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DAGONEWS
Come si vive nella Milano in preda al delirio da coronavirus? Non benissimo: la chiusura delle scuole da un giorno all'altro – in tutta la regione Lombardia – ha mandato in tilt molte famiglie, visto che aziende e attività commerciali restano aperte: chi si occupa dei bambini costretti a rimanere a casa? Molti non possono permettersi una tata, e anche chi può deve trovare qualcuno che garantisca su due piedi almeno due settimane di baby-sitting, a tempo pieno. Anche per questo alcune società hanno attivato dei piani di tele-lavoro come mai se ne sono visti in Italia.
Tra queste c'è Condé Nast: ieri pomeriggio l'amministratore delegato Fedele Usai ha mandato una email ai 350 dipendenti per permettere al 90% di loro di lavorare da casa, coordinati da un gruppo di lavoro composto da quindici persone sempre presenti in sede così da garantire la pubblicazione senza interruzioni delle sei testate (Vanity Fair, Vogue, Cucina Italiana, Wired, GQ, AD) e l'aggiornamento regolare di tutti i siti.
In poche ore, è stato dotato di strumenti tecnologici chi ancora non aveva partecipato a programmi di smart working, e da ieri il piano è già operativo. Si tratta dell'unica casa editrice milanese ad aver messo in atto una risposta così radicale in poche ore. L'obiettivo è quello di tutelare la salute dei lavoratori (evitando occasioni di contagio negli spostamenti), e non far impazzire le famiglie tra supermercati con gli scaffali vuoti e figli che non possono andare a scuola né frequentare attività ricreative.
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