“IL #METOO NON È GIUSTIZIA, MA CACCIA ALLE STREGHE” – IL MITICO REGISTA TERRY GILLIAM, 78 ANNI, STAR DI “CAPRI, HOLLYWOOD” COL SUO “L’UOMO CHE UCCISE DON CHISCHIOTTE”: “LONDRA È DIVENTATA TERRIBILMENTE NOIOSA, LA BREXIT È RIDICOLA” – “IL MOVIMENTO #METOO MANCA DI SENSO DELL’UMORISMO E UMANITÀ. HA ROVINATO LA VITA DI TANTE BRAVE PERSONE”

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Gloria Satta per “il Messaggero”

 

terry gilliam 3 terry gilliam 3

Premierà Jonathan Pryce, il sorprendente protagonista di L' uomo che uccise Don Chisciotte. Terry Gilliam, 78 anni, visionario regista americano naturalizzato britannico (ha rinunciato alla cittadinanza Usa nel 2006), autore di titoli cult come Brazil, Le avventure del barone di Münchausen, La leggenda del re pescatore, è una delle star della 23ma edizione di Capri, Hollywood, il festival fondato e diretto da Pascal Vicedomini, in corso sull' Isola Azzurra. Solito codino, umorismo fulminante, l' ex Monty Python, da sempre nel board della rassegna, chiude l' anno con la soddisfazione di aver concluso il suo film più difficile e tormentato, appunto Don Chisciotte. E di vederlo applaudito e richiesto nel mondo intero.

 

Cosa la spinge a sbarcare a Capri alla fine di ogni anno?

JONATHAN PRYCE JONATHAN PRYCE

«Innanzitutto la voglia di partecipare a Capri, Hollywood: rappresenta una magnifica occasione per incontrare tanta gente interessante. Colleghi, attori, produttori, ho sempre trovato l' atmosfera del festival stimolante. Ma mi precipito sull' isola anche perché ho l' esigenza di fuggire da Londra, almeno per un po'».

 

C' è un motivo particolare?

«La città dove vivo è diventata terribilmente noiosa».

 

Per colpa di chi?

«Dei politici. Girano in tondo come l' acqua nel water quando tiri lo sciacquone».

 

ESPACES D'ABRAXAS BRAZIL TERRY GILLIAM 1 ESPACES D'ABRAXAS BRAZIL TERRY GILLIAM 1

Addirittura. Allude al dibattito sulla Brexit?

«Certo. E trovo semplicemente orribile la prospettiva di sganciarsi dall' Europa. Oltre che ridicola, è pericolosa per la Gran Bretagna che rischia di rimanere isolata».

 

Per distrarsi da questi pensieri ha messo in cantiere un nuovo film?

«No, per il momento sono ancora assorbito anima e corpo dal mio Don Chisciotte. Da sette mesi non faccio altro che accompagnarlo in giro per il mondo. Andrò in Cina, in America Latina e negli Usa, dove il film uscirà a marzo».

JONATHAN PRYCE DON CHISCHIOTTE JONATHAN PRYCE DON CHISCHIOTTE

 

Cosa le ha insegnato questo tormentatissimo progetto che l' ha tenuta impegnata per oltre vent' anni?

«A non provarci mai più. Una volta nella vita mi è bastato. Un ostacolo dietro l' altro, pressione insopportabile, aspettative alle stelle: davvero troppo».

 

Ma almeno è contento del risultato?

«Certo. Ho fatto il film che sognavo e con attori formidabili. Guardarli recitare mi ripaga di ogni sforzo».

 

L' aspetto peggiore di quell' esperienza, invece, qual è stato?

«Il produttore che ha smesso di produrre il film, ha tentato di bloccarne la presentazione a Cannes e fatto tutto quello che ha potuto per renderci la vita difficile».

 

Si è sentito un po' come Don Chisciotte, in lotta contro i mulini a vento?

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«Per portare a termine il progetto ho dovuto diventare Don Chisciotte anch' io».

 

Rivede spesso i suoi film?

«No, in linea di massima. Una volta fatti, li dimentico. Anche perché sono cambiato rispetto al tempo in cui li ho girati».

 

Ce n' è uno che preferisce, o la rappresenta di più?

«Non credo. Ogni mio film è un' esperienza diversa».

 

Nel 2014 voi Monty Python, ad eccezione di Graham Chapman scomparso nel 1989, vi siete riuniti in teatro: come ricorda quell' esperienza?

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«Fu un' emozione indescrivibile. Ci eravamo rimessi insieme per soldi: avevamo perso una causa e dovevamo pagare una somma ingente. Sa com' è, i disastri spesso riuniscono le famiglie... ma constatare che i biglietti andavano a ruba nel giro di pochi minuti e vedere migliaia di persone che ci applaudivano ha trasformato quell' evento in un momento indimenticabile della nostra vita».

 

Vede in giro degli eredi della vostra comicità?

«Non lo so, non guardo la tv e man mano che invecchio divento sempre più isolato».

 

Niente social, per lei che alla società dominata dalla tecnologia cinque anni fa ha dedicato il film The Zero Theorem - tutto è vanità?

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«Sono su Facebook ma non leggo quello che scrivono gli altri. Possono dire di me quello che vogliono. Chi se ne frega degli haters. Sono vecchio, malandato e ho la pellaccia dura».

 

Ripercorrendo la sua lunga carriera, di cosa va più orgoglioso?

«Proprio dei Monty Python. Avevamo la Bbc alle spalle e potevamo mantenere il completo controllo di quello che facevamo. Eravamo totalmente liberi. Non perdevamo tempo a preoccuparci, dovevamo soltanto pensare ad andare in scena. Formidabile».

 

Oggi chi la fa ridere?

«Richard Pryor. È uno dei talenti comici più grandi in circolazione».

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Quale, dei suoi attori, l' ha sorpresa di più?

«Jonathan Pryce. È entrato letteralmente nella pelle di Don Chisciotte: un' esplosione di follia e divertimento».

 

Cosa pensa del fatto che ha poi interpretato Papa Francesco nel film The Pope diretto da Fernando Meirelles?

«Non si sarà divertito come sul mio set. Ora non gli resta che interpretare Dio».

 

Cosa pensa del movimento #MeToo?

The Zero Theorem di Terry Gilliam The Zero Theorem di Terry Gilliam

«Manca di senso dell' umorismo e di umanità. Ha fatto rotolare troppe teste, rovinando la vita di tante brave persone. Non è giustizia, ma caccia alle streghe».

 

Lavorerebbe per Netflix, che sta dividendo il mondo del cinema?

«Perché no. Chiunque mette i soldi in un film è il benvenuto».

 

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