NOOOO! GRASSO BOLLENTE SU FRANCA LEOSINI: “QUELLA PROSA MODESTA, L’ENFASI RETORICA, IL LOOK DÉMODÉ, LA COFANA IN TESTA DIVENTANO SUBITO UNA SORTA DI PIACERE PROIBITO RAFFORZATO DAI LUOGHI COMUNI INTERNETTIANI: MAESTRA DI GIORNALISMO, ICONA GAY, SIAMO TUTTI LEOSINERS... ECCO I MIRACOLI DELLA TV" -

“Franca Leosini legge dall’inizio alla fine. È letteratura modesta la sua che sulla pagina scritta non reggerebbe - Si raccolgono le sue frasi cult (il “dito birichino” di Guede), si organizzano gruppi d’ascolto. Programmi così si prestano alla doppia lettura: ci sono gli appassionati di cronaca nera e ci sono quelli che amano la raffinatezza del cattivo gusto''... -

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franca leosini e rudy guede storiemaledette 26 franca leosini e rudy guede storiemaledette 26

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
 

Amanda Knox vien definita «una ragazza di esplosiva, di ustionante sessualità»; Raffaele Sollecito «un ragazzo di quieta eleganza», ma quando si tratta di Rudy Guede (condannato a 16 anni per concorso in omicidio) i toni si fanno più comprensivi:

 

«c’è sempre un giorno che segna il destino del futuro colpevole», «una lacrima gli graffiava il viso» (lacrime scorticanti!), «lei non è nato ricco perché la cicogna è un animale sbadato», «in quell’inferno di sangue, come ricorda la scena?», e poi un capolavoro di eufemismo a proposito di un rapporto sessuale non completo fra Rudy e la vittima: «Quel dito birichino aveva avuto ragione di essere». 
 

aldo grasso aldo grasso

Franca Leosini legge, legge tutto quanto, dall’inizio alla fine. È letteratura modesta la sua che sulla pagina scritta non reggerebbe, anche se lei sostiene il contrario: «Ogni storia che costruisco è un romanzo che faccio».

 

Ma ecco i miracoli della tv: quella prosa modesta, la sociologia d’accatto (dopo dieci minuti si capisce che la colpa è sempre e solo del contesto sociale), l’enfasi retorica consacrata fatalmente alla vittima, il look démodé, la cofana in testa diventano subito guilty pleasure, una sorta di piacere proibito rafforzato dai luoghi comuni internettiani: maestra di giornalismo, icona gay, fashion icon, siamo tutti leosiners . 
 

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Si raccolgono le sue frasi cult, si organizzano gruppi d’ascolto: «Non c’è tassista — dice lei — che non mi dica di essere mio fan. Persino il verduraio ha affisso una mia foto autografata». 
 

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Certo, programmi così si prestano alla doppia lettura, come già riferito: ci sono gli appassionati di cronaca nera e ci sono quelli che amano la raffinatezza del cattivo gusto. Si chiama «sensibilità camp»: godere delle cose senza giudicarle. 
 

Qualcuno sostiene che la Leosini sia sempre dalla parte della vittima, per questo i condannati si rivolgono a lei. Forse non è così, ma nella nostra tv c’è molta più attenzione ai colpevoli che alle vittime. 

 

 

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