Lettera di Giampaolo Rossi al “Corriere della Sera”
GIAMPAOLO ROSSI A CARTOONS ON THE BAY - FESTIVAL DELL ANIMAZIONE DI PESCARA
Caro direttore, vorrei provare a portare un contributo alle stimolanti osservazioni del prof. Aldo Grasso nel suo articolo «La nuova Rai3 e quella pretesa di raccontare la verità».
La complessità è il tratto del nostro tempo e la televisione, nel suo processo trasformativo, è obbligata a farsene carico. Complessità significa accettazione di percorsi narrativi plurimi, spesso contraddittori tra loro. Cosa definisce allora la realtà? L’esistenza di diversi racconti, di diverse chiavi di lettura e la possibilità di esprimerli ammettendo (come giustamente afferma Aldo Grasso) «un metodo riconoscibile, dichiarato e applicato con coerenza».
La realtà è quindi un atto espressivo e la televisione (nelle sue diverse forme) è uno dei luoghi privilegiati dove questa espressività deve prendere forma.
La Rai3 di questi ultimi decenni non ha rappresentato questa complessità narrativa. E in questa riduzione di voci e culture, essa ha avuto la pretesa di essere verità. Non lo dico io, lo scrisse nel 2009 il suo creatore, Angelo Guglielmi, in un articolo su L’Unità , definendo la sua Rai 3 proprio come «tv realtà o tv verità» capace di diventare essa stessa un «linguaggio attraverso l’uso della diretta e delle inchieste».
Quella Rai era figlia della lottizzazione divisoria (la Rai1 democristiana e poi filogovernativa, la Rai2 socialista e poi di centrodestra e la Rai3 comunista e poi di sinistra); ma di questa divisione, solo Rai3 è stata straordinariamente precisa (direi quasi scientifica) nel costruire una coerenza ideologica, al netto della qualità di alcuni programmi che hanno saputo lasciare un segno nella storia della tv.
La nuova organizzazione per generi che la Rai ha adottato nel 2020 grazie all’intuizione dell’allora Ad Fabrizio Salini (e che oggi proviamo ad applicare per la prima volta), punta a trasformare Rai3 da spazio di omogeneità culturale e ideologica, a canale dell’approfondimento d’inchiesta e della divulgazione. Così come Rai2 dovrebbe diventare il canale dell’intrattenimento innovativo e sperimentale e Rai1 quello di una prevalente narrazione seriale.
In altre parole, è da oggi che possiamo sperare che intellettuali come Buttafuoco (o altri non di sinistra che Aldo Grasso dice di apprezzare) potranno avere su Rai3 gli spazi che nella Rai3 cittadella fortificata di ieri non hanno mai avuto. E questo, auspichiamo, attuerà nella tv lineare un processo lento ma virtuoso verso una più efficace organizzazione per generi e non per aderenze ideologico-culturali.
Rimango convinto che la realtà sia una rappresentazione di complessità e, come spesso ho detto, il pluralismo (che è alla base dell’esistenza del Servizio Pubblico) si costruisce per somma e non per sottrazione, aggiungendo e non togliendo.
Sull’ultima domanda che il prof. Grasso mi pone, se cioè la Rai3 (e più in genere la Rai) nel provare a raccontare l’Italia reale, abbandonerà le trasmissioni «ben congegnate» e cadrà nel trash, posso solo rispondere che mi auguro di no. Ma il trash, a volte, è un problema di sensibilità: io per esempio, in questi anni, ho trovato trash alcuni salotti televisivi molto «ben congegnati» che hanno trasmesso ininterrottamente un paludoso conformismo ideologico e settario. Il trash spesso sa essere anche elegante e ben educato.
Risposta di Aldo Grasso
Gentile Giampaolo Rossi, vorrei anch’io provare brevemente a risponderle su concetti così complessi come «realtà» o «verità». Quando Angelo Guglielmi parlava di «tv verità» non aveva, mi scusi il bisticcio di parole, pretese di verità assoluta, ma si riferiva alla creazione di un nuovo genere televisivo, esattamente come in letteratura si parla di «naturalismo», di «verismo», di «neorealismo».
A una prima ricognizione, il «raccontare la realtà così com’è» pare abbastanza chiaro: è la possibilità di sviluppare un discorso coerente in cui la realtà sia rappresentabile. Autorevoli studiosi (Brian Dillon, Scrivere la realtà. L’arte del saggio perfetto , il Saggiatore, 2023, Maurizio Clementi, Le matrici della natura. Tredici quesiti su letteratura e realtà , Mimesis, 2021) sostengono che ciò è possibile solo in presenza di uno stile riconoscibile, di una scrittura come lavoro di attenzione e di resa. Non certo attraverso l’ideologia. Dalla sua lettera, poi, mi pare di capire che in Rai si sta compiendo un miracolo atteso da anni: sparisce la lottizzazione attraverso la nuova organizzazione per generi; le ricordo che Biagio Agnes aveva già inventato la «zebratura», la lottizzazione non per canali ma per singoli settori produttivi. Temo però che un trash passibile di eleganza, buona educazione e finto pluralismo non sparirà mai. Aldo Grasso.