NON TI “VEDRÒ” PIÙ - ANNULLATO IL MEETING ANNUALE DEL ‘DRINK TANK’ DI ENRICO LETTA (ORMAI PREMIER, A CHE SERVE?)

Motivazione ufficiale: troppe richieste di partecipazione - In realtà dopo 10 anni l’associazione ha raggiunto l’obiettivo per cui era nato: portare Enrico Letta a palazzo Chigi - La presidente Benedetta Rizzo: “Con questo esecutivo “straordinario” e lo scarto generazionale era come se ce l’avessimo fatta”…

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Lettera ai "vedroidi"

Carissimi,
quest'estate veDrò... si ferma un giro!
L'elevatissimo numero di preiscrizioni e di richieste di adesione all'evento veDrò2013 ha infatti aperto nell'ultimo mese una lunga e articolata riflessione che ha determinato una sorta di eterogenesi dei fini: la sospensione di un appuntamento già "in itinere", che ha caratterizzato le nostre estati a partire dal 2005 e che per molti di noi - mi verrebbe da dire per tutti, ma sarebbe intellettualmente presuntuoso - ha rappresentato molto più di un "evento convegnistico".

ENRICO LETTAENRICO LETTA

Dunque, perché il pit-stop?
Paradossalmente, per salvaguardare veDrò. Che nasce - giova ricordarlo - come luogo "fisico", ma ancor più come portatore di una impostazione più generale, rectius: di un Metodo, che intendeva scavalcare gli steccati degli schieramenti e della più stretta contingenza politica, dagli orizzonti, a nostro avviso, troppo asfittici e limitati.

Quando nove anni fa - con alcuni politici, ma anche con accademici, professionisti, imprenditori, manager, scienziati ("cittadini" si direbbe oggi) - portammo un gruppo di (ultra)trentenni/(quasi)quarantenni in una centrale idroelettrica trasformata in un luogo di sperimentazione teatrale, accadde che oltre trecento persone di estrazione e formazione culturale, politica, professionale, perfino religiosa assolutamente disomogenee, cominciarono a ragionare insieme su un futuro - l'Italia tra 10 anni - che volevano fosse diverso e che intendevano contribuire a disegnare e realizzare.

Enrico Letta gioca a subbuteoEnrico Letta gioca a subbuteo

In quegli anni si compose il DNA di veDrò, caratterizzato da idee-guida e pratiche quali contaminazione, informalità, trasversalità. Non parole vuote, ma l'imposizione di un modus operandi.
Il Metodo veDrò, appunto.

Dove ‘bipartisan' significava ben più di un mero dialogo tra la maggioranza di governo e le opposizioni del momento, ma voleva piuttosto dire apertura e capacità di superare tic ideologici, pregiudiziali politiche, autocensure diplomatiche. Voleva dire confronto aperto, orizzontale, paritario. Tutto ciò riguardava certamente la politica, ma investiva in realtà l'intera classe dirigente.

veDrò diventava così la casa di tutti coloro che avevano qualcosa da dire e la voglia di "sporcarsi le mani", un club "inclusivo" in cui le ipotesi di studio e di lavoro avevano e hanno, in fase di gestazione e di formulazione, tutte pari dignità di accoglienza e trattamento. Un network, un gruppo (di certo non una misteriosa fondazione con identità celate) in cui si sovrapponevano rapporti professionali, legami di amicizia, vincoli di affetto, relazioni cooperative e al tempo stesso competitive.

ENRICO LETTAENRICO LETTA

veDrò passa dunque velocemente all'età "adulta": non più solo l'appuntamento estivo, che pure richiama via via sempre più persone attratte dal confronto non scontato, ma un laboratorio in servizio permanente effettivo, ormai autonomo anche dalla politica: un flusso continuo di tavoli, incontri, seminari, iniziative che permette a veDrò di affermarsi come protagonista non secondario nel dibattito politico e culturale che vuole far uscire il Paese dalla sua "morta gora".

Arriviamo così alla primavera di quest'anno, quando - a macchina organizzativa già a pieni giri in pista - un attimo, come accade spesso, cambia il volto ad ogni cosa, come cantava qualcuno.

Di fatto, con questo esecutivo "straordinario", ma soprattutto con l'evidente scarto generazionale rispetto alle passate esperienze, era come se - passatemi l'esagerazione che non deve apparire figlia di enfasi retorica - ce l'avessimo fatta e il nostro appuntamento si fosse trovato improvvisamente dall'altra parte della cattedra.

LOGO VEDRO' 2012LOGO VEDRO' 2012

Bene, anzi: male.
Di colpo, la domanda di partecipazione è letteralmente esplosa. Quasi doppiando le oltre 900 presenze dell'anno scorso, quando avevamo già toccato la cosiddetta carrying capacity in una centrale sempre più piccola per la quantità di richieste, ma che noi, per il suo valore e la sua forza simbolica - un sito che genera energia -, continuavamo ostinatamente a ritenere il luogo ideale per i nostri incontri: in una parola, il totem della nostra community.

BENEDETTA RIZZOBENEDETTA RIZZO

Oggi la Centrale Fies di Dro semplicemente non sarebbe in grado di ospitarci tutti.
Così, con tempi stretti e numeri "monstre", la scelta di non operare una selezione in ingresso (e con quale criterio poi? Siamo tutti appartenenti al network), la volontà di non tradire il clima di apertura, irritualità e, lasciatemi dire, serenità che ha sempre contraddistinto i nostri incontri, l'assoluto desiderio di non trasformarci in un circuito chiuso, a nostra volta autoreferenziale, e di non disperdere il nostro DNA in un evento dai contorni indefiniti e indefinibili - e alla fine confusi -, mi hanno fatto optare per la decisione di rientrare ai box.

Benedetta RizzoBenedetta Rizzo

Esigenze legate alla logistica, alla sicurezza, all'attenzione spasmodica dei media avrebbero infatti trasformato veDrò2013 in un appuntamento che non avremmo riconosciuto come nostro.

Capisco e "sento" il dispiacere di molti di voi, che è anche il mio, il nostro, ve lo assicuro.
Ma l'onestà e la trasparenza con cui abbiamo sempre lavorato tutti noi (i veDroidi della prima ora e tutti coloro che lo sono diventati strada facendo, senza gerarchie o differenze di status o di grado) deve farci dire la verità: a essere sospesa - per quest'anno - è la tradizione di ritrovarsi per quattro giorni in quell'angolo di Trentino, ma il Metodo veDrò non va in soffitta.

Benedetta RizzoBenedetta Rizzo

I tavoli di lavoro tematici portati avanti fin qui proseguiranno regolarmente e forniranno argomenti e materiali per l'avvio di nuove attività. Un cantiere aperto, insomma, che ci condurrà a veDrò2014, per il quale vi chiediamo sin d'ora, se vorrete, di formulare suggestioni, idee e proposte anche sulla formula, fin qui certamente vincente ma sempre migliorabile, come ogni altra realizzazione umana.

Sia detto senza riti scaramantici o omaggi alla superstizione: l'unica paura che dobbiamo avere del futuro è quella di non esserci.

E veDrò è sempre stato fin dal suo nome declinato al futuro...

Benedetta Rizzo
Presidente veDrò

 

 

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