Davide Maggio per www.davidemaggio.it
Il 2022 è stato per Selvaggia Lucarelli un annus horribilis, che l’ha vista pochi giorni fa salutare per sempre la mamma Nadia. Un anno nel quale, manco a dirlo, non sono mancate le polemiche: dal modo in cui ha scelto di elaborare il lutto alle più futili vicende di Ballando con le Stelle che, volente o nolente, la vedono protagonista del sabato sera di Rai 1. “Spero di aver saldato tutto”, mi dice speranzosa nella nostra chiacchierata che non poteva non iniziare con un “come va?”.
«È stato un anno difficile, in cui si sono concentrati nel breve periodo tanti eventi sfortunati. Io non mi sottraggo al dolore, accetto le sconfitte, però il 2022 ha avuto un certo accanimento. Hai presente quando si sveglia il tuo Comune con il recupero crediti e ogni giorno nella posta trovi una nuova multa per un divieto di sosta del 1989? Ecco, il mio 2022 è stato più o meno così. Spero di aver saldato tutto».
NADIA LA MADRE DI SELVAGGIA LUCARELLI
Gli eventi sfortunati non sono automaticamente delle sconfitte…
«Non essere riusciti a proteggere mia madre dal Covid la vivo come una sconfitta. Non aver consegnato un lavoro in tempo anche. Non aver capito che malattia avesse il mio cane se non alla fine idem. Poi certo, la sfortuna ha fatto la sua parte».
Spesso, chi è apparentemente freddo nasconde delle fragilità e delle ferite. Le tue quali sono?
«Se fossi fredda non mi appassionerei così tanto alle cose del mondo! Mai confondere la forza con la freddezza, che non mi appartiene. Le mie fragilità le ho raccontate parecchio negli ultimi anni, ho avuto due genitori che partecipavano al dolore per i problemi del mondo, due attivisti, colti, appassionati di politica e temi sociali, ma molto distratti in famiglia, con i figli. Questo mi ha resa quello che sono, una persona che ha un grande senso di giustizia, ma anche la bambina col suo vuoto affettivo da colmare. Ho impiegato decenni per capire ciò che non mi era stato spiegato con l’alfabeto emotivo giusto».
Però al Corriere hai detto: “Poi continuerò a vivere nel mio spazio mentale che riesce a essere una camera stagna rispetto a tutto il resto”
«Una morte improvvisa è un dolore lancinante, che rimanda il tempo dell’elaborazione del lutto. Poi ci sono morti diluite nel tempo. Mia madre, con l’Alzheimer, non era più lei da anni. Per me il distacco e quindi l’elaborazione del lutto erano già iniziati molto tempo fa. La sua morte non è stata un dolore che mi ha travolta, ma un rumore di fondo che mi accompagnava da tempo. So che dirlo ad alta voce è destabilizzate per i grandi saggi che hanno stilato il rinomato “protocollo del dolore perfetto” come Mimun, ma alle volte la morte è sollievo. Mia madre viveva su una sedia a rotelle e fissava il muro, muta, io non credo meritasse di vivere così. Quello che non meritava era di morire col Covid, soffrendo».
C’è un lato privato che non è il caso di condividere?
carolyn smith e selvaggia lucarelli 2
«I divorzi conflittuali, con i figli di mezzo. Ma anche la vita dei figli spiattellata giorno per giorno, la loro intimità, perché il loro privato non è il nostro. Per me questi sono dei no assoluti, per il resto non mi disturba la condivisione del privato, ma l’utilizzo che si fa del privato. Vedo bollettini medici alternati ad adv, puro egocentrismo mascherato da condivisione del dolore, drammi non ancora masticati che si trasformano in lezioni di vita da impartire ai follower. Io ho impiegato 10 anni per parlare di dipendenza affettiva, se quel libro lo avessi scritto dopo due giorni dalla fine di quella storia, sarebbe stato superficiale e stupidamente vittimistico. Cazzo, prendetevi del tempo, soprattutto se nascondete il vostro egocentrismo dietro la frasetta magica “ne parlo per aiutare gli altri”. Aiuta prima te stesso, elabora. Poi, forse, puoi aiutare qualcuno».
Qual è la differenza tra Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli?
«La stessa che c’è tra una noce di macadamia e un orologio a pendolo».
Se dovessi scegliere tra le tue ‘vittime’ persone o situazioni della tua vita personale, contro chi o cosa ti scaglieresti?
carolyn smith e selvaggia lucarelli 3
«Non mi scaglio e non faccio vittime, affronto le cose. E solitamente mi occupo di pesci grossi, non di pesciolini rossi. Nella vita personale per me non ci sono cose irrisolte, ma tendo a vivere come una faccenda personale alcune questioni lavorative. Per me per esempio è inconcepibile il dovermi difendere in continuazione non dall’ hater di passaggio ma dal giornalismo più becero o, peggio, dal silenzio dei colleghi di fronte a intimidazioni, volgarità inaccettabili, sessismo che arrivano da altri colleghi.
Ma ti pare normale che quando ho preso una testata al raduno dei no vax al Circo Massimo, Repubblica intervisti un tizio di Forza Nuova che manco era lì e che dice: “Io l’ho vista, era lei che andava in giro a provocare!”. E che ci faccia il titolo? O che i tassisti facciano cori dandomi della tr*ia a manifestazioni pubbliche e quasi nessuno se ne preoccupi? Che non venga giudicata un’intimidazione a tutta la stampa? Ecco, avrei molta voglia di affrontare direttamente dei colleghi, chiedere conto delle porcate che scrivono o di certa indifferenza».
Non pensi sia ancora più fastidioso quel giornalismo di consenso per il quale, adesso, il consenso non è più quello del lettore ma quello del personaggio raccontato/intervistato dal giornalista-fan?
«Puoi farti fare tutte le interviste intrise di bava che vuoi, ma tanto ormai sui social ci sono milioni di sentinelle che sottolineano quello che non vuoi evidenziare: incoerenza, ipocrisia, mediocrità».
carolyn smith e selvaggia lucarelli 1
A proposito di giornalisti tutt’altro che fan, di Francesca Fagnani hai detto che «vuole vincere, non conoscere l’intervistatore». E tu perderesti con lei?
«Vuole vincere nel senso che sono interviste che illuminano più lei che l’intervistato, tutto qui. Il perdere è non avere nulla da guadagnarci, nel mio caso. Io faccio la giornalista, non amo molto parlare attraverso gli altri, ho la possibilità di dire tutto quello che voglio con i miei strumenti diretti. E comunque mi sono giustificata più volte per non essere andata da lei che per non aver battezzato mio figlio, non ho ben capito perché! Non ho voluto farmi intervistare anche dal bravo Cattelan e da molti altri, ma nessuno me ne chiede conto, comincio a pensare che Belve sia una specie di leva obbligatoria. Sono obiettore di coscienza!»
Partecipare a Belve è visto ormai come un atto di coraggio e si pensa che chi non vi partecipi abbia qualcosa da nascondere. Diciamo che questo problema della domanda scomoda, da Cattelan, non si porrebbe proprio…
«Se dai potenziali intervistati è vissuto come un atto di coraggio è un problema, perché vuol dire che l’intervista è percepita -appunto- come un’imboscata. Un conto è la domanda scomoda, il mettere anche sotto torchio su un determinato tema, un conto è che questo diventi l’unica cifra di chi intervista, con sottolineature feroci dopo la risposta, lo sguardo sarcastico sulla cartellina e faccette allusive. È una cifra che funziona per chi intervista, meno per chi viene intervistato perché non c’è ascolto, ma provocazione. Può essere divertente eh, non fraintendermi, però ne devi avere voglia, non coraggio. Mi sono stata spiegata?»
Credo di doverti correggere la grammatica… (ridiamo, ndDM)
«Dai non si corregge la grammatica altrui, io con Carolyn Smith non lo faccio mai, nonostante viva in Italia da decenni…»
Lei dice che sull’italiano potresti correggerla, sulla danza no!
«A una gara di alfabeto base, Carolyn potrebbe fare il giudice come io lo faccio a una gara di balli e saltelli di dilettanti. A me fa sorridere che Carolyn Smith non abbia ancora capito dopo tre lustri che non è presidente di una gara di ballo, ma di uno show televisivo. Tra l’altro il paradosso è che lei sembra ben più consapevole di me che non si giudichi il ballo puro ma ben altro, altrimenti non darebbe dei 9 ridicoli come quelli a Iva Zanicchi. Se vuole fare il giudice di ballo seduta accanto a veri giudici di ballo lasci pure Ballando e si dedichi alle competizioni internazionali. Lei fa tv, io faccio tv e di tv so più di lei, quindi impari a rispettarmi».
stories di lorenzo biagiarelli dopo la prima puntata di ballando con le stelle 4
Credo preferisca meditare. Ha detto: “Devo ammettere che ogni tanto durante le pause pubblicitarie devo meditare. Inspiro a fondo, trattengo e poi butto fuori l’aria per eliminare le negatività, perché io non voglio litigare. I battibecchi mi dispiacciono perché “Ballando” è un programma fatto bene, per famiglie, che unisce nonni, genitori e nipoti”.
«Oddio, addirittura la negatività per due palette! Tra l’altro Ballando dura 4 ore e mezzo, non mi sembra che si respiri un clima mediamente rissoso, si ride molto. Se vuole può andare a fare lo Zecchino d’oro, così non rischia che qualcuno turbi la sua nota positività. Detto ciò, ha sempre questo livore mascherato nei miei confronti come se fossi io la fonte di ogni conflitto, non ricordo però la sua indignazione per il “Tr*ia” della Zanicchi, anzi, lei è l’unica della giuria che l’ha anche giustificata dicendo che in Veneto è un intercalare, il che detto da una donna è stato imbarazzante. Se a nonni e nipotini può piacere la Zanicchi, posso andar bene anche io, si rassereni».
stories di lorenzo biagiarelli dopo la prima puntata di ballando con le stelle 2
Però almeno medita, su. Nel corso degli anni ci sono stati la Parietti che hai denunciato, Morgan che ha inveito dietro le quinte e, quest’anno, la Zanicchi che ti ha insultata. Ti senti tutelata dal gruppo di Ballando?
«Domanda difficile. Partiamo da un presupposto: Ballando tutela Ballando prima di ogni cosa, e questo è pure comprensibile visto che ne va della sua sopravvivenza. Detto ciò, la risposta è: talvolta sì, talvolta no e quando ciò non è avvenuto l’ho sempre detto a loro con estrema franchezza. Ho avuto confronti e anche discussioni. Per me non è mai l’episodio in sé il problema perché non penso che Milly o gli autori possano avere il controllo su tutto, le cose capitano.
E’ talvolta il loro modo di (non) riparare che mi ferisce. Io non pretendo che un concorrente venga buttato fuori se mi insulta, non sono scelte che spettano a me e se resto lì accetto la logica della tv che ha bisogno di certi personaggi. Se però Morgan come lo scorso anno dice al mio fidanzato che sono una “tr*ia” dietro le quinte, io me ne lamento, mando giù il rospo in silenzio e però la volta dopo va in onda una clip registrata in cui Morgan dice che sono la nuvola nera del programma, mi chiedo se sia il modo giusto di trattarmi. Oppure se la Zanicchi mi insulta facendo una cosa grave in diretta tv, mi sta bene che poi si decida tutti insieme che le scuse possano bastare. Però lei torna in trasmissione il sabato dopo e la attende il tappeto rosso della giuria, perfino le giustificazioni, tutti a far finta di niente.
Poi arriva il mio fidanzato reo di aver detto in una clip la gravissima frase “non voglio essere il fidanzato di” e lo aspettano con il fucile, gli danno dell’arrogante, “io io io”, causando una shitstorm violentissima di una settimana contro una persona buona, pulita. Cioè, si è processato il fatto che non portasse legittimamente la ballerina a bere un caffè nel tempo libero con tanto di conclusione “tratti male la ballerina” e non il “tr*ia”. C’è qualcosa di storto in tutto questo. Diciamo che come ha detto correttamente Salvo Sottile a “La vita in diretta”, io forse sono trattata più come un concorrente che come parte del cast fisso. Però una cosa la devo dire: è un posto in cui posso dire quello che voglio, e questo controbilancia alcuni momenti di amarezza. La libertà in tv è merce rara».
A volte i ‘big’ dello spettacolo per mettersi in gioco pretendono, a torto o a ragione, di essere tutelati…
«La tv è pericolosa, innalza e affossa in un attimo, io capisco che il mezzo richieda precauzioni. C’è però sempre una dose di imprevedibilità, specie in una diretta di 4 ore; diventa difficile tutelarsi. Per me la miglior forma di tutela è confidare nella sensibilità altrui e nella mia buona capacità di improvvisazione. Poi certo, mi aspetto sempre che se subisco, gli altri almeno un po’ riparino…»
E comunque pare che con Montesano volessero in qualche modo riparare, no?! (ridiamo, ndDM)
«Ah beh, a proposito del caso Montesano, la Smith, sabato scorso, è stata capace di prendere la parola per dire che nel mondo della danza, in caso di atteggiamento sbagliato, c’è sempre un avviso e solo dopo la squalifica. L’ha detto forse per preparare il terreno a un suo eventuale rientro, che forse peró è stato bloccato dalla Rai come ho letto da qualche parte. Forse le sfugge la differenza tra un atteggiamento sbagliato nella danza e uno nella società civile, specie se ha a che fare con l’apologia del fascismo».
Forse è comprensibile da una donna che ha fatto del ballo la sua ragione di vita…
Mourinho dice: “se sai solo di calcio, non sai niente di calcio”. Ecco, forse è ora che Carolyn impari che “se sai solo di danza, non sai niente di danza”. Le farebbe bene studiare i libri di storia, oltre quelli di lingua italiana.
Del tuo fidanzato ha detto che non è empatico, che non ha visto la sua anima…
«A parte che la facevo esperta di ballo e non di doti umane tipo l’empatia, mi chiedo come mai non abbia mai sottolineato per esempio che le coreografie di Lorenzo e Anastasia fossero le più complesse. Da un tecnico mi aspettavo considerazioni tecniche e invece ha parlato solo di anima, di me come presenza incombente -cosa inventata- e di cose estranee alla tecnica che al limite potrebbe far dire a me o a Mariotto.
Aggiungo che fare queste considerazioni ai giornali con una gara ancora aperta visto che Lorenzo è uscito ma c’è il ripescaggio, è una delle cose più scorrette che abbia visto a Ballando con le Stelle in sette anni che sto qui. La verità è che ha trasferito su Lorenzo l’antipatia che nutre per me, antipatia che ha origine da un discorso di semplice competizione televisiva. Lei vorrebbe la luce tutta per sè, mi soffre. Io no, per me gli altri sono un valore, a maggior ragione se molto diversi da me».
Tu in cosa ti senti competente?
Nel leggere la realtà.
Ti piaci di più come giornalista, come scrittrice o come personaggio tv?
Come gattara.
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