"LI SORDI" DI SORDI - 37 PARENTI LONTANISSIMI HANNO IMPUGNATO IL TESTAMENTO DI AURELIA PER METTERE LE MANI SUI 100 MILIONI DI PATRIMONIO DI ALBERTONE - PER I PM, NOTAIO E AVVOCATO SONO L'ANIMA NERA CHE HA MOSSO IL MAGGIORDOMO TRADITORE

Aurelia prima di morire ha donato 2 milioni alla servitù, diretta dal fedele (e manipolatore) Arturo, che si era auto-assegnato la gestione del patrimonio - Avvoltoi di quinto e sesto grado, sempre tenuti a distanza da Albertone, hanno sentito l'odore del sangue: se il testamento salta, i milioni vanno a loro. E addio fondazione...

Condividi questo articolo


Francesco Merlo per “la Repubblica

 

una vita difficile sordi tpa 88 una vita difficile sordi tpa 88

La prima cosa da dimenticare sono i film di Alberto Sordi. Qui non c’è la maschera dell’italiano ma il suo sudario, non la poesia dolce e cattiva della commedia ma la prosa dei cassamortari, i verbali di sepoltura, i sigilli notarili all’eredità, e soprattutto “la congiura dei camerieri” che si sono sostituiti ai padroni. E c’è pure il (buon) testamento impugnato da ben 37 parenti, consanguinei ma per via dei grandi avi, visto che Alberto e i suoi 4 fratelli sono morti senza figli e senza coniugi.

 

sordi e sorella sordi e sorella

Molti dei parenti per adesso tacciono e un po’ si vergognano del ruolo ingrato e forse ingiusto di sciacalli ma altri parlano sguaiatamente: «dandaradaradaradan» si è messo a fare all’improvviso Igor Righetti imitando Sordi, «ah quanto lo amavo, il mio caro prozio Alberto», e magari perché è «giornalista, conduttore radiofonico, autore — nientemeno — del libro “Italia supposta, una repubblica fondata sulla prostata”».

 

Per la verità Righetti è soltanto un parente di sesto grado e dunque un imbucato tra quelli di quinto che sono lontanissimi ma pur sempre i più vicini. Insomma, il sesto grado non avrebbe diritto a nulla anche se davvero il testamento di Aurelia venisse annullato.

aurelia sordi aurelia sordi

 

Dietro il grottesco c’è l’eredità contesa come destino dei grandi italiani di cui ci sentiamo tutti un po’ eredi, e perciò tutti un po’ defraudati. Sordi come l’avvocato Agnelli dunque, e come Pino Daniele, Pavarotti, Battisti, Dalla, Carmelo Bene sino a Claudio Villa, al pittore Guttuso e via retrocedendo si arriva a Giuseppe Verdi, la cui fortuna a Parma è ancora giudiziariamente disputata da ben quattro eredi, a 116 anni dalla morte.

 

Ma che possibilità hanno i parenti degli antenati di Sordi? Se il processo penale contro la congiura dei camerieri dimostrasse non solo la circonvenzione d’incapace ai danni della signorina Aurelia Sordi morta il 13 ottobre del 2013, ma anche la sua incapacità di intendere e di volere questi parenti potrebbero davvero puntare all’annullamento del testamento.

ARTURO ARTADI L AUTISTA DI ALBERTO SORDI ARTURO ARTADI L AUTISTA DI ALBERTO SORDI

 

Sciacalli? I più preferiscono annullare la propria identità in questa inedita e un po’ spericolata “class action dei cugini” come la chiama con ironia l’avvocato Andrea Azzaro che tiene sul tavolo l’albero genealogico di Pietro Sordi (1879-1941) e di Maria Righetti (1889-1952) il papà e la mamma di Alberto: una piccola croce accanto ai nomi dei discendenti morti e, al contrario, uno sbuffo di colore come speranza per i selezionati in tutta Italia con faticose ricerche anagrafiche che potrebbero essere confermate da singolari prove collettive del Dna.

ARTURO ARTADI L AUTISTA DI ALBERTO SORDI ARTURO ARTADI L AUTISTA DI ALBERTO SORDI

 

Tacciono dunque questi parenti, che i Sordi tenevano lontani dalla loro casa. È duro essere chiamati avvoltoi sui giornali e nel web, quasi che per contrappasso tentassero di spolpare in morte l’uomo che aveva il terrore di farsi spolpare in vita. E tuttavia non parla solo Igor Righetti.

 

Renato Ferrante, che è un simpatico attore e ha pure lavorato con Sordi, mostra la foto sua accanto a quella di Alberto. C’è molto di quello nello sguardo di questo che cammina come camminava lui, sorride con il suo sorriso, e agita le mani che sembrano il frutto di un calco di gesso, e la pelle, i colori, il portamento, i profili e i primi piani che sono gli alleli, i geni, l’acido desossiribonucleico: c’è l’evidenza che è già scienza.

 

STEFANIA BINETTI CON AURELIA SORDI STEFANIA BINETTI CON AURELIA SORDI

E finalmente riesco a raggiungere un signore e una signora di quelli che non vogliono «apparire sul giornale». Concedono solo i nomi di battesimo, lei si chiama Rosa ed è paffuta, lui Antonio ed è un grissino: «Che farebbe ciascuno dei lettori di Repubblica se, sapendo di essere un consanguineo di Sordi, capisse leggendo i giornali che forse la Signorina Aurelia era affetta da demenza già in quel 21 aprile del 2011 quando il notaio Becchetti formalizzò il testamento alla presenza di due testimoni?».

 

Ecco il racconto del notaio: «Portai con me due impiegati del mio studio perché la signora voleva persone del tutto estranee alla cerchia delle sue amicizie e dei suoi domestici. E infatti mandò via dalla stanza tutti e rimase sola con me e con i miei collaboratori in modo da mantenere riservate le sue volontà». Altro che demente! viene da pensare.

 

sordi verdone sordi verdone

Altro che congiura dei camerieri! E però, più di un anno dopo, quando la signorina era ancora in vita, il pubblico ministero trovò un appunto, che riassumeva quel testamento allora segreto, dentro una cartella sequestrata a un’avvocatessa, Francesca Piccolella, pagata 18.430 euro per una consulenza che il Pm giudica «attività professionali di fatto non svolte».

 

Il testamento, com’è ora noto, nominava erede universale la Fondazione Museo, oggi presieduta dall’ex magistrato artista Italo Ormanni: 30 milioni di euro, più la famosissima villa con tutte le meraviglie che nasconde e protegge, «anche se dal tetto piove dentro casa e non si capisce perché non l’hanno ancora messo a posto» mi dice Carlo Verdone che presiede l’altra Fondazione, quella dedicata ai giovani che ha avuto un lascito di dieci milioni di euro e possiede i diritti di “Storia di un italiano”.

 

casa sordi casa casa sordi casa

C’è poi una terza Fondazione, quella per gli anziani che è gestita dall’Opus Dei. Ebbene, per i domestici nel testamento c’era solo la raccomandazione, molto in linea con la filosofia di casa Sordi, di farli lavorare ancora in villa. Ma chi aveva raccontato all’avvocatessa il testamento? Ovviamente Arturo, il peruviano capo dei domestici, il maggiordomo, il colpevole. «The butler did it» dice Sherlock Holmes.

 

casa sordi ce f a bb d b dfd db c casa sordi ce f a bb d b dfd db c

Ecco, come “Le serve” di Genet, rimaste sole in casa, indossavano gli abiti della Padrona, così i sette camerieri di casa Sordi si sono impadroniti della Signorina Aurelia, che «in decadimento cognitivo demenziale già da aprile maggio 2011» come sostiene la perizia dei professoroni ordinata dal giudice per le indagini preliminari, passava le giornate rannicchiata nella sua sedia davanti alle grandi finestre che danno su Caracalla, gli occhiali affumicati sulle pupille stanche «perché er sole me fa male, a me».

 

sordi sordi

E ogni tanto si addormentava con una ciocca di capelli a sghimbescio sulla fronte e forse, chissà, nel fondo dei suoi «stati confusionali acuti» sapeva pure di essere raggirata ma al tempo stesso amata dal suo servo e padrone, dal suo maggiordomo, Arturo appunto, che aveva preso l’abitudine di metterle la mano sul cuore per poi batterla sul proprio, un duetto per mimare, inconsapevolmente, la sindrome di Stoccolma, roba per “Il servo” di Joseph Losey, sceneggiatura di Harold Pinter con Dirk Bogard e Sarah Miles, o forse “Io, l’erede” di Eduardo, sicuramente non per una sceneggiatura di Steno per Sordi e nemmeno di Monicelli: «embé, Arturo mi chiama e mi dice “guardi, guardi signora Aurelia, che allora faccio così, così, così?”, allora qua tante volte io lascio i soldi così, e lui dà a tutti quanti, ai ragazzi che stanno lì vicini a lui …».

 

sordiavaro sordiavaro

Al punto che quando questo truffatore autista, cameriere, badante e tuttofare, il 1 ottobre 2014 venne finalmente allontanato, la signorina sopravvisse altri 12 giorni soltanto. Aurelia è morta a 97 anni, incapace di intendere e di volere secondo la perizia del Gip, ma con due lacrime che le rigavano le guance e forse davvero erano lacrime per Arturo che sì le aveva fatto firmare una procura che le sfilava l’intero patrimonio, ma non poteva più svegliarla «cantandole la canzoncina di Alberto, “Nonnetta nonnetta / ritmo ritmo” come lui stesso ha raccontato in tv a Barbara D’Urso la quale ha commentato «amooore! » e ha smorfiato la tenerezza con tutte quelle mossettine e quegli strilli da pomeriggio che l’hanno resa la civetta del trash.

ALBERTO SORDI ALBERTO SORDI

 

Amooore dunque e avidità, pena e truffa, dedizione e voracità. Nel marzo del 2012 Arturo si fece nominare amministratore di sostegno. Nel novembre le fece cambiare notaio e avvocato e, con il nuovo aiuto legale, la Signorina firmò otto donazioni ai domestici di casa per un totale di due milioni e mezzo di euro (400.000 per Arturo).

 

valeria marini sordi d03 g valeria marini sordi d03 g

Infine nel gennaio del 2013 Aurelia firmò una procura generale che mise nelle mani di Arturo tutto quello che aveva. L’idea della procura fu del nuovo notaio, Gabriele Sciumbata. E Arturo e la banda dei camerieri rinchiusero Aurelia. Le tolsero il telefono diretto, non permisero ai vecchi amici di incontrarla. «In questa fase della mia vita preferisco non vedere la gente …» scrisse di suo pugno. «Scrivere sotto dettatura — notò il Pm — è una della poche capacità che le erano rimaste secondo la perizia psichiatrica».

 

Intanto l’avvocatessa Piccolella cominciò ad analizzare tutto il patrimonio che sino a quel momento era stato gestito dal broker Giambattista Faralli per la Banca Generali e dal direttore della Popolare di Sondrio Umberto Catellani con criteri di prudenza molto sordiana. Sono loro che hanno fatto partire l’indagine, soprattutto Catellani, il quale ha fatto redigere dall’ufficio legale della banca un lungo esposto che contiene in nuce tutta l’inchiesta e qua e là ne anticipa persino le conclusioni.

ALBERTO SORDI ALBERTO SORDI

 

«Certamente il maggiordomo non era in grado di gestire nulla» sostiene l’accusa. E infatti Arturo neppure capiva se i diritti d’autore della Siae fossero crediti o debiti. «Che devo fare?» scrisse in un appunto all’avvocatessa Piccolella che avendo un fratello broker lo garantiva e si garantiva. Sia l’avvocatessa sia il notaio rischiano ora la radiazione dai loro rispettivi Ordini.

 

Addirittura il notaio, quando capì di essere indagato, fece nominare avvocato di fiducia della Signorina, un suo amico: «A rappresentare la parte offesa c’era dunque un fiduciario dell’imputato». Sarebbero il notaio e l’avvocatessa, secondo l’accusa, le anime nere che sorreggono con tecnica e scienza l’impianto criminale di Arturo che il Pm chiama ‘”il famiglio”.

verdone nella barberia di casa di alberto sordi verdone nella barberia di casa di alberto sordi

 

Lui invece si definisce “parente di fatto” parafrasando il concetto anche giuridico di coppia di fatto. Arturo, che si assegnò uno stipendio di 5.000 euro al mese, comprò un’auto nuova, e portò Aurelia al lido di Venezia, a Sorrento, a Rimini … Sino ad allora la Signorina si era limitata ad andare in vacanza a Scanno in un albergo decoroso ma modesto. La Guardia di Finanza segnalò «un radicale cambiamento del tenore di vita che divenne improvvisamente di lusso».

 

carlo e luca verdone con aurelia sordi carlo e luca verdone con aurelia sordi

Arturo aveva 18 anni quando, nel 1990, fu assunto da Alberto Sordi che prima gli insegnò a guidare e poi gli assegnò il ruolo di autista. Arturo però «in casa fa qualunque cosa, ha fatto tutto quanto» disse ancora Aurelia al Pubblico ministero Eugenio Albamonte che la interrogò lì, davanti alle finestre che danno su Caracalla, il 22 gennaio del 2013, quando la Signorina aveva 95 anni già compiuti e il magistrato ne aveva 46 anni e più che un interrogatorio fu un dialogo sconnesso e qualche volta imbarazzante.

 

E si capisce che, tra i due, era il giudice a soffrire, si percepisce la voglia di non umiliarla, più che un interrogatorio sembra un capitolo di “Anima persa” di Giovanni Arpino, e anche questo è cinema non sordiano, con Gassman e con la Deneuve. Dunque lui le chiedeva di Alberto e lei rispondeva che «quel convento le suore lo hanno edificato …».

 

alberto sordi vigile alberto sordi vigile

E Aurelia non sapeva chi era quel signore vestito di bianco che le teneva la mano nella foto che da anni stava sul tavolino da the, «embé, è un attore? », «no signora, è il Papa». «E tu sei il notaio? ». «No signora, sono il Pm». E c’era, quel giorno, pure il neurologo di fama che le faceva le domande trabocchetto per misurarle qualche parte dell’encefalo, «senti, ma che siamo a Roma per caso?». «Certo, Roma». «Ma Roma sta in Sicilia?». «No, è Roma». «E questo dito qua come si chiama? Magari è il pollice?» «Sì, sì, è l’undici».

 

Le prove neurologiche, tutte un po’ grottesche, occupano molto spazio in questo processo con dotte spiegazioni sulla differenza «tra la realtà e la testistica» e ad Aurelia controllano “la memoria episodica, la memoria semantica, la memoria procedurale e la memoria a breve termine” e poi le stimolano le prassie, le gnosie, le attività visuocostruttive e lo sfondo mnesico: «Quanto fa cento meno sette?».

 

Alberto Sordi Alberto Sordi

E quella: «Novanta». Certo, si tratta di una scienza importante ma queste analisi sono i soli lunghi momenti del processo che rimandando ad Alberto Sordi. I referti sembrano un canovaccio da avanspettacolo, «la signora non sa dire la sua data di nascita e sembra stupirsene», «per rispondere chiede l’aiuto della cameriera», e non riconosce De Sica, Gassman, la Loren, Manfredi e Verdone, si imbroglia con i pollici e con gli euro … Insomma, la psichiatria qui diventa la medicina del dottor Tersilli che fa il saltello, la scienza del dottor Kranz di Paolo Villaggio, quello che gridava: «Chi viene voi adesso?».

ANDREOTTI ALBERTO SORDI MILLY CARLUCCI ANDREOTTI ALBERTO SORDI MILLY CARLUCCI

 

E forse bisognava fare qualche analisi pure a lui, ad Arturo. Perché più Aurelia perdeva la testa più al servo hegeliano pareva un diritto impossessarsi della padrona e truffarla per risarcirsi. Quando Carlo Verdone andò a girare il documentario “Alberto il grande” e intervistò Aurelia capì subito che la sua anima era persa: «Fu una fatica terribile. Alle domande rispondeva “ammappete”, “embé”, e solo con il montaggio tirai fuori una parvenza di logica … Ma poi c’era lui, Arturo, protettivo e avvolgente nume tutelare, efficiente e imperturbabile guardiano, rassicurante anfitrione, artefice principe del funzionamento di quel microcosmo domestico, all’occasione gran diplomatico, eminenza grigia della vita che si svolgeva nella casa, consigliere spirituale…

 

1953 Alberto Sordi e Vittorio Gassman 1953 Alberto Sordi e Vittorio Gassman

Ecco, è incredibile a dirsi, mai io non capii che quel ruolo poteva diventare ambiguo, sospetto. In quel documentario Arturo aiutò lei e noi, al punto che uscendo da quella villa gli dissi “stalle vicino, mi raccomando, tu sei il vero custode di questa casa, un giorno dovrai pensarci tu”. Non immaginavo quel che stava per succedere. Ora aspetto il processo. Il giudice mi ha chiesto tutto il girato di quel documentario, e lo capisco. Da lì si vede quant’ era debole e fragile Aurelia e quant’era facile approfittarsene …».

 

Alberto Sordi durante le riprese del film Gastone nel dietro di lui si intravede Paolo Stoppa Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori Alberto Sordi durante le riprese del film Gastone nel dietro di lui si intravede Paolo Stoppa Dal PIacere alla Dolce Vita Mondadori

Maria Comin, che curò per molti anni l’ufficio stampa di Sordi, con sincerità e con forza si batte per Arturo, crede davvero nella sua buona fede, nel suo amore per Aurelia, «Alberto da lassù lo guarda e lo protegge» arriva a dire «anche se con lui erano autoritari e qualche volta lo trattavano pure male». Ce n’è traccia nell’interrogatorio di Aurelia che risponde infastidita: «embé, quello non vive qui». Arturo è sposato, ha due figli e per l’anagrafe abita in un modesto appartamento nel quartiere San Paolo, ma è di quella villa che si sente parte, e le intercettazioni provano che anche da lontano controllava tutto e tutti, e soprattutto Aurelia.

la camera da letto di alberto sordi la camera da letto di alberto sordi

 

Era lui che sapeva dove stavano i libretti degli assegni, lui che ordinava agli altri, «ai miei ragazzi», cosa dovevano far firmare alla Signorina ed è chiaro che anche per lui era un’anima persa perché sempre ripeteva che «quella non sa, quella non capisce …». Scrive Arpino: «Un giorno cominciò a temere che la faccia, la sua faccia, sì, gli scivolasse via, gli scendesse lungo il petto, fino ai piedi per poi perdersi sul pavimento».

 

marcella di folco con sordi 163430967 2b3bf2e3 1c5f 467c 8759 723edb8d1155 marcella di folco con sordi 163430967 2b3bf2e3 1c5f 467c 8759 723edb8d1155 sordi 1965 05 g sordi 1965 05 g

La demenza «non è altro che la paura di perdere la propria identità, la paura di perdere se stessi». Nella vecchiaia può succedere di rinunziare a tutto pur di ritrovare, «tra mille particolari insignificanti che si ingrandiscono nella mente sino ad animarsi di ricordi, la propria faccia in un’altra faccia familiare », quella di Arturo appunto, il fedele traditore, l’amatissimo carnefice. È questo il segreto di Arturo: l’innocenza del colpevole.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - COME SI PUO’ CONTROLLARE UN PARTITO CHE HA QUASI IL 30% DEI VOTI CON UN POLITBURO DI 4-5 PERSONE? E INFATTI NON SI PUO’! - LE SORELLE MELONI, FAZZOLARI E SCURTI NON TENGONO LE BRIGLIA DI FRATELLI D’ITALIA: SILENZIATA LA CORRENTE DEI “GABBIANI” DI RAMPELLI, AZZERATO IL DISSENSO, ELIMINATA OGNI DIALETTICA INTERNA (CHE SI CHIAMA “POLITICA”), TRATTATI I PARLAMENTARI COME CAMERIERI A CUI SI DANNO ORDINI VIA CHAT, COSA SUCCEDE? CHE POI QUALCUNO SI INCAZZA E FA “L’INFAME”, SPUTTANANDO ALL’ESTERNO IL PIANO DI GIORGIA MELONI PER IL BLITZ PER ELEGGERE FRANCESCO SAVERIO MARINI ALLA CONSULTA…

DAGOREPORT – GIORGETTI E' GIA' PRONTO PER LA TOMBOLA: DÀ I NUMERI - IL MINISTRO DELL’ECONOMIA ALLE PRESE CON LA TERRIBILE LEGGE DI BILANCIO PRIMA ANNUNCIA “SACRIFICI PER TUTTI” E NUOVE TASSE TRA ACCISE E CATASTO, PER POI RINCULARE QUANDO SI INCAZZA LA MELONA, COSI' TIMOROSA DI PERDERE IL VOLUBILE CONSENSO POPOLARE DA CONFEZIONARE UN VIDEO CONTRO IL SUO MINISTRO: "NOI LE TASSE LE ABBASSIAMO" - E QUANDO NON SBUCA LA MELONI, ARRIVA PANETTA: SULLA CRESCITA DEL PIL GIORGETTI SI APPOGGIA AI NUMERI “ADDOMESTICATI” DELLA RAGIONERIA GENERALE FORNITI DALLA SUA FEDELE DARIA PERROTTA, PER VENIRE SUBITO SMENTITO SECCAMENTE DALL'UFFICIO STUDI DI BANKITALIA... 

DAGOREPORT – IL BALLO DELLA KETAMINA DI ELON MUSK NON PORTA VOTI: LA PERFORMANCE “OCCUPIAMO MARTE” DEL PICCHIATELLO DI TESLA SUL PALCO CON TRUMP IN PENNSYLVANIA NON HA MOSSO L’OPINIONE PUBBLICA – KAMALA HARRIS SAREBBE IN VANTAGGIO DI 4-5 PUNTI, MA IL SISTEMA ELETTORALE USA E' FOLLE: NEL 2016 HILLARY CLINTON FU SCONFITTA DA TRUMP PUR AVENDO AVUTO 3 MILIONI DI VOTI IN PIU' – IL PRESSING DEI REPUBBLICANI PERCHE' TRUMP ABBASSI I TONI (È IL MOMENTO DI PARLARE AGLI ELETTORI MODERATI, NON AL POPOLO MAGA, CHE LO VOTA COMUNQUE) - I DILEMMI DI KAMALA: MI CONVIENE FARE GLI ULTIMI COMIZI CON OBAMA? COME RICONQUISTARE IL VOTO DEI TANTI GIOVANI PRO-PALESTINA?