LORENA BIANCHETTI CHECCO ZALONE E PIETRO VALSECCHI A SORRENTO FOTO REPUBBLICA NAPOLI
"MA TU, IL TUO LIBRO, L'HAI MAI LETTO?"
Mancuso su “Il Foglio”: Sempre al cellulare, Checco Zalone aveva chiesto - con riferimento a "Prima famiglia", il romanzo che Pietro Valsecchi ha appena pubblicato da Mondadori, e in stile Fabio Fazio: "Ma tu, il tuo libro, l' hai mai letto?".
Bruno Ventavoli per “la Stampa”
È il re mida del cinema italiano. Ma il successo di Zalone non è un bacio del caso. Perché Pietro Valsecchi produce film e serie tv da oltre trent' anni, con un gusto per la scommessa pari solo al piacere di rivelare il paese reale. L' Italia dei delitti, degli eroi, dei cialtroni, persino dei santi. Dai distretti di polizia, al sacrificio di Borsellino e Ambrosoli, dalle storie d' autore di Bellocchio ai lazzi della comicità, alla vita di Wojtyla.
Ma per lui, che ha cominciato la carriera come attore, e ha costruito una casa di produzione guardata come modello fin da Hollywood, ora c' è anche l' emozione del romanzo, Prima famiglia , che racconta la storia dei Palermo, migranti nella New York di primo Novecento, con il patriarca che vuole il riscatto e i figli che s' inventano il successo.
L' uno, con le armi benigne del sogno americano; l' altro con la violenza della mafia che prospera nel proibizionismo. E poi il nugolo degli altri, da Tony che vuole diventare regista cinematografico (ogni riferimento autobiografico è puramente intenzionale) a Nina, troppo innamorata dell' amore per non soccombere. Una romantica saga familiare nella metropoli di fanghi e grattacieli, che ha il respiro di C' era una volta in America (soprattutto dello sceneggiatore Kaminsky) o di John Fante; e pulsa con il ritmo della fiction per 400 pagine di amori, sfide, orgogli, bracci di ferro con il destino.
Perché nel romanzo cita Jack Warner?
«Perché è stato uno dei primi produttori americani a raccontare la mafia. E da piccolo avrei voluto diventare lui».
Alla fine lo è diventato, forse anche più, visti i successi.
«Sono ormai un uomo di 60 anni. Ho capito che i bei palazzi, si costruiscono mattone dopo mattone. Adesso vorrei godermela».
Facendo lo scrittore?
Valsecchi Marino PIETRO VALSECCHI E VALENTINA CERVI
«Preferisco dirmi narratore. Comunque ci ho preso gusto e continuerò perché questo romanzo è la prima parte di un' avventura più lunga».
La sua educazione narrativa com' è avvenuta?
«Al cinema. A Crema c' era una sala in una chiesa sconsacrata. Un giorno proiettavano un Maciste di Anton Leonviola. Tra l' altro meraviglioso, con Raffaella Carrà, Moira Orfei, Mark Forest. E tutti pigiavano per entrare. La maschera mi disse, se mi dai una mano a tenerli fuori ti faccio entrare gratis. Io l' ho aiutato e lui ha mantenuto la promessa.
Da allora mi sono innamorato perdutamente del cinema.
Ogni domenica mi presentavo per primo con la speranza di entrare. E piano piano sono riuscito ad arrivare fino alla cabina di proiezione. Mi portavo a casa gli statini e pezzi di fotogrammi».
Quali sono i film che più la emozionavano?
«I peplum, i western di Leone, la paura di Argento. E poi le grandi maschere, Totò, Gassman, Tognazzi, uno dei più grandi attori italiani. Avevamo tanto cinema.
Oggi tutto si è ridotto a due forme: comici e autori. Perché nessuno ha più voglia di investire in novità».
Zalone come l' ha scoperto?
«È stato mio figlio a suggerirmi di guardarlo in tv. Mi ha divertito con le sue battute sempre al momento giusto. Con Checco sono tornato alle commedie del passato che fustigavano le meschinità nazionali con lo sberleffo. Il pubblico m' ha dato ragione».
Aver ragione suscita anche invidia. Ne sente intorno?
«Accidenti, se la sento. E' un effetto collaterale del successo. In passato ho sofferto a vedere amici che voltavano le spalle. Oggi ho imparato a sorridere. Ma come scrittore, almeno lì, non susciterò invidie».
pietro valsecchi papa Camilla e Pietro Valsecchi con Ignazio Marino
Ha un talismano per difendersi?
«Le Lezioni di fisica di Rovelli. Le leggo e rileggo. Quando richiudi il volumetto ti senti un nulla in confronto alla maestosa immensità del cosmo. Le vanità umane scompaiono, i nemici diventano semplici portatori di Dna».
hp02 confalonieri pie valsecchi
Però le cattiverie umane, sebbene siano sputacchi infinitamente piccoli nell' ordine del cosmo, possono fare un male enorme...
«Qui ci soccorre Shakespeare, che ha raccontato le passioni più devastanti del cuore umano e le ha sciolte nell' acido dolcissimo della poesia. Re Lear o di Macbeth ti riconciliano con lo sgarbo dei peggiori stronzi».
I libri sono suoi compagni di viaggio?
«Purtroppo e per fortuna sono più le sceneggiature. Fare dieci film all' anno significa venti, trentamila pagine da compulsare, annotare, sfogliare, riordinare».
Quali sono le letture che più l' hanno consigliata?
«Non ho mai seguito un percorso organizzato. Potrei citare, random, il Fenoglio delle Langhe, il Pavese del Mestiere di vivere , le cose inutili e minime di Gozzano, i vagabondaggi di Kerouac, Il giovane Holden , Márquez, Il giardino dei ciliegi . L' amico Scarpelli diceva: "Pietro, ricordati, per fare lo sceneggiatore bisogna leggere Cechov. E poi Cechov. E poi Cechov"».
Per fare il produttore, invece, cosa serve?
«Umiltà. Coraggio. Tenacia. Un sacco di lavoro. Le sovvenzioni di Stato non bastano, meglio la curiosità».
Com' era la Crema della sua giovinezza?
«Avvolta nella nebbia. Che amo. Ricordo con nostalgia che uscivo con un amico e due ragazze, camminavamo avvolti da quel biancore in cui non si vedeva niente. Il mondo perdeva il suo peso, ogni tanto mi sbagliavo e baciavo la sua ragazza. E poi ricordo la marmellata, che ha il sapore del tempo perduto. La mia madeleinette. Ogni mattina alle dieci c' era una mamma che portava il panino con la marmellata per la merenda a un mio compagno di classe, in prima fila. Mi sembrava meravigliosa. Perché a me non la portava nessuno».
mss14 giorgio rastelli pietro valsecchi PIETRO VALSECCHI CHECCO ZALONE UNIVERSITA ALDO GRASSO
Nel suo romanzo accenna spesso a svolte che cambiano la vita. A lei, il destino come si è presentato?
«All' inizio è stato crudele, perché a nove anni è morta mia madre. Per esorcizzare quel dolore mi sono rifugiato nel mondo parallelo del cinema, e ho cominciato non solo ad amarlo ma a desiderarlo come mestiere. Poi c' è stato l' incontro a crema con il "Collettivo Zero" di Rivolta, il teatro come impegno politico, parola pura. facevamo spettacoli nelle fabbriche. Piscator. Pirandello. E quindi, altra tappa, la Bologna degli anni 70 e il Dams di Eco».
È stato un suo maestro?
«Seguivo le sue lezioni, ma l' esame di estetica l' ho dato con Barilli. Sono stati gli anni più belli della mia vita. Il movimento studentesco, il teatro di strada. Telefonavamo a persone a caso - "Conosce questo autore? No? Allora gliene leggo un pezzo" - e ci presentavamo a casa loro per leggere i testi. Ero affascinato da Brecht. Il libro delle svolte mi ha insegnato la libertà. È ancora un breviario importante».
Brecht c' entra con Zalone?
«Checco, a sua insaputa, è una maschera straordinaria. Piacerebbe a Brecht».
Oltre al cinema che passione ha?
«Il cibo, un grande piacere della vita. Mi sento un cuoco mancato. Vorrei andare a Masterchef per essere eliminato alla prima inquadratura. Mi piace curiosare in cucina, nel regno di Anna, la nostra straordinaria cuoca di Capoverde. Ma soprattutto amo fare la spesa. Mi alzo al mattino alle sei per andare al mercato. Le peggiori discussioni con mia moglie Camilla sono sulla scelta dei banchetti di verdura o pesce».
Anche sui ristoranti discutete?
«No, perché preferisco mangiare a casa. Al ristorante mi porto dietro le mie verdure e i miei vini».
vel12 gianni letta pietro valsecchi cecilia nesbit Pietro Valsecchi
Ho scorto una libreria di Arad a forma d' America su una parete di casa sua.
«Ammazza che occhio... E' un amico, l' ho filmato mentre la costruiva. Amo collezionare design e arte moderna. Da Boetti, che veniva a cena da noi a Natale e ci portava dei quadretti che tagliava come fotogrammi di un film, a Rothko, Merz, Pistoletto, Manzoni, Burri. Fontana. L' arte mi riempie il cuore e la vista, però svuota il portafoglio».
Con gli incassi di Zalone potrà regalarsi più d' un quadro
«Mi regalerò tre giorni di vacanza con mia moglie».