Estratti da https://www.gay.it/
Peppi Nocera è tra i più influenti autori televisivi italiani, anche se lui nega “Questo lo dici te perché ti piacciono i titoloni” dice per canzonarmi. È reduce dal clamoroso successo di Unica con Ilary Blasi, di cui è autore. Quel ragazzo che sussurrava canzoni all’adolescente Ambra Angiolini ai tempi di Non è la Rai con Gianni Boncompagni e Irene Ghergo, è stato autore di brani entrati nell’immaginario collettivo (per dire: L’ascensore) e poi big maker della tv contemporanea.
Tanto per riassumere: autore di programmi come Matricole, Meteore, inventa il format Il brutto anatroccolo condotto anche da Amanda Lear, per poi creare, con Maria De Filippi, quel Saranno Famosi che diventerà poi Amici. Non è mica finita: sue le edizioni clamorose de L’isola dei famosi – con Simona Ventura che supera il 50% di share -, quindi quasi tutti gli X-Factor. Il cult Bake Off Italia. Le prime due serie The Ferragnez con Chiara Ferragni e Fedez sono anch’essi scritti da Nocera. Così come, appunto, Unica con Ilary Blasi.
Con La Badante hai intrapreso un percorso musicale parallelo alla tua attività di autore, in incognito. Nocera, non ti sei mai esposto fino ad oggi, perché?
È che c’ho sessant’anni, mica c’ho voglia di fa’ la star, ma figurati… poi finisco come Disco Sally (la mitica ballerina ottuagenaria dello Studio 54 ndr).
Perché a te piace stare dietro le quinte.
Certo! Quando ho iniziato il progetto La Badante, cercavo un’etichetta per distribuire, pubblicare (trovata poi con la gloriosa INRI ndr). Fu allora che un discografico mi fece giustamente notare “Ma dove ca**o vai alla tue età?”. Lì per lì non capivo, nel senso: io volevo soltanto fare un progetto musicale e divertirmi, non avevo velleità da popstar.
Quindi facciamo questo coming out.
Eccomi, La Badante c’est moi!
E tu chi sei, come ti chiami, che lavoro fai e chi sono tuo padre e tua madre?
Mi chiamo Peppi Nocera, mi guadagno da vivere facendo l’autore televisivo e i miei genitori sono morti: mio padre era un italo greco nato in Turchia, mia madre anche lei nata in Turchia, da genitori francesi e italiani.
Perché hai scelto La Badante come nome d’arte?
A dirtela tutta, volevo chiamarmi La Pu**ana russa, ma poi il mio fidanzato mi ha fatto notare il pericolo woke, e mi ha proposto La Badante. E mi è piaciuto.
La badante, la pu**ana russa… mi viene in mente anche la collaboratrice domestica filippina, personaggio del tuo romanzo La presentatrice morta: queste donne marginalizzate dalla vita e dagli stereotipi sono invece per te vincenti. Perché?
Perché parecchie, non tutte, sono stereotipi di sopravvissute di successo e assoluti magneti dell’immaginario queer.. sono guerriere del baratro che costruiscono la loro rinascita di solito da sole e riaffiorano in successi insperati con tigna e stratagemmi, delle eroine romantiche insomma.
E hai preso come riferimento un cult della cultura gay spagnola e sudamericana: i Fangoria.
Molti brani de La Badante sono cover dei Fangoria. La musica dei Fangoria ha segnato la cultura queer spagnola e sudamericana, ma è anche stata, ed è, una colonna sonora mainstream, che appartiene a tutta la cultura condivisa popolare. Se in Italia siamo in quattro gatte a conoscere le canzoni di Ivan Cattaneo, in Spagna chiunque, anche le persone più impensabili, canticchiano canzoni dei Fangoria, che sono canzoni totalmente gay.
Il baracconismo in Spagna fa parte della cultura popolare, è un linguaggio riconosciuto, il kitsch, il camp non sono affatto sottoprodotti trash, macché…. sono un riferimento orgogliosamente queer, nonché patrimonio di tutti, roba nazionalpopolare. Certe copertine dei Fangoria erano scattate al Prado.
La cultura queer di oggi si sta conformando?
Questo lo dici te, non voglio fare polemica. Io so come eravamo, come siamo oggi dimmelo te. Comunque. Ciò che mi muove davvero in questa operazione La Badante è che intanto mi diverte moltissimo, perché amo le canzoni. E poi secondo me è importante mantenere viva la memoria di un mondo gay che ha prodotto coraggiosa sfacciataggine in tempi ben diversi da oggi. Parlo di quella sfacciataggine con la quale i fr*ci in America hanno ribadito negli anni ’70 e ’80 che loro, con il ca**o, ci facevano quello che volevano.
Si scopava con godimento assoluto. Poi è arrivato l’Aids.
Già, ma: se anche non ci fosse stato l’Aids, quelle persone queer che hanno fatto la storia della cultura pop dei decenni ’70 e ’80 sono comunque dei sopravvissuti. E noi dobbiamo alfabetizzare queste nuove generazioni queer, devono sapere da dove arriviamo.
PEPPI NOCERA GIANNI BONCOMPAGNI IRENE GHERGO
E che c’entra Grindr, che hai infilato nel nuovo singolo Tipi trasparenti?
Ecco, io credo che Grindr, Tinder eccetera abbiano in effetti ucciso la cultura del rimorchio. La cosa più divertente di quei decenni ’70 e ’80 era andare a battere, mica scopare. Ora è un fast food! Sia chiaro che io non sono certo uno che c’ha da ridire su chi scopa dalla mattina alla sera, figurarsi! Ti prego di non farmi travisare da chi legge Gay.it: uno degli effetti collaterali di Grindr è proiettare. Restare lì ore, giorni, a fantasticare su qualche foto e su qualche messaggio. Ovvio che poi arrivano grandissime delusioni e anche i più boni del mondo finiscono per essere ghostati.
In effetti il video di Tipi trasparenti (di cui pubblichiamo in anteprima il video del remix con Italo Connection) è un trionfo di immagini di fr*ceria anni ’70 e ’80 che sembra qualcosa di non replicabile.
E certo! In quegli anni si batteva ovunque, ogni angolo, ogni secondo erano occasione di rimorchio. Nel video del remix abbiamo inserito alcune scene da Paris is burning, ampiamente già copiate da Ryan Murphy in Pose. Altre scene sono da un caposaldo del porno gay: Boys in the sand.
Tipi trasparenti è una cover di Algora. Chi è?
peppi nocera con simona ventura
Algora è un ragazzo di Madrid che scrive canzoni che girano parecchio nella scena queer attuale madrilena. Aveva fatto questo pezzo dance Chicos trasparentes e io ho voluto farne una cover in italiano, riadattando il testo. Anche l’originale parla di ghosting digitale, senza però nominare Grindr, Tinder e i DM di Instagram, che io invece ho inserito nel testo (sotto il testo di Peppi Nocera ndr).
Il remix addirittura con gli Italo Connection, che scelta colta-coltissima…
Con loro ero sicuro di andare a colpo sicuro, hanno remixato anche Etienne Daho, per dire! E infatti ho detto loro una sola volta come la volevo e al primo colpo l’hanno remixata esattamente come immaginavo, con un sapore ’80 chiaro e tondo. Anzi, lasciami ringraziare Pierpaolo Peroni di INRI, è grazie a lui se sono riuscito a fare il remix con Italo Connection. E un grazie anche a Pietro Camonchia.
Dai, dimmi: sei fidanzato?
Mi sono lasciato da poco, dopo otto anni, in maniera civile e serena e ora stiamo entrambi molto bene.