Phalène De La Valette per “Le Point”
Carrie Fisher ha una teoria. La chiama “la maledizione Star Wars”. Mark Hamill l’avrebbe sperimentata per primo: quattro mesi prima dell’uscita del film, il futuro Luke Skywalker fece un violento incidente con la macchina. Dice la principessa Leila: «Era veramente grave. Per miracolo i suoi denti non si sono rotti o scheggiati. Per il naso però hanno dovuto recuperare un pezzo di cartilagine dall’orecchio». A 38 anni di distanza è stato Harrison Ford a sfiorare la morte, precipitando con il piccolo aereo che guidava. Era proprio il periodo in cui girava “Il Risveglio della forza” e già era quasi rimasto schiacciato dal crollo di un pezzo della Millenium Falcon.
Una saga maledetta? Non è strano pensarlo. In effetti sono rari i sopravvissuti di questo viaggio interstellare, quasi tutti gli attori promettenti sono piombati in un buco nero artistico. A cominciare dalla stessa Fisher, che sembrava lanciata verso una brillante carriera e invece finì depressa, alcolizzata e drogata, “eternamente stretta da quei cazzo di stivali bianchi. L’acconciatura ridicola della principessa mi ha rubato l’identità» scrisse in una lettera un paio di anni fa. Stessa storia per il collega Mark Hamill, cristallizzato nell’adolescenza del suo alter ego eroico, malgrado ripetuti tentativi di conversione al cinema e a Broadway. Alla fine ha optato per una carriera dietro le telecamere, come doppiatore soprattutto di personaggi dei fumetti, tipo il Joker in “Batman”.
Un destino più invidiabile di quello toccato a Jake Lloyd, il ragazzino di “La minaccia fantasma”, molto traumatizzato dalla sua esperienza da Anakin Skywalker. Rivelò nel 2012: «Tutto il mio periodo scolastico è stato un vero inferno. Avevo fino a 60 interviste al giorno, gli altri bambini era molto cattivi con me, ogni volta che mi vedevano imitavano il suono della spada laser. Era una follia. Non sopportavo più le telecamere».
Hayden Christensen, il giovane scelto da George Lucas per interpretare Anakin nella recente trilogia, il cui volto campeggiava su tutte le riviste tra il 2002 e il 2005, si è comprato una fattoria in Canada e si è dato all’agricoltura. Le malelingue dicono che non è colpa del film ma della mancanza di talento degli attori, infatti chi ha talento è andato avanti, vedi Harrison Ford. Il produttore Mike Marcus, che ha lavorato con i realizzatori di parte della saga Irvin Kershner e Richard Marquand, è categorico: « “Star Wars” non ha mai fatto male a nessuno. Questi attori hanno avuto la loro occasione e non l’hanno saputa cogliere».
ford con hamill e fisher al comic con
Però anche Natalie Portman l’anno scorso ha parlato della sua difficoltà a riprendersi dopo l’incoronazione galattica. Scoperta a 13 anni da Luc Besson, vincitrice di Oscar per “Black Swan”, ha creduto che la sua carriera finisse tragicamente come Padmé. «“Star Wars” è uscito e tutti hanno pensato che fossi una pessima attrice. Ero dentro al più grande film del decennio e nessuno voleva più lavorare con me».
natalie portman nel 2003 e nel 2015
I nuovi arruolati del settimo capitolo sanno a cosa vanno incontro? «Quando si firma per Star Wars si fa un’ipoteca sulla vita» dice uno dei loro agenti. E’ un contratto alla cieca perché non hanno diritto a leggere il copione prima di essere ingaggiati e ignorano la durata dell’impegno, che peraltro impedisce di prendere ruoli altrove. John Boyega e Daisy Ridley, 23 anni, domani potrebbero stare nel lato oscuro della celebrità. Conferma la Ridley: «La pressione è molto forte perché potrei deludere. Se ho fortuna la gente mi apprezzerà, altrimenti piangerò per tutte le vacanze natalizie!».
kenny baker nel 1977 e nel 2015 hayden christensen nel 2005 e nel 2015 ewan mcgregor nel 2005 e nel 2015 harrison ford nel 1980 e nel 2015
Tutti lo sanno: la maledizione di Star Wars può colpire ancora. Non importa che il “Risveglio della forza” sia un plebiscito o meno, quel trampolino può portare alle stelle o alle stalle. Interrogato su eventuali pentimenti, nel 2009 Hayden Christensen rispose: «Si corre il rischio di essere etichettati e catalogati per sempre, ma come si fa a dire di no a un ruolo così, alla fama istantanea e allo stipendio immediato? Non ero ingenuo, semplicemente mi sembrava una grande occasione da cogliere». Gli Icaro sono una legione ad Hollywood. Anche con un ruolo secondario e insignificante nell’epopea lucassiana, un posto nella storia del cinema è garantito. Che importa bruciarsi le ali se si è toccato il Sole?