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Alta tensione a PiazzaPulita, dove Italo Bocchino contesta Corrado Formigli. Ospite della puntata di giovedì 25 maggio su La7, il giornalista critica la conduzione del collega. Tutto ha inizio quando Formigli trasmette l’inchiesta sulle condizioni di vita dei migranti all’interno dei Centri di Permanenza e di Rimpatrio. "Il Cpr per come sono oggi ce li ha lasciati il tuo partito - spiega Bocchino rivolgendosi a Paolo Romano, esponente del Pd -. L'ultimo aggiustamento...".
Ma il direttore del Secolo d’Italia non fa in tempo a finire che il conduttore lo interrompe: "Ma chi se ne frega? Parliamo di quello che abbiamo visto". Un'uscita che non piace all'ospite. "Ma perché mi interrompi sempre quando parlo?" chiede a quel punto Bocchino che rincara la dose: "Che mi inviti a fare? Io ho il diritto di dire quello che penso politicamente Così non ci sto, me ne vado".
Finita qui? Niente affatto. La discussione prosegue quando il conduttore stoppa bruscamente il dibattito, lamentando sei minuti di ‘sforo’: "Abbassate i microfoni". Atteggiamento che scatena la reazione di Bocchino, a cui però Formigli ribatte: "Credo che adesso in Rai se ne può far dare uno di programma". "Non ho bisogno di andare in Rai", lo zittisce Bocchino prima della pubblicità.
(…)Il direttore editoriale del Secolo d'Italia, sorrideva mentre Leonardo Mendolicchio, psicologo e psicoterapeuta, commentava il reportage su come vivono i migranti nei CPR tra psicofarmaci, violenze, umiliazioni privati di ogni dignità umana pur non avendo commesso alcun reato.
"Da cittadino di questo Paese che dovrebbe fregiarsi di avere un etica e una cultura che fonda sulla piétas umana uno dei suoi capisaldi culturali vedere queste immagini mi fa rabbrividire. Io mi vergogno di essere italiano perché non è possibile che in un Paese civile si possa perpetrare questa barbarie", ha tuonato Mendolicchio che poi è passato a commentare i calci e le manganellate delle forze dell'ordine sia a Livorno che a Milano.
"Sono preoccupato che ci sia gente che cerca di annacquare quello che abbiamo visto volendo analizzare immagini che non ci sono: nessun reato pericoloso socialmente può giustificare quel tipo di violenza", puntualizza lo psicologo. "La narrazione che l'ordine pubblico in Italia si può garantire con quel tipo di metodo è pericolosissima". A questo punto interviene Bocchino: "Come si garantisce scusi? Quando c'è uno psicopatico che vuole violentare sua figlia o sua sorella come si garantisce l'ordine pubblico?". "Ma cosa c'entra?", urlano in studio.
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