Estratto dell'articolo di Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
sigfrido ranucci servizio di report su daniela santanche 18 novembre 2012
Uno dei due mente: o la trasmissione di Rai3 «Report» o la ministra Daniela Santanchè.
Siccome stiamo parlando di servizio pubblico e di governo della nazione, la questione va presa molto sul serio e chi mente, questa volta, non potrà sfangarla.
Premessa: non ho mai amato i metodi d’inchiesta di Sigfrido Ranucci e dei suoi collaboratori, trovo aberrante che da un video ricevuto da un automobilista venga imbastita una spy story, detesto i processi paralleli e la gogna mediatica, a volte vivo i racconti di «Report» sulle stragi mafiose come opere di fantasia, tanto sono piene di misteri e di trame segrete. Questione di gusti.
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Ma qui carta canta. Per esempio, la ministra del Turismo ha sostenuto che la sua partecipazione non ha mai superato il 5% di Ki Group. Ma «Report» ha mostrato documenti che testimoniano che, fin dal 2013, Santanché possedeva il 14,9% di controllo della società ed aveva sottoscritto un patto parasociale che la poneva direttamente nella governance. Altro esempio tratto dalla trasmissione andata in onda lunedì.
(...)
L’accertamento della verità spetta alla magistratura, nei suoi gradi di giudizio; quindi, per ora, sia «Report» che Daniela Santanchè fanno il loro lavoro. Ma il giorno in cui verrà accertata la verità scopriremo per forza che uno dei due ha mentito. Se ha mentito «Report», Sigfrido Ranucci non potrà più lavorare per il servizio pubblico; se ha mentito Santanchè, dovrà essere cacciata con ignominia. A loro favore, però, gioca il tempo della giustizia, lungo, interminabile. Il ruolo della riparazione sarà assunto dall’oblio e non cambierà mai nulla.
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