Fulvio Abbate per www.ilriformista.it
Se fosse un reportage, un documentario, un carosello, un film dovrebbe intitolarsi: “Un intellettuale al Grande Fratello Vip”. Avendo l’obbligo di raccontare le traversie di un concorrente particolare, un corpo estraneo all’entusiasmo spettacolare ordinario.
Cercando così, soprattutto, di ricostruire nel dettaglio il modo in cui i “colleghi” scrittori hanno appreso ed elaborato la cosa. Come dunque l’hanno interpretata, commentata, ignorata, sottraendosi in questo modo alla comprensione del significato profondo dell’avventura intrapresa dall’autore de La peste nuova, un romanzo sul senso del limite in tempi di epidemie.
Si sappia intanto che il Gf Vip, a dispetto di coloro che lo associano al gossip, è un “gioco” crudelissimo, sorta di master esistenziale, sciocchezze pensare che si risolva nel pettegolezzo condominiale cui partecipa ogni singolo condomino della “Casa”.
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Il GfVip, al contrario, pone l’individuo che dovesse scegliere di affrontarlo di fronte ad alcuni macigni emotivi primari. Un po’ come il trapezista nel momento di combattere il vuoto che si apre sotto le sue gambe. Personalmente, dentro la “Casa” ho fatto alcune scoperte immense su me stesso.
Come uno speleologo, forse addirittura un palombaro, sono sceso negli abissi della mia insicurezza, dell’incapacità di operare il controllo emotivo, soprattutto quando sentivo di trovarmi davanti chi affatto comprendeva il mio lessico. E qui vale, l’ho già detto, ciò che afferma Oscar Wilde: «Non discutere mai con un idiota, ti porta al suo livello e ti batte con l’esperienza». Ma dicevamo dei “colleghi”, appunto. I colleghi scrittori, i colleghi intellettuali.
Tolte le parole impagabili del “collega” Massimiliano Parente, che su Dagospia mi ha dato dell’imbecille o giù di lì, che io sappia, non c’è stato un cenno, uno straccio di commento pubblico da parte loro; sarebbe però fin troppo meschino immaginare che si tratti, direbbero altri, di banale “rosicamento”, ovvero: perché-lui-e-non-io-eh?
Proviamo semmai a bere l’amaro calice dell’oggettivo stato delle cose: il silenzio altrui verso la nostra titanica impresa, come l’Agnus Dei. Ovvero dimostrare d’essere ora e sempre “persona”, allo stesso modo di quando, in aeroporto, un ritardo di quattro ore ti porta a diventare amico di tutti, mattatore: ufficiale di collegamento tra i tuoi compagni di sventura aeroportuale e la compagnia aerea.
PATRIZIA DE BLANCK FULVIO ABBATE
Esperienze che legano per la vita. Sia detto tra parentesi, credo di avercela fatta, e questo al di là dell’esito finale, sono il vincitore immorale del Gf Vip 5. Ho dimostrato che perfino uno scrittore può resistere a temperature abissali, può raccontare qualcosa del mondo, spiegare a un uditorio, preoccupato piuttosto di fitness o piastra per capelli, che scrivere, fare professione d’arte, significa “dare nome alle cose”. Che poi a molti questo genere di cose possano apparire ininteressanti è un altro paio di maniche.
In ogni caso, per giustificare la nostra scelta di andare al Gf Vip non ricorreremo al banale discorso sulla necessità di “surfare” tra alto e basso, tra pop e maiuscole. Pur avendone contezza, non ci comprometteremo con la paccottiglia pop, diremo soltanto che nel nostro palmarès, accanto all’onorificenza di commendatore del Collegio di Patafisica, adesso brilla anche questa nuova avventura.
Nel banner di una ipotetica pellicola qualcuno ha scritto così: «Cosa resta della rivoluzione, un film di Fulvio Abbate. Da scrittore radical chic comunista trotskista a concorrente al Gf Vip e ospite di Barbara D’Urso».
Scendendo nei dettagli delle dinamiche, il Gf Vip, mentre ti trovi “segregato” nella “Casa”, funziona più o meno così, una voce ti chiama e ti dice: come sei bello, come sei bravo, splendida la caponata che hai preparato, ci piacerebbe molto assaggiarla, complimenti! Seguono gli Applausi.
fulvio abbate al grande fratello vip
Un attimo dopo richiamano e aggiungono: a proposito, c’è un articolo dove, metti, tua cugina racconta che fai i pompini senza cuore! Tu a quel punto ritieni si tratti di una frase consegnata unicamente a te, nel cuore del “Confessionale”, invece, illuso, l’hanno sentita tutti.
Il semplice, a questo punto, dichiara a sé stesso: non posso essere sputtanato davanti all’Italia intera. L’uomo di mondo invece, lo scrittore, l’intellettuale, il vero radical chic che nulla teme, cavalca ciò che altri riterrebbero un insulto dicendo che, sì, effettivamente devo ancora imparare a farli meglio, ‘sti benedetti pompini. E così facendo abbatte perbenismo e fa trionfare l’autoironia.
Inutile aggiungere che questo genere di battute, di paradossi, dentro il Gf Vip non vengono compresi, laggiù, forse l’ho già detto, ironia è parola oscura, forse anche Cultura, trovi soprattutto paccottiglia pop, da “Striscia” a Sanremo; citazioni di Toto Cutugno e Anna Tatangelo, l’orizzonte espressivo, poetico dei suoi partecipanti.
Intanto, nonostante tu abbia cercato di dare il meglio di te, perfino raccontando alle “nutrie” e alle “scimmie urlatrici”, che so, Il maestro e Margherita di Bulgakov oppure come nasce il blu di Yves Klein o ancora in quanti modi può essere declinato il termine “anarchico”, dai colleghi neanche una parola, anzi, pensando ci bene, torna in mente un articolo apparso su Libero prima del tuo ingresso negli studi di Cinecittà: “L’intellettuale antiberlusconiano Fulvio Abbate va al Gf Vip: che brutta fine!”
Viene a questo punto da pensarli, proprio i colleghi, mentre si sfregano le mani: noi l’abbiamo sempre pensato e detto che era un coglione, altro che… Nell’esatto istante in cui loro brillano così, tu sei dentro a spiegare l’espressionismo astratto e Jackson Pollock a quegli altri, non perché tu voglia educarli, anzi, sei arrivato con l’intenzione programmatica di abbassare il livello culturale, invece, pensa, hai già affrontato il fallimento, non tanto perché siano stati gli altri a farti regredire semmai perché nella “Casa”, l’ho già detto, devi fare i conti soprattutto con le emozioni e i concetti primari, la sopravvivenza tra cesso e cucina.
Improvvisamente, a dispetto di tutto, sembra di raggiungere una consapevolezza che quand’eri fuori sembrava impossibile, una consapevolezza che forse i tuoi colleghi non toccheranno mai. Per esempio ti si chiarisce il senso esatto dell’Utopia. Ora tutto appare chiaro, terso, improvvisamente, osservando le “nutrie” e le “scimmie urlatrici” intente a litigare sulle uova, scopri di essere tornato pienamente, felicemente, eroticamente “comunista”.
BUGO MORGAN - MEME BY SHILIPOTI
I cretini a questo punto penserebbero che stai rivalutando il gulag e il grumo di supponenza autoritaria machiavellica che serve a legittimare la “dittatura del proletariato”, invece, sempre d’improvviso, in te è tornata a balenare un pensiero di Marx: «I filosofi finora hanno interpretato il mondo ognuno a suo modo, si tratta adesso di trasformarlo».
Ecco, senza il “Grande fratello Vip” non saresti arrivato al nocciolo secondo cui l’umanità, gli individui, anzi, le persone (non la “gente”, espressione insignificante) si dividono in categorie distinte: coloro che mettono in discussione l’esistente e quegli altri che invece l’esistente lo accolgono interamente, senza alcuna critica.
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Gli stessi per cui la merce più banale è comunque oro colato e intoccabile della società dello spettacolo; questi ultimi si nutrono di battute quali: “Dov’è Bugo?”, “La Luna nera!!!!”. Alla fine, esci dalla Casa nuovamente “comunista”, nonostante avessi fatto di tutto per smettere: punture, clisteri, lozioni, e ogni altro genere di presidio medicale dialettico. È bastato un apparente nonnulla, semplicemente risiedere nella “Casa” per ritrovare coscienza delle cose, per comprendere, dai, mi voglio rovinare, il senso della complessità.
Una volta tornato alla luce del quotidiano non più artificiale, pensi ai colleghi, agli intellettuali, li immagini in affanno al pensiero del prossimo Premio Strega o del Campiello, cacciatori di recensioni, in cerca di concetti profondi da pronunciare ai microfoni di Radio 3 Rai, al Festival di Mantova, o durante la rassegna editoriale che ha luogo alla “Nuvola” dell’Eur, alla serata finale al Ninfeo di Villa Giulia dove accorre il generone romano… Sappiano questi carissimi amici che il “Grande fratello Vip” è avventura assai più letteraria d’ogni altra occasione laureata che possa avvincerli.
la lettera di flavio briatore a elisabetta gregoraci 1
Dimenticavo: l’unico che abbia mostrato attenzione alla mia impresa è stato Sandro Veronesi, ci conosciamo da più di trent’anni, l’anno prossimo, magari, se ci prendono, torniamo insieme nella “Casa” di Cinecittà.
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