“PER LE DONNE HO VOLUTO ESSERE IL MIGLIORE, IL PIÙ BELLO, IL PIÙ FORTE” – IN UN LIBRO AMORI E DOLORI DI ALAIN DELON - BRIGITTE BARDOT LO PARAGONA A UNA ”BELVA”: “UN UOMO DOMINANTE CHE NASCONDE LA SUA VULNERABILITÀ NELLA SOLITUDINE” – MA DELON CHIARISCE IL RAPPORTO CON B.B.: “PER QUANTO SORPRENDENTE POSSA SEMBRARE, SIAMO STATI SOLO AMICI, NON È SUCCESSO NIENTE DI PIÙ” - TRA I MESSAGGI PIÙ TOCCANTI, QUELLO SCRITTO IN MORTE DI ROMY SCHNEIDER, IL SUO PRIMO VERO AMORE

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Estratto dell'articolo di Danilo Ceccarelli per “La Stampa”

 

ALAIN DELON ALAIN DELON

Come ho già detto in passato. se c’è una cosa di cui sono fiero è la mia carriera». Impossibile dare torto ad Alain Delon, che nella breve prefazione di «Amours et mémoires», la sua biografia pubblicata in Francia dalle Editions de la Martinière, si lascia andare a ricordi ed emozioni come forse mai aveva fatto prima d'ora.

 

L'immagine del sex symbol inarrivabile dallo sguardo seducente diventato nel tempo un'icona mondiale si accosta alla storia dell'uomo che cerca di aprirsi al suo pubblico attraverso le sue memorie.  Nel volume Denitza Bantcheva e Liliana Rosca, collaboratrice dell'attore francese, ripercorrono la vita e i lavori di uno dei mostri sacri del cinema mondiale 

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ALAIN DELON BRIGITTE BARDOT 3 ALAIN DELON BRIGITTE BARDOT 3

«La belva del cinema francese», lo definisce Costa-Gavras nel suo commento. Ma soprattutto, il vero motore dell'attore è stato l'amore per le donne: «Per loro ho voluto essere il migliore, il più bello, il più forte». E forse c'è riuscito, almeno a leggere le lettere ricevute da alcune di loro.

 

Come quella di Mireille Darc, attrice scomparsa nel 2017 con la quale Delon intrattenne una relazione durata fino al 1983. «Volevo abbracciarti molto forte», si legge nel messaggio scritto nel 2007 in cui dice al suo ex compagno di non perdere mai la «fragilità», che rappresenta la sua vera «forza».

 

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Brigitte Bardot, invece, lo paragona a una «belva» in un'epistola ironica e affettuosa, nella quale definisce il suo amico un «dominante» che «nasconde la sua vulnerabilità nella solitudine». Proprio sul rapporto con Bibi, interviene lo stesso Delon chiarendo una volta per tutte uno dei gossip più chiacchierati della sua generazione: «Per quanto sorprendente possa sembrare, siamo stati solo amici, non è successo niente di più», garantisce spiegando che ancora oggi si sente spesso al telefono con la Bardot. Ma tra i messaggi più toccanti, c'è quello postumo scritto dalla star francese nel 1982 a Romy Schneider, il suo primo vero amore scomparso proprio in quell'anno.

 

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«Eravamo della stessa razza mia Puppelé, parlavamo la stessa lingua», sostiene l'attore in uno straziante ricordo di quella che è stata la sua compagna fino alla metà degli Anni Sessanta. «Ti guardo dormire, mi dicono che sei morta. Penso a te, a me, a noi», recita la lettera. Delon ricorda il loro incontro, il colpo di fulmine e la passione di quel periodo. «Abbiamo vissuto più di cinque anni l'uno accanto all'altra (...) Poi la vita, la nostra vita che non riguarda nessuno, ci ha separati».

 

I due si conobbero sul set di «Christine» nel 1958. Inizialmente la vedette franco-tedesca, già celebre allora per aver interpretato Sissi, vedeva quel giovane francesino ancora semisconosciuto come un semplice Dongiovanni. La scintilla scattò poco dopo, dando vita ad una delle più celebri storie d'amore.

 

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Immancabile, tra i ricordi dei suoi amori, quello dedicato a Nathalie, «la sola Madame Delon» e madre di Anthony, ma anche a Rosalie van Breemen, modella olandese con la quale fece altri due figli: Anouchka Alain-Fabien. Storie di grandi passioni, ma anche di amicizie maturate nel tempo. Tra queste quella con Claudia Cardinale, compagna di lavoro alla fine degli Anni Cinquanta in «Rocco e i suoi fratelli» e ne «Il Gattopardo», entrambi diretti da Luchino Visconti.

 

«Per noi aveva uno sguardo molto affettuoso», racconta l'attrice parlando del regista che aveva preso sotto la sua ala protettrice due talenti ancora giovanissimi. Sophia Loren, invece, ricorda di quando gli parlò di Fellini durante un viaggio in Messico. La biografia a tratti sembra una confessione, in altri il semplice ricordo della vita di un attore che è anche un pezzo di '900, che dedica l'opera al pubblico, in particolare i giovani, e al «cinefili del futuro»

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