IL LATO POSITIVO DI “MASTERPIECE”? AVER MANDATO IN ORBITA GLI ORMONI DEI TELE-MORENTI CON LA BOMBASTICA TAIYE SELASI

La 34enne di origini ghanesi e nigeriane è autrice del libro “La bellezza delle cose fragili”: “Non mi ha convinto subito, a partecipare al programma. Mi sono chiesta che effetto potesse fare una donna, nera per giunta, in una trasmissione della tv italiana. Temevo che l’aspetto fisico potesse prendere il sopravvento”. Infatti... - -

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Roberta Scorranese per il "Corriere della Sera"

Taiye SelasiTaiye Selasi

«Vi prego, evitate le parole inutili. Uccidono un testo». Precisa, limpida e autentica, Taiye Selasi si è imposta nella prima puntata di «Masterpiece» (domenica, ore 23, Rai 3) come la giurata più «umana», tra lo spigoloso Andrea De Carlo e l'inflessibile Giancarlo De Cataldo.

Ma se questa 34 enne di origini ghanesi e nigeriane, vissuta nel Regno Unito (e con domicilio «diffuso», tra Roma, New York e Londra), è apparsa subito simpatica e a suo agio nello studio circolare del talent letterario, un motivo c'è. «Perché sono un'esordiente anch'io - dice ridendo -. Sì, il mio romanzo "La bellezza delle cose fragili", uscito in Italia per Einaudi, è la mia prima prova. Mi sento più candidato che giurato, insomma».

Taiye SelasiTaiye Selasi

Un'esordiente tra gli esordienti. Si è rivista in tv?
«Certo. C'è molto lavoro da fare, però l'amalgama c'è. Mi sono sentita molto vicina ai concorrenti, ho cercato di capirne le emozioni e, permettetemi, anche il coraggio. Non è facile scrivere un romanzo e non è facile raccontarsi in tv».

Nel caso di «Masterpiece», la critica parla di «vite» che soffocano la scrittura.
«Per favore, no, non chiamateli "casi umani". Qui si dimenticano due cose: primo, che questa prima parte della serie televisiva è dedicata alle selezioni dei concorrenti che, dunque, parlano anche di se stessi, delle proprie esperienze. E poi ci si dimentica che questi hanno scritto un romanzo, pagine che io e gli altri giurati abbiamo letto, con fatica, per ore ed ore. La scrittura c'è e la vedrete presto».

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Le è piaciuto subito questo format italiano, che ha incuriosito anche il «New York Times»?
«Non mi ha convinto subito, anzi. Quando me l'hanno proposto mi sono chiesta che effetto potesse fare una donna, nera per giunta, in una trasmissione di intrattenimento colto nella tv italiana. Era il periodo della bufera su Ruby, il periodo delle polemiche sul corpo della donna in tv. Temevo che l'aspetto fisico potesse prendere il sopravvento. Io ho dedicato la mia vita alla scrittura (ed è stata allieva di Toni Morrison e Salman Rusdhie, per capirci, ndr ) e temevo ruoli sbagliati. Mi ha però convinta mio marito».

Lei che «giurata» si sente?
«Comprensiva e piena di rispetto verso queste persone che si mettono in gioco. So bene che la televisione è da sempre oggetto di critiche, però spiegatemi una cosa: perché ogni volta che si prova ad alzare il livello dell'offerta, a proporre qualcosa con dei contenuti adatti al servizio pubblico, ecco che si scatena un mare di malignità? Comunque, se vuole saperla tutta, credo che sia buon segno, perché vuol dire che abbiamo toccato un tasto forte».

Che cosa legge Taiye Selasi quando non lavora?
«Sono democratica, leggo di tutto, da Cinquanta sfumature di grigio a Harry Potter. L'importante è che sia ben scritto. E sa che le dico?»

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Dica.
«Alcuni passi dei romanzi in gara mi hanno colpito. Prendiamo il racconto di Marta, la ragazza ex anoressica, come ormai è stata definita, in modo riduttivo. C'è un brano, dal titolo Vittoria , in cui si descrive un'intima esperienza femminile con toni delicati, con coinvolgimento ma senza enfasi. Ecco, ai critici vorrei dire che dietro queste persone c'è una scrittura eccome».

 

 

 

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