Estratto dall’articolo di Pedro Armocida per il Giornale
ALBERTO SORDI IL MARCHESE DEL GRILLO
Non troverete mai, in tutte le 223 pagine, un riferimento al celebre sberleffo, che, per la verità, invecchia peggio ogni anno che passa, di Nanni Moretti che, in Ecce bombo del 1978, risponde urlando: «Ma che siamo in un film di Alberto Sordi? Ve lo meritate Alberto Sordi», a un uomo che al bar aveva detto: «Gli italiani, rossi e neri, sono tutti uguali».
Perché, nel volume Caro Alberto - Le lettere ritrovate nell'Archivio Sordi a cura di Alberto Crespi appena pubblicato da Laterza, tutti quelli che hanno scritto al grande attore e regista sentivano di meritarselo proprio l'Albertone nazionale. Forse il più grande attore che abbiamo mai avuto e che, nonostante il successo, «era diversissimo ricorda Carlo Verdone in una delle due prefazioni (l'altra è di Walter Veltroni, presidente onorario della Fondazione Museo Alberto Sordi) dalla maschera che vedevamo sullo schermo. Sordi viveva nell'ordine, nel silenzio, nella penombra.
Pochissime persone erano ammesse nelle stanze della sua villa, le cui finestre erano perennemente schermate da persiane che difendevano Sordi dal sole e dagli sguardi del mondo. Era casalingo e solitario. Viveva come un monaco (...) mi sembrava la casa di un prelato. Era piena di figure sacre, santi, Madonne; e di foto di famiglia. Una cosa che mi ha sempre stupito è che non ci fosse una sola foto con personaggi dello spettacolo».
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2 - QUELLA LINGUA COSÌ VIVA DELL'ULTIMO TRILUSSA
Enrico Vanzina per “il Messaggero”
(...) Alberto ha copiato gli italiani ma il suo modello è diventato così forte che gli italiani hanno iniziato a copiare lui che copiava loro. Infatti tutti noi siamo cresciuti incontrando per strada, in viaggio, in vacanza, negli uffici, negli ospedali, migliaia di Alberto Sordi della vita reale.
LA MAESTRIA In cosa consiste questo modo "alla Alberto Sordi" di parlare e di affrontare la vita? Sarebbe riduttivo dire che è il "modo romano". Certo, le sue espressioni sono sempre colorate dal vernacolo e dall'umorismo romano, ma quelle di Albertone hanno qualcosa di diverso. Sono costruite sul suo modo di guardare la vita e gli altri. Nel film Fumo di Londra, Alberto, nel film Dante, si trova a pranzo nel castello di una anziana nobildonna inglese.
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Naturalmente la lista delle battutone di Alberto che fanno parte della nostra vita quotidiana sono tantissime: «Ammazza che fusto», «A me m'ha bloccato la malattia», «Hai una età ed è ora che tu sappia di chi sei figlio», «America me senti?», «Non facciamoci riconoscere», «Magna er pappone», «Lavoratori» (seguito da pernacchia), «Signorina Margherita», «Con chi parlo con chi parlo io», «Maccarone m'hai provocato», «Pensa a te e alla famiglia tua». «Boni, boni, state boni».
È una meravigliosa partitura sinfonica di perle del nostro glossario corrente. Alberto Sordi non c'è più. Ma rimane eterno. Con i suoi film, con le sue straordinarie apparizioni in Tv (Kessler, Mina) e con la ricchezza linguistica che ci ha lasciato in eredità. Oso dire, con un senso di devota riconoscenza, che è stato l'ultimo Trilussa della nostra città.
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