Paolo Di Stefano per il “Corriere della Sera” - Estratti
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ESTER JUDITH SINGER CHICHITA E ITALO CALVINO
E per finire Mondadori pubblica le Lettere a Chichita (1962-1963), a cura della figlia Giovanna. La quale ci ricorda i tre appuntamenti chiave di suo padre con il destino: la Resistenza, la casa editrice Einaudi e Chichita, ovvero Esther Judith Singer, traduttrice argentina, incontrata a Parigi nell’aprile 1962. Sono lettere molto belle che precedono il matrimonio.
Calvino è un eccezionale epistolografo. Il 7 giugno ‘63 scrive da Torino un elogio dell’Emilia: «dà l’impressione che Stati Uniti e Unione Sovietica siano già diventati una cosa sola, le cooperative agricole comuniste inaugurano supermarkets ultramoderni (...), le fabbriche e le iniziative di questo popolo laborioso, euforico, allegro si moltiplicano, si moltiplica il consumo e la gioia di vivere, e i voti comunisti aumentano sempre».
Più antipasoliniano di così non si può. A «Chichita angelo agnolotto amor mio» parla di politica (teme Paolo VI, «il papa del neocapitalismo»), di letteratura (vorrebbe scrivere come Fenoglio), di vita («qui piove a dirotto»), di lavoro e d’amore: «il calore estivo e la lontananza prolungata da te mi tengono in uno stato di desiderio phisicoespiritual tan agudo que no lo puedo exprimir si non in forma metaphoricotrascendental de intensidad de pensamiento oppure in forma di ululato: uuuuuuuuuuuuu!...».
A chi chiedeva perché tenere nascoste le meravigliose lettere a Elsa De Giorgi, amata negli anni precedenti, la famiglia e gli amici hanno sempre risposto indignati dall’idea del buco della serratura: si legga l’opera e basta. Dunque? La futura moglie è opera e l’ex fidanzata è pettegolezzo? Damnatio memoriae per la diva dei telefoni bianchi?
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