappelli, bauletti, tubini, anelli, minigonne. E, poi, sandali, top, collane, cinture, calzoncini, costumi, foulard, pochette. Uno sbrilluccichio di ori, paillettes, pizzi, piume, stoffe, brillanti griffati Gucci, Prada, Chanel, Tiffany, Dolce & Gabbana che compongono la divisa d'ordinanza delle celebrity hollywoodiane, conservati in quei depositi delle meraviglie che sono le dimore dei personaggi famosi.

IL CAST DI THE BLING RINGIL CAST DI THE BLING RING

Una tentazione irresistibile per il gruppetto di ragazzini della Valley che ne arraffò una quantità spropositata prima che le forze dell'ordine decidessero di occuparsi di loro. Perché l'hanno fatto? Perché un gruppo di figli della middle class californiana si è trasformata in una gang di ladri? Nancy Jo Sales - autrice dell'articolo apparso su Vanity Fair nel marzo 2010 che Sofia Coppola ha portato sugli schermi con Bling Ring e con Emma Watson nei panni di Nicki, la più carismatica della banda - la risposta non l'ha trovata.

EMMA WATSON BLING RINGEMMA WATSON BLING RING

Neanche nel libro omonimo che Sperling & Kupfer ha pubblicato in Italia (304 pagine, 16,90 euro). In compenso la giornalista ha trovato tanti spunti che aiutano a capire perché la nuova generazione di giovani carini e ossessionati dalle celebrity sia pronta a sfidare la legge per un pugno di vestiti e gioielli.

BLING RING A CASA DI PARIS HILTONBLING RING A CASA DI PARIS HILTON

«È proprio questo il motivo che mi ha spinto a occuparmene», racconta al Corriere . «Mi ha sconvolto l'attitudine sprezzante di alcuni di loro verso quello che hanno fatto, l'assenza di una bussola morale. Mi ha sorpreso anche che se la siano cavata così a lungo, anche se avevano rubato più di tre milioni di dollari di merce in un anno».

EMMA WATSON PER PRESENTARE THE BLING RING A CANNESEMMA WATSON PER PRESENTARE THE BLING RING A CANNES

Di cosa parliamo quando parliamo di celebrity Sales lo sa bene. È stata tra le prime, dalle colonne di Vanity Fair Usa, a raccontare gli albori della parabola di Paris Hilton, l'ereditiera un po' svalvolata che lascia le chiavi di casa sotto lo zerbino della villa di Beverly Hills. «L'ossessione per le celebrity è ormai fuori controllo, è qualcosa che è legato al consumismo e alla cupidigia della società, dove pochissime persone controllano la maggior parte della ricchezza».

IL CAST DI THE BLING RINGIL CAST DI THE BLING RING

Ma nei ragazzi del Bling Ring non c'è nessuna volontà di rivalsa contro i ricchi, nessuna aspirazione alla Robin Hood. «Paris Hilton è diventata il simbolo di ogni eccesso nei primi anni 2000, all'epoca di Bush. Lei era l'ereditiera viziata che la gente amava odiare. Questi ragazzi non vogliono ferirla, vogliono semplicemente essere al suo posto. Vogliono le sue cose. Nell'America di oggi non vedo un grande spirito rivoluzionario. Le persone vogliono essere ricche».

E famose. «Le cose sono cambiante nell'ultimo decennio. Certo, i personaggi famosi hanno sempre esercitato un grande fascino, ma ora è tutto così estremo. È qualcosa che ha a che fare anche con l'evoluzione del sistema dei media, con Internet, dove si sono diffusi i siti e i blog delle e sulle celebrity. La gente ha scoperto che può avere successo scrivendo gossip su persone come Paris Hilton e Lindsay Lohan. I tabloid più pettegoli sono diventati i più popolari. Nel 2005 poi è arrivato il sito Tmz, celebrity news a ciclo continuo. Notizie che in realtà non sono notizie che si sono infiltrate anche su giornali che mai in passato le avrebbero ospitate».

PARIS HILTON E SOFIA COPPOLAPARIS HILTON E SOFIA COPPOLA

C'è anche un altro aspetto, sottolinea Nancy Jo Sales. «Tutte le vittime dei ragazzi sono giovani donne apparse sui mass media come simboli di fama e ricchezza. In anni recenti il modello per le ragazze è diventato quello della starlet, ragazze inquiete - Paris, Lindsay, Nicole Richie, Britney Spears - coinvolte in ogni tipo di guai: alcol, droghe, squilibri mentali, persino carcere. È diventato figo avere un Dui (accusa per guida in stato di ubriachezza).

I ragazzi avrebbero bisogno di modelli positivi e non ne hanno più. Anzi, con le sorelle Kardashians e Miley Cyrus, ecco nuove giovani donne alla ribalta che rappresentano ricchezza e ipersessualizzazione». Ben sfruttata dal mercato, come la linea Tween di Victoria's Secret, per fare un esempio citato nel libro. «È una questione delicata, gli psicologi notano gli effetti di questa pressione sulle adolescenti. Ansia, depressione, disturbi dell'alimentazione.

PARIS HILTON DJPARIS HILTON DJ

L'ipersessualizzazione si riflette nel modo in cui vestono le ragazzine. Nessuno vuole che le bambine e ragazzine diventino moraliste o represse, ma che possano avere un'infanzia, un processo di crescita naturale. Le ragazze non dovrebbero sentire l'obbligo di essere sexy, ma di essere ragazze. Ma tutto spinge in quella direzione, dai giochi ai videogame, dai video ai vestiti, compresa la lingerie per i piccoli».

Prodotti acquistati dai genitori, che nel libro e nel film non fanno una grande figura. «Madri e padri vogliono essere gli amici dei figli, non più le guide. Ma se i figli non si preoccupano più del parere dei genitori, se pensano di potere avere tutto quello che vogliono, crescono convinti di potersela cavare comunque».

PARIS HILTONPARIS HILTON

I ragazzi del Bling Ring furono individuati grazie alle foto postate su Facebook per vantarsi dei colpi messi a segno. «I social media favoriscono la diffusione del narcisismo e dell'egocentrismo non solo tra i ragazzi ma anche tra gli adulti. Gli adolescenti sono perennemente impegnati in un'opera di autopromozione che è diversa dall'espressione di sé. Facebook, Instagram, Twitter è tutto un cercare attenzione, retweet e likes, la conferma che sei popolare, che esisti. Se manca l'attenzione si deprimono. È come se, nella loro testa, vivessero la vita di mini-celebrity».

Miley CyrusMiley Cyrus

Il tema le sta a cuore, ha una figlia tredicenne. «Penso che quello che possiamo fare è discutere di tutto questo con i nostri figli. Se vedono Miley Cyrus al VMA chiedergli cosa ne pensano, se credono che lei rappresenti un'immagine positiva per le ragazze. Essere aperti alla discussione senza moralismi. E tenerli lontani dai social media almeno quando sono troppo piccoli. Non c'è alcun motivo perché un tredicenne abbia un profilo Twitter».

jo salesjo sales

 

 

 

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