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Grazie a tutti per questo caloroso sostegno e questo grande affetto. Siamo certi che il nostro Lele lo stia raccogliendo tutto per tornare più forte. Serviranno ancora i vostri pensieri più positivi per i giorni che verranno. Non sarà un’attesa facile ma gli siamo tutti vicini. Saremo forti e pronti per il suo grande ritorno. #ForzaLele
LELE SPEDICATO, PARLA IL PRIMARIO
Valeria Arnaldi per www.leggo.it
Emorragia cerebrale. Leggo.it ha sentito il Dottor Alessandro Olivi, professore ordinario Neurochirurgia all'Università Cattolica e direttore Neurochirurgia Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli. Quali possono essere le cause di ciò che è accaduto a Lele Spedicato dei Negramaro?
«Le emorragie cerebrali possono essere dovute a malformazioni arterovenose. O a ipertensione, causa che interessa di solito persone più anziane, ma non si può escludere in giovani. Anche l'angiopatia amiloide è da ricondurre ad età più avanzate. Di altre non si riesce a comprendere la causa».
La giovane età dell'artista inciderà sulla ripresa?
«Sicuramente è un importante fattore di potenziale recupero, ma per poterlo valutare saranno decisive le prossime ore, bisogna vedere prima i danni diretti prodotti dall'emorragia e se sta facendo o farà danni indiretti. Bisogna capire la localizzazione: se l'emorragia si trova vicino alla zona della parola può avere un effetto notevole sulla qualità della vita e sul potenziale recupero completo del paziente. Le variabili sono molte: localizzazione, appunto, volume eventuale pressione che l'emorragia esercita sull'area circostante».
La possibilità di un recupero completo, però, c'è.
«C'è una percentuale di recuperi completi e di recuperi molto significativi. C'è sempre la speranza che l'accaduto non causi danni permanenti. Fondamentale è identificare le cause dell'emorragia, alcune potrebbero richiedere interventi per prevenire la recidiva del sanguinamento».
Perché non è stato sottoposto subito a intervento chirurgico?
«In alcune situazioni è valutato meno rischioso un trattamento di tipo conservativo».
Ci potrebbero essere stati segnali di avvertimento?
«Le malformazioni arterovenose non danno segno di sé fino a quando non sanguinano, a volte vengono diagnosticate prima grazie a una serie di esami per altro».
Quanto tempo sarà necessario per capire la ripresa?
«Già adesso si possono effettuare esami neurologici, si cerca sempre di sedare i pazienti per farli stare tranquilli ma è fondamentale avere finestre per valutare la situazione neurologicamente. Ciò permette di predire pure l'evoluzione clinica».