Luca Dondoni per “la Stampa”
Achille Lauro continua a stupire e ieri all'Ippodromo di San Siro l'artista romano ha aggiunto due nuovi tasselli al puzzle della sua carriera. Insieme agli elementi della band e all'Electric Orchestra che entra ed esce di scena diventando elemento musicale e spettacolare al tempo stesso, Lauro De Marinis ha creato uno show con opere d'arte NFT realizzate interamente a scopo benefico, le «Achille Lauro NFT live Superart». Ma prima del concerto non si può non parlare della sua esperienza non proprio positiva all'Eurovision Song Contest.
Un'eliminazione che scotta ancora.
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«Credo che la carriera sia fatta di alti bassi, è un grande puzzle e si aggiungono pezzi di volta in volta. Sinceramente non mi interessa la fiammata iniziale, anche se ce l'ho avuta e bella grossa.
A 30 anni ho già fatto quattro Sanremo, dieci dischi, vinto San Marino, l'Eurovision Song Contest, scritto due libri, la regia di documentari, la produzione video e la supervisione artistica di tutti i miei concerti. Qualcosina no? Sono anche abituato a prendere le facciate e a dover ricominciare. Se non va riparto, non è un problema.
All'estero queste cose sono viste benissimo e poi è ambizioso vivere così. Quanti fallimenti hanno creato grandi imprese, fare carriera vuol dire anche scontrarsi con la critica».
Quindi dall'Eurovision in poi si svolta pagina, c'è un nuovo Achille Lauro.
«Esatto, l'Eurovision è stato un punto fermo della mia storia e da lì sono ripartito. L'aver presentato una canzone come Stripper che per me rappresentava un cowboy pazzo sul toro meccanico e non essere stato capito mi è dispiaciuto.
Dell'estetica non me ne importa più nulla, ma ci sono canzoni che hanno il diritto e dovere di essere accompagnate dallo spettacolo. Altre vivono da sole e la loro anima ti impone rispetto. Un pezzo come Marilù lo posso fare solo con un microfono indossando una maglietta bianca, seduto su uno sgabello e basterebbe così».
Una rivoluzione.
«E se viene interpretata bene o male non è un mio problema; non amo i condizionamenti sennò non avrei registrato 15 dischi totalmente fuori moda. Ho sempre fatto le cose prima degli altri. Quando sono andato a Sanremo, della mia generazione chi ci andava? Nessuno, ma dopo la mia Rolls Royce che era assolutamente rock, a Sanremo sono arrivati i Måneskin e il Festival lo hanno anche vinto. Poi, sul look, Blanco e Mahmood hanno osato un po' di più ed è andata benissimo. Diciamo che anticipo i tempi».
Begli esempi, ma solo lei non ha vinto Sanremo però si è portato a casa il Festival di San Marino e l'Eurovision. Quella volta Blanco disse: «Voglio bene ad Achille Lauro ma per me e Mahmood Sanremo è stata una priorità e non avrei mai cercato di andare a Torino a tutti i costi».
«Tanti mi hanno scritto per dirmi che non l'aveva detta proprio così, ma penso che io non debba chiedere il permesso ai miei colleghi per le scelte che faccio; e poi a un pischelletto può capitare di dire apertamente una cosa che pensa non ritenendola importante, e invece lo è».
Lauro ci spiega cos' è l'NFT Live Superart?
«È la generazione tramite reti neurali di opere d'arte "sound-reactive" che arrivano direttamente agli occhi degli spettatori tramite i ledwall che sono sul palco. Gli studenti della scuola BigRock, partendo dall'ascolto dei cinque brani, Solo noi, Roma, Marilù, Rolls Royce e C'est la vie hanno ideato dei concept creativi che producono quadri digitali unici al mondo e saranno messi all'asta come Non Fungible Token in autunno a supporto dell'Associazione "Comitato Maria Letizia Verga" per lo studio e la cura della leucemia del bambino». Lauro per lei non sarà uno sforzo anticiparci il suo futuro.
Che cosa succederà?
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«Voglio fare sei San Siro consecutivi, ampliare la mia società di Management che sta diventando sempre più grande e ha soci come l'Arcobaleno Tre di Lucio Presta, Ferdinando Salzano, l'agenzia Musica e Parole: gente che sa fare il suo mestiere. Vorrei lavorare nella moda, sviluppare il discorso NFT perché la generazione Alpha sviluppa un'identità digitale prima di quella fisica e io starò sempre dalla parte dei ragazzini».
Cosa ne pensa del twist Anni '60, il ritmo che sta imperando questa estate?
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«Mi ha già annoiato. Speriamo che ci sia un'evoluzione».
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