Marco Giusti per Dagospia
Che bella che era Elsa Martinelli come indiana accanto a Kirk Douglas in Il cacciatore di indiani. E che bella era vestita da mondina in un incredibile cinemascope che riusciva a inquadrarla tutta nel capolavoro di Raffaele Matarazzo, La risaia.
Nella seconda metà degli anni ’50 Elsa Martinelli, che è si è spenta oggi a Roma a 82 anni, era non solo una delle poche star italiane che si dividevano tra Hollywood, Parigi e Roma, era una bellezza sofisticata alla Audrey Hepburn uscita dalle pagine dei giornali di moda che il technicolor e il cinemascope del tempo rendevano gigantesca, immortale.
Bellissima, slanciata, alta, elegantissima. La ricordo a Grosseto, la città dove era nata e dove io abitavo, quando ritornò per una serata di carnevale dove io, bambino, vestito da “Uomo in frac” ero arrivato secondo e lei stessa mi consegnò un premio e ero così emozionato che non riuscivo a mangiare un gelato che mi avevano regalato. Così, al momento del premio, il mio gelato mi si era tutto sciolto in mano.
A quel tempo, la Martinelli, come l’abbiamo sempre chiamata, era una vera gloria cittadina, anche se il nome lo aveva acquisito sposandosi il conte Franco Martinelli. Ma per noi bambini era l’attrice grossetana che recitava da protagonista con tutti i nostri miti. Kirk Douglas, John Wayne, Charlton Heston. Aveva esordito, dopo un paio di piccoli ruoli in Se vincessi 100 milioni di Carlo Campogalliani con Tino Scotti e Il rosso e il nero, proprio con Il cacciatore di indiani di André De Toth.
KIRK DOUGLAS ED ELSA MARTINELLI FOTO ARCHIVIO RIZZA
Non un grandissimo western, va detto, ma bastava e avanzava per i ragazzini del tempo. La aveva scoperta come modella Roberto Capucci, ma il cinema se ne era impadronito subito. Non è mai stata una grandissima attrice, ma aveva una presenza molto glamour per il cinema di allora. Matarazzo la diressa ne La risaia, pensando di farne una nuova Silvana Mangano. Mario Monicelli con Donatella, 1956, le fece vincere addirittura l’Orso d’Argento al Festival di Berlino. Le porte del grande cinema erano per lei davvero spalancate.
La vediamo in qualche filmetto oggi totalmente rimosso, Quattro ragazze in gambe di Jack Sher con George Nader e Julie Adams, Manuela di Guy Hamilton con Trevor Howard, Ciao, ciao bambina con Domenico Modugno. Howard Hawks e John Wayne la scelsero come coprotagonista per Hatari!, Orson Welles la volle nella sua versione de Il processo di Kafka. Fu protagonista di un film di grande interesse e molto scandaloso come Pelle viva di Giuseppe Fina. In Francia girò un eroticissimo film di vampiresse, Il sangue e la rosa, di Roger Vadim, seguito da La calda pelle di Jean Aurel con Anna Karina e Michel Piccoli.
ELSA MARTINELLI E CARLO GIOVANELLI
Eppure, già a metà degli anni ’60, la Martinelli cade da protagonista assoluta a secondo ruolo, se non terzo. Forse perché erano arrivate bellezze aggressive e più moderne di lei come Ursula Andress. Non a casa è Ursula la protagonista del capolavoro di Elio Petri, La decima vittima, a fianco di Marcello Mastroianni, non lei, anche se la sua presenza è magnetica e difficilmente dimenticabile.
La stessa cosa accade in Un amore a Roma di Dino Risi con Mylene Demongeot, in 7 volte 7 di Vittorio De Sica con Shirley MacLaine, in Candy di Christian Marquand con Ewa Aulin, in Manon 70 di Jean Aurel con Catherine Deneuve, perfino in L’amica di Alberto Lattuada con Lisa Gastoni. Compare anche in Il più antico mestiere del mondo di Franco Indovina e Jean-Luc Godard, in Come imparai ad amare le donne di Luciano Salce, in International Hotel.
Per tutti gli anni ’60, nella grande stagione del cinema italiano, Elsa Martinelli ha ottimi ruoli ma di secondo piano in film importanti, mentre è la protagonista solo di film minori. E’ Belle Starr nel pasticciatissimo western di Lina Wertmuller The Belle Starr Story, la coprotagonista a fianco di Dustin Hoffman in Madigan’s Million, un filmetto che non funzionò affatto alla sua uscita.
La sua presenza da bellezza dell’alta società le renderà qualche buon ruolo nell’euro spy del tempo, Maroc 7, OSS 117 prends une vacance, mai uscito da noi. La ricordiamo anche in Una sull’altra di Lucio Fulci e in Katmandu di André Cayatte. Già negli anni ’70 la Martinelli è una diva di un’altra epoca. Pochissimi ruoli interssanti, ma nome ottimo per le cronache mondane, grazie anche al suo secondo marito, Willy Rizzo, sposato nel 1968. In Garofano rosso di Luigi Faccini, dove la vediamo nuda, le ruba la scena addirittura un giovanissimo Miguel Bosé.
Negli anni ’80 e ’90 la ritroveremo ancora meno sugli schermi, a parte qualche rara apparizione, come nel buffo Sono un fenomeno paranormale di Alberto Sordi, e molto in tv, soprattutto nel salotto dei ricordi hollywoodiani di Paolo Limiti. La sua ultima apparizione è, ovviamente, in una fiction, Orgoglio, del 2004.