Estratto dell’articolo di Daniele Priori per “Libero quotidiano”
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All’improvviso arrivano le nipotine. Di quattro anni Olivia e di un anno Ottavia. E l’intervista con Orietta Berti finisce così. Sono le bambine di Otis, il figlio più giovane di Orietta, classe 1980. Anche per le piccole hanno scelto nomi che iniziano con la O. «Noi siamo così legati alle tradizioni qui...» ci racconta Orietta. […]
La tradizione italiana, ovvero il dna della musica e della bella storia professionale di Orietta Berti, giunta col vento in poppa alla viglia degli 80 anni che compirà il prossimo 1giugno. […]
Le piacerebbe rifare il GFVip?
«Per ora non ho avuto ancora notizie al riguardo ma se me lo riproponessero le dico: perché no? Ho viaggiato molto in treno, più di novanta viaggi sull’Alta Velocità, e mi sono confrontata con altri viaggiatori, madri di famiglia, nonne. Mi sono resa conto di quanto il programma fosse seguito.
Mi hanno dato dei consigli che forse hanno aiutato anche Pier Silvio a dare un po’ più di disciplina ai concorrenti. A inizio trasmissione pensavamo di poter approfondire molti temi: dalla depressione, alla solitudine di chi ha perso un proprio caro, dalla prevenzione dell’Hiv al tema delle donne che non possono avere figli. Poi la convivenza nella Casa e i caratteri dei protagonisti hanno preso il sopravvento. È giusto che tutto torni a fondarsi sul rispetto reciproco». […]
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Le cover dei cellulari?
«Dei ragazzi di Reggio Emilia mi hanno chiesto di utilizzare delle mie foto per produrre queste cover esclusive. Ho dato il permesso senza chiedere niente. È giusto che guadagnino loro».
Come riesce a conquistare sempre il cuore dei giovani?
«Da loro prendo molti stimoli e molte idee alle quali magari da sola non avevo neppure pensato. Loro premiano la semplicità. Le nuove generazioni hanno voglia di rapportarsi con persone normali, positive, con i piedi per terra, vere.
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Capiscono subito se una cosa è finta. I giovani mi vogliono bene perché ho sempre detto la verità e raccontato quello che succedeva a me e alla mia famiglia con ironia».
Mille con Fedez e Achille Lauro è stata uno spartiacque in questo senso che l’ha avvicinata ulteriormente ai ragazzi.
«Ogni estate, anche adesso, siamo in cerca di tormentoni. Me ne mandano molti poi con i miei collaboratori e mio figlio valutiamo. Con Mille non avrei mai immaginato di fare più di 170 milioni di visualizzazioni. Ormai i dischi d’oro e i dischi di platino li danno così.
Fenomeni così sono davvero rari. Me lo ha detto anche Fedez. Si figuri che di Mille non c’era nemmeno il disco. L’ho fatto io per inserirlo nel cofanetto...». […]
Ci racconti dello scorso Sanremo.
«Avrei voluto portare proprio Il coraggio di chiamarlo amore, ci tenevo moltissimo. Ma poi Amadeus mi ha convinta, visto che tornavo dopo ventinove anni al Festival, a portare un brano d’amore positivo sulla mia storia d’amore nel quale tante coppie come la nostra potessero rispecchiarsi. Così è nata Quando ti sei innamorato».
A inizio carriera cantò in abito da suora, ricorda?
«Erano gli esordi e quello fu un ricatto dei discografici internazionali. Avevano queste canzoni di Suor Sorriso che all’estero andavano forte e in Italia dovevano uscire per le Edizioni Paoline in Vaticano. Io accettai ma mi garantirono che poi avrei partecipato a Un disco per l’estate del 1965. Andò bene, vinsi e lì cominciò tutto».
Ora è impegnata anche come ambasciatrice della cucina emiliana, è vero?
«[…] Ci sono piatti emiliani ma anche di altre regioni, quelli che mi sono piaciute di più, a mio gusto. Abbiamo messo il tempo di preparazione oltre a quello di cottura così le persone si possono regolare se hanno tempo o meno per realizzarlo. Del resto la nostra società ormai è tutta a tempo. Sembra un rap. Se sbagli una parola vai fuori».
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